Ospite della trasmissione tv “Quarto Grado”, andata in onda ieri, 27 ottobre, su Rete 4, Loris Bianchi, fratello di Manuela, è tornato a parlare dell’omicidio di Pierina Paganelli a Rimini. Su di lui e sulla sua famiglia si concentrano, al momento, i sospetti degli inquirenti, pur non essendoci indagati “formali”. Una cosa, infatti, è certa: la 78enne doveva conoscere il suo assassino.
Omicidio di Rimini, l’appello di Loris Bianchi al killer di Pierina Paganelli
Chi ha ucciso l’anziana con incredibile efferratezza, colpendola con 29 coltellate (e non 17) sulla rampa d’accesso al garage del condominio in cui viveva in via del Ciclamino, a Rimini, sapeva che la sera del 3 ottobre sarebbe rincasata da un incontro di preghiera a quell’ora. L’aveva aspettata, tendendole un agguato. Forse era anche a conoscenza del fatto che – stranamente – non si trovasse con la nipote 16enne, che di solito l’accompagnava.
Per questo le indagini stanno passando al setaccio le posizioni delle persone che le erano vicine, a partire dalla nuora Manuela Bianchi, che il 4 ottobre mattina ritrovò il corpo, dando l’allarme. Davanti al garage del padre, il consuocero di Pierina, gli inquirenti avrebbero trovato delle tracce di sangue. L’ipotesi è che dietro l’omicidio si celino dei litigi di famiglia.
Litigi che potrebbero essere scaturiti dalla scoperta, da parte dell’anziana, della relazione extraconiugale che la moglie di suo figlio Giuliano Saponi, da poco tornato a casa dopo un lungo ricovero, aveva intrapreso con un altro condomino, un certo Louis Dassilva. Diversi elementi lo farebbero pensare.
Lo stesso Loris Bianchi aveva raccontato ai carabinieri di aver saputo dalla moglie di Louis, Valeria, di essere stato definito da Pierina il “protettore di Manuela”, a sua volta chiamata dall’anziana con l’appellativo di “prostituta”. Ospite della trasmissione “Quarto Grado”, ieri sera l’uomo è tornato a commentare la vicenda, dicendo di non avere sospetti su nessuna delle persone che conosce.
Fatti avanti, che poi ci pensiamo noi parenti a fare giustizia,
ha detto rivolgendosi al presunto killer. Quando gli è stato chiesto perché l’investigatore privato che avevano ingaggiato avesse rinunciato al suo incarico ha risposto:
Ci disse che non ci credeva.
Gli elementi noti e quelli ancora da accertare sul caso
Pierina sarebbe morta a causa dei fendenti ricevuti in diverse parti del corpo. Prima di aggredirla l’assassino l’avrebbe salutata con un “ciao”. È ciò che si è riusciti a carpire, oltre alle urla dell’anziana, dai filmati di una telecamera di sorveglianza installata da un privato nei pressi del luogo dell’omicidio. Filmati che gli esperti dovranno vagliare secondo per secondo, alla ricerca di indizi.
Il resto del lavoro toccherà alla scientifica di Roma, chiamata ad occuparsi dell’analisi dei vari reperti sequestrati sulla scena del crimine e negli appartamenti e box auto dei sospettati, tra cui alcuni asciugamani sporchi di sangue appartenenti al consuocero della vittima. Si tratta di esami importanti, che potranno fare luce su cosa sia accaduto all’anziana.
Ci si chiede, in particolare, se la sua vicenda possa essere o meno collegata a quella che a maggio coinvolse il figlio Giuliano, marito di Manuela Bianchi. L’uomo, 53 anni, uscì di casa per recarsi al lavoro. Qualche ora dopo fu trovato in fin di vita a bordo strada. Non è mai riuscito a ricordare l’accaduto. L’ipotesi è che sia stato colpito alla faccia, riportando gravi lesioni, dallo specchietto di un’auto pirata o di un camion. L’altra è che qualcuno lo abbia pestato, lasciandolo inerme. Potrebbe trattarsi, in quel caso, della stessa persona che si sarebbe poi scagliata contro sua madre? Se sì, perché lo avrebbe fatto?
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