Desiré è tra i primi vincitori della Festa del Cinema di Roma 2023, aggiudicandosi il riconoscimento al Miglior Film Italiano nella sezione autonoma Alice nella Città. Abbiamo incontrato il regista e la giovane protagonista per discutere con loro dei difficili temi della pellicola, ambientata nel carcere minorile di Nisida, a Napoli.

Desiré trionfa ad Alice nella Città, per il regista Mario Vezza mostra “il paradosso di molti giovani che solo in carcere trovano gli strumenti per essere formati”

Arrivano i primi verdetti dalla Festa del Cinema di Roma 2023 (o Rome Film Fest, per chi si sente più anglofono). In realtà, a consegnare i primi premi è la sezione parallela e autonoma della Festa, quella Alice nella Città dedicata alle giovani generazioni di cineasti.

La rassegna ha confermato la propria qualità con pellicole come Io e il secco, che racconta una violenza domestica attraverso lo sguardo amorevole di un figlio verso sua madre, come ci ha raccontato la protagonista Barbara Ronchi, o The Cage, con Aurora Giovinazzo che ha descritto ai nostri microfoni come si è calata nei panni di una giovane atleta determinata a difendere la propria libertà.

A vincere il premio come Miglior Film Italiano è stato Desiré, storia di una ragazza nigeriana di 16 anni che finisce in carcere perché costretta a spacciare droga da sua madre. Passerà due anni in prigione, dove affronterà un percorso di maturazione attraverso gli incontri che farà sulla sua strada.

Nella motivazione del premio si legge:

“Lo sguardo di Desiré e delle sue compagne nell’istituto di pena minorile di Nisida viene raccontato con poetica crudezza dal regista Mario Vezza, cogliendo anche nei silenzi tutta la rabbia per un futuro negato. Il teatro in carcere è l’unico modo di evadere ed espandere gli orizzonti, ma in questo caso non ha un percorso lineare, scontato, retorico. La forza di questo esordio è in parte declinata nella capacità di dirigere un cast variegato valorizzandone le performance e lavorando per sottrazione”.

L’inviato di Tag24, Thomas Cardinali, ha incontrato il regista Mario Vezze e la giovane protagonista Nassiratou Zanre. Il primo ha tenuto subito a precisare come il suo film intenda raccontare una delinquenza minorile lontana dagli stereotipi e dai luoghi comuni, enfatizzando quella che definisce “la condizione dell’errore. Siamo pieni – spiega – di fatti di cronaca determinati da errori che vengono commessi dai ragazzi e che poi determinano un percorso difficile nella vita“.

In questo senso, il film sottolinea anche il paradosso per cui, spesso, “c’è bisogno di delinquere ed entrare in un carcere per poter poi avere degli strumenti per essere formati. Se questi strumenti fossero messi prima a disposizione – riflette il regista – o se si prestasse più attenzione alle vite dei giovanissimi, forse non tutti arriverebbero a delinquere o finirebbero in carcere per quegli errori“.

Desiré e Mare fuori, le differenze secondo il regista Vezza: “Maggiore ricerca di onestà nella descrizione del carcere”

Viste le tematiche trattate, è inevitabile il paragone con uno dei fenomeni del momento, la serie Mare fuori, anch’essa presente quest’anno ad Alice nella Città con un’anteprima della stagione 4.

Per il regista, la differenza maggiore rispetto alla serie Rai sta nella rappresentazione dell’Istituto penale per minorenni di Nisida, che fa da sfondo a entrambe le vicende. “Nel nostro film c’è una ricerca di onestà – dichiara – non che Mare fuori non lo sia, soprattutto rispetto alla condizione del carcere di Nisida, perché noi abbiamo vissuto e girato lì dentro“.

Vezza sottolinea come sia stata la genesi del film a dargli questa maggiore aderenza alla realtà, spiegando come lui e lo sceneggiatore Fabrizio Nardi abbiano, prima di Desiré, realizzato “documentari all’interno delle carceri, raccontando i ragazzi e anche chi vive il carcere come formatori e assistenti” e questo li ha portati a “fare i conti con dimensione che ci rendeva sensibili al tema e attenti a raccontarlo in modo onesto“.

Nassiratou Zanre, interprete di Desiré, racconta il suo personaggio e le sfide incontrate sul set

Prende, quindi, la parola la giovanissima protagonista della pellicola, Nassiratou Zanre, alle prese con il suo primo film da protagonista, nei panni di “un personaggio diverso da me ma anche simile“.

Un personaggio che, spiega nuovamente il regista, “trova nel carcere quello che non ha fuori, una sorta di famiglia collettiva“, in un percorso molto simile a quello della ragazza che lo interpreta. La giovane attrice spiega, infatti, come sia stata aiutata dalle persone sul set per affrontare la difficoltà del dover reggere sulle sue spalle un’intera storia.
Come il suo personaggio, anche lei ha trovato persone attraverso cui confrontarsi e crescere, creando “armonia fin dall’inizio” con i colleghi. La Zanre si dice “fortunata” per aver incontrato “persone speciali che mi hanno fatto ambientare più di quanto pensassi“.