Alberto Genovese dovrà restare in carcere. Lo ha stabilito, nelle scorse ore, il Tribunale di Sorveglianza di Milano, che era stato chiamato a decidere sull’istanza presentata dagli avvocati dell’ex imprenditore per l’affidamento terapeutico. Il 46enne ha ancora da scontare poco meno di quattro anni, ma rischia un’ulteriore condanna per due casi di violenza sessuale e per detenzione di materiale pedopornografico. Nel frattempo ha sposato una sua vecchia fiamma, una donna che potrebbe rivelarsi decisiva per il suo recupero.

No all’affidamento terapeutico per Alberto Genovese: l’ex imprenditore resta in carcere

Dopo essere stato ai domiciliari in una clinica terapeutica, lo scorso febbraio Genovese era tornato in carcere in esecuzione della condanna definitiva. Dei 6 anni, 11 mesi e 10 giorni riconosciutigli dai giudici per due casi di violenza sessuale con uso di droghe su due modelle gli restano da scontare poco meno di 4 anni. I legali che lo difendono avevano chiesto al Tribunale di Sorveglianza di Milano di affidarlo a una comunità di recupero, per disintossicarsi.

Ma il Tribunale ha detto “no” all’affidamento terapeutico, stabilendo – dopo una nuova e attenta valutazione psichiatrica – che l’ex imprenditore dovrà scontare il resto della pena nella struttura penitenziaria in cui è detenuto, a Bollate, dove si trova anche Salvatore Parolisi, condannato per l’omicidio della moglie Melania Rea. I reati di cui è stato riconosciuto colpevole, infatti, non permetterebbero una sua “scarcerazione” anticipata. Nel mirino degli inquirenti era finito dopo le denunce presentate da due ragazze, che lo avevano accusato di averle abusate: la prima ad Ibiza, nel luglio del 2020; la seconda a Milano, qualche mese dopo.

Quest’ultima aveva raccontato ai carabinieri di essere stata sequestrata per giorni dall’ex imprenditore nel suo attico di lusso “Terrazza Sentimento” per essere drogata e violentata. Secondo i giudici che lo hanno condannato, Genovese, a differenza di quanto sostenuto dai suoi avvocati (che puntavano sulla seminfermità mentale) avrebbe agito “con lucidità e coscienza”, nonostante l’assunzione di elevate dosi di cocaina, tentando anche di depistare le indagini.

Verso il processo per le nuove accuse

Di recente il 46enne era stato raggiunto da nuove accuse nell’ambito di un filone parallelo delle indagini coordinate dall’aggiunto Letizia Mannella e dai pm Rosaria Stagnaro e Paolo Filippini e condotte dalla Squadra Mobile di Milano. L’udienza preliminare del processo, che lo vede imputato per violenza sessuale, intralcio alla giustizia e detenzione di materiale pedopornografico, ci sarà a dicembre.

E riguarderà i presunti abusi dell’ex imprenditore – sul cui pc sono state trovate “numerosissime foto di soggetti minorenni privi di vestiti o in atteggiamenti sessualmente espliciti” – nei confronti di altre due ragazze. Abusi che potrebbero portare a una nuova condanna di Genovese, che nel frattempo, nonostante i suoi problemi di tossicodipendenza, è riuscito a rifarsi una vita.

Alberto Genovese oggi: una moglie e (tanta) voglia di cambiare

Erano stati i suoi legali a renderlo noto, dichiarando pubblicamente che il 46enne si era unito in matrimonio con una donna conosciuta (e frequentata, anche intimamente) già ai tempi dell’università. Il suo nome inizia per D., ha 46 anni e un lavoro di rilievo internazionale, ottenuto dopo il conseguimento di due lauree.

Una donna estranea alle sue condanne, a differenza dell’ex Sarah Borruso, condannata a due anni e cinque mesi per aver partecipato alle violenze di Milano insieme all’allora compagno. Una donna di carattere diametralmente opposto a quello dell’uomo, rimasta per anni, per lui, un punto fermo.

Negli scorsi mesi si pensava che, grazie alla sua testimonianza, Genovese potesse ottenere l’affidamento terapeutico e curare la sua dipendenza da cocaina, avviandosi ad un cambiamento. Ora la decisione perentoria dei giudici di Milano.