Il giornalista e scrittore Pietrangelo Buttafuoco è stato nominato come nuovo presidente della Fondazione La Biennale di Venezia. Si tratta della prima nomina del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano e ha scatenato non poche polemiche tra maggioranza e opposizione, che parla di “lottizzazione” delle istituzioni culturali del paese.
Biennale di Venezia, Buttafuoco presidente dopo Roberto Cicutto
Una nomina importante, per una delle posizioni più prestigiose nel mondo della cultura italiano.
Pietrangelo Buttafuoco è stato scelto per presiedere la Fondazione La Biennale di Venezia. Una scelta ‘di peso’ da parte del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, per l’uomo che dovrà organizzare le mostre di rilievo internazionale di architettura, teatro e musica.
Buttafuoco raccoglierà il testimone dall’attuale presidente, Roberto Cicutto il quale, conferma il ministero, resterà in carica fino al termine del suo mandato, fissato a marzo del prossimo anno. Un periodo nel quale ci sarà una sovrapposizione tra i due per garantire, nelle intenzioni del MiC, una continuità istituzionale tra i due.
Scontro tra destra e sinistra sulla nomina di Buttafuoco
Una scelta anche e inevitabilmente politica, vista la storia di Buttafuoco, in passato membro del Fronte della Gioventù, del Movimento Sociale Italiano e di Alleanza Nazionale.
In questo senso, sarà da valutare la ‘convivenza’ con il direttore della Mostra del Cinema di Venezia, Alberto Barbera, la cui nomina scadrà il prossimo anno, dopo tre mandati consecutivi caratterizzati da un’approvazione diffusa a livello internazionale per il suo operato.
Intanto, però, la nomina di Buttafuoco scatena la polemica politica, innescata dalle parole del senatore veneziano di Fratelli d’Italia Raffaele Speranzon. Quest’ultimo, a proposito della scelta di Buttafuoco come presidente della Biennale, parla di “un altro tetto di cristallo infranto“, contro il comportamento degli anni passati della sinistra.
“Spesso la Biennale è stata considerata dalla sinistra un feudo in cui collocare amici e accoliti. Buttafuoco, finalmente, afferma un cambio di passo che il governo Meloni vuole imprimere in ogni sede culturale e sociale della nazione: solo personalità scelte per lo spessore, la competenza e l’autorevolezza”.
Non si è fatta attendere la replica delle opposizioni, in particolare del Partito Democratico. Dapprima, con l’intervento di Irene Manzi, capogruppo PD in commissione Cultura alla Camera, che ha contestato la tempistica e il contenuto delle dichiarazioni di Speranzon, che hanno anticipato la nomina ufficiale, arrivata comunque ben prima della scadenza del mandato di Cicutto.
“Oggi la destra ha fatto un ulteriore passo in avanti nella concezione dello Stato come cosa di proprietà. Un senatore ha anticipato la nomina di Pietrangelo Buttafuoco come presidente della Biennale di Venezia […] Ricordo al governo e alla sua maggioranza che c’è un presidente in carica fino al 2024 che sta ben lavorando. È davvero preoccupante l’assalto della destra alle istituzioni culturali del Paese“.
Poco dopo, a prendere la parola è Piero Fassino, deputato di Venezia del PD, che attacca il merito delle parole del senatore di Fratelli d’Italia, contestando la lottizzazione delle istituzioni culturali messa in atto dal governo.
“Le parole con cui il senatore FdI Speranzon ha annunciato la designazione di Pietrangelo Buttafuoco alla direzione della Biennale di Venezia rivelano la concezione padronale e lottizzatoria con cui la destra considera le istituzioni culturali. La Biennale non può essere ridotta a uno scalpo. Ne va del prestigio suo e dell’Italia”.
Le polemiche di oggi seguono quelle analoghe alla cancellazione del programma di Roberto Saviano decisa dalla Rai. Un problema, quello della cultura, che rappresenta da sempre un nervo scoperto nei rapporti tra destra e sinistra in Italia.