In arrivo una stangata dall’aumento delle ritenute sul superbonus e sugli altri bonus edilizi applicati ai bonifici, necessari per poter ottenere l’agevolazione prevista dai lavori di ristrutturazione e di efficientamento energetico. In una sorta di circolo vizioso innescata dalla nuova proposta arrivata dal governo e inserita nella bozza della legge di Bilancio 2024, le imprese dovrebbero anticipare circa un miliardo di euro, secondo stime prudenti, che andrebbero a incidere proprio sulla loro liquidità in un periodo di emergenza già per il blocco della cessione dei crediti d’imposta e dello sconto in fattura sui lavori edilizi.

Per questa ragione, molte delle aziende interessate a questo meccanismo non avrebbero la sufficiente capienza fiscale per compensare i crediti maturati dall’anticipo e dal rincaro della ritenuta sui bonifici, che passerebbe dall’8 per cento applicato fino al 31 dicembre 2023 all’11 per cento dal 1° gennaio 2024.

Aumento ritenute superbonus e bonus edilizi, in arrivo una stangata sui bonifici

In arrivo una vera e propria stangata per le imprese dall’aumento di percentuale della ritenuta sui bonus edilizi e sul superbonus. Si tratta dell’aumento della percentuale, dall’8 per cento applicato fino al 31 dicembre 2023 all’11 per cento dal 1° gennaio 2024, di ritenuta che le imprese dovrebbero anticipare a titolo di acconto sui bonifici effettuati per pagare le spese dei bonus edilizi tramite gli istituti bancari e Poste Italiane.

In concreto, quindi, la ritenuta è un acconto dell’imposta sui redditi che si effettua nel momento in cui i committenti dei lavori pagano le imprese fornitrici per i lavori rientranti nei bonus edilizi. Senza la ritenuta non è possibile ottenere l’agevolazione prevista sugli interventi effettuati. L’aumento della percentuale è stato inserito dal governo guidato da Giorgia Meloni nella bozza della legge di Bilancio del 2024 con ripercussioni sulle imprese del settore dell’edilizia facilmente prospettabili.

Senza cessione crediti e sconto in fattura, l’aumento delle ritenute causa restrizione di liquidità

Infatti, in questo modo, la norma dovrebbe causare il prosciugamento della liquidità delle imprese interessate, con peggioramento alla situazione di blocco della circolazione dei crediti d’imposta e degli sconti in fattura che già durante l’anno hanno causato il rallentamento (o, addirittura, il fermo) dei lavori.

“Come se non bastasse il duro colpo inferto all’edilizia italiana, dopo che ha trascinato la crescita del nostro Paese dopo la pandemia (+12% di Pil in due anni) – si legge nella pagina di Emiliano Fenu del Movimento 5 Stelle – il governo, in cambio, sottrae alle imprese edili ulteriore liquidità, aumentando la ritenuta d’imposta sui bonifici per lavori edilizi dall’8% all’11%”.

Aumento ritenute superbonus bonus, chi rimarrà penalizzato?

L’aumento della ritenuta d’imposta sui bonifici dei lavori in bonus e superbonus, non comporta, dunque, un aumento dei costi per le imprese o una nuova tassazione, ma un anticipo dell’effetto di cassa per le imposte sui redditi al quale le aziende sono chiamate nei versamenti verso l’Erario.

Tuttavia, in questa passaggio, le imprese potrebbero non essere dotate di sufficiente capienza fiscale per poter effettuare la compensazione con le proprie imposte verso lo Stato, a maggior ragione delle difficoltà riscontrate negli ultimi anni per la limitata circolazione dei bonus edilizi tramite cessione dei crediti e applicazione dello sconto in fattura. Secondo gli ultimi calcoli risalenti a marzo scorso, del solo superbonus rimangono bloccati 30 miliardi di euro di crediti d’imposta.

Qual è il valore delle ritenute fiscali previste per il 2024?

Il meccanismo della ritenuta d’imposta è stato introdotto nel 2011 alla percentuale del 4 per cento, poi raddoppiata, da gennaio del 2015, all’8%, ancora in vigore. Considerando i tre punti percentuali in più che si prospettano per il 2024, si può fare una stima di quale sarà il maggior anticipo da parte delle imprese.

Considerando che nel 2022 il totale delle ritenute è quantificabile in 3,6 miliardi di euro e che da gennaio ad agosto del 2023 il totale è fermo a 2,3 miliardi di euro, nel prossimo anno si dovrebbe tornare a valori inferiori sia per la riduzione della percentuale del superbonus (al 70% rispetto al 90% o al 110% del 2023) che per l’abbassamento del numero di interventi, non più considerati particolarmente vantaggiosi.

Pertanto, calcolando che tre punti percentuali nel 2022 e 2023 avrebbero pesato per 1,3 miliardi di euro, ma che il totale dovrebbe scendere al di sotto dei due miliardi di euro per i motivi sopra esposti, i tre punti percentuale dovrebbero avere un valore tra i 700 milioni e il miliardo di euro.