Il tragico evento riguardante la morte di Melania Rea, conosciuta anche come Carmela, ebbe luogo il 18 aprile 2011. In quell’occasione, suo marito Salvatore Parolisi la uccise in seguito a un conflitto familiare che ebbe origine da una relazione extraconiugale intrattenuta dall’uomo con una giovane donna.
Melania Rea, come è stata ritrovata?
Il 18 aprile 2011, alle ore 21:00, Salvatore Parolisi, portato negli uffici del Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Ascoli Piceno, presentò una formale denuncia riguardante la scomparsa di sua moglie.
Il 20 aprile 2011, intorno alle 14:50, si verificò un evento straordinario presso l’ufficio del centralino del numero d’emergenza 113 a Teramo. Arrivò infatti una telefonata da un uomo di mezza età con accento teramano, che riferì di aver scoperto un cadavere mentre passeggiava nel bosco delle Casermette a Ripe di Civitella, in località Chiosco della Pineta. L’anonimo informatore sembrava essere calmo e impassibile, nonostante la gravità della scoperta. Tale situazione richiese un’indagine immediata, secondo il protocollo standard.
Poco tempo dopo, i Carabinieri della Stazione di Civitella del Tronto giunsero sul luogo e trovarono effettivamente il cadavere di una donna, successivamente identificata come Melania Rea. Il cadavere giaceva supino a terra, con il collo coperto di sangue. Indossava un corpetto nero con un giubbino leggermente sollevato sul seno, mentre i jeans, i collant e le mutandine erano abbassati alle ginocchia. Inoltre, erano evidenti delle ferite inferte nella parte scoperta del corpo, in particolare sul ventre e sulle cosce. Inoltre, una siringa di tipo insulina era stata conficcata all’altezza del cuore. Il medico legale, giunto sul posto poco dopo, confermò che la vittima era deceduta a causa delle numerose ferite da arma da taglio inflitte su varie parti del corpo.
Le indagini condotte nel luogo del ritrovamento del cadavere durarono diversi giorni e portarono al rinvenimento di vario materiale, tra cui un telefono cellulare, un laccio emostatico vecchio, due cappucci per siringhe, un pistoncino di siringa per insulina, un accendino in plastica di tipo “Bic” di colore bianco con tracce ematiche e un orecchino (che fu successivamente identificato come appartenente alla vittima, indossato al lobo sinistro).
Gli investigatori scartarono l’ipotesi di un omicidio commesso da un maniaco, optando invece per l’ipotesi di un fanatico che avesse compiuto simboli di violenza sul corpo della vittima, come le svastiche scolpite sulla pelle. Tuttavia, alcuni ritenevano che questi segni potessero essere un tentativo di depistaggio da parte dell’assassino, così come gli accessori della siringa rinvenuti vicino al cadavere, che sembravano voler far pensare a un tossicodipendente.
L’ampia copertura mediatica del caso contribuì a rendere le indagini ancora più complesse, dato che generò una serie di iniziative da parte di “veggenti” e mitomani, alcuni dei quali si autoaccusarono dell’omicidio.
Successivamente, durante l’autopsia, furono rilevate 29 ferite profonde causate da un’arma da taglio in varie parti del corpo, tra cui la regione cervicale, il tronco e le braccia. Queste ferite avevano una maggiore profondità rispetto alla loro estensione superficiale. Inoltre, furono riscontrate 6 ferite, una delle quali aveva la forma di una svastica, che presentavano un’estensione superficiale maggiore rispetto alla profondità, margini tagliati nettamente con angoli acuti, pareti delle ferite incise in modo netto con infiltrazione di sangue. Queste caratteristiche consentirono di classificarle come ferite da taglio. Queste lesioni si trovavano nella regione cervico-facciale e alle braccia.
È probabile che per infliggere tutte queste lesioni sia stata utilizzata un’arma da taglio con una lama singola.
Dove si trova la tomba di Melania Rea?
Melania Rea è sepolta in una cappella di famiglia al cimitero di Somma Vesuviana (NA), dove riposa anche una sua bisnonna. Sulla tomba è stata incisa una poesia composta dagli zii materni della vittima. Si immagina che Melania parli con la figlioletta Vittoria: “Non puoi vedermi, ma io sono la luce con cui tu vedi; non puoi udirmi ma io sono il suono per il quale odi; non puoi conoscermi, ma io sono la verità per la quale tu vivi”.