Si continua ad indagare sull’omicidio-suicidio che ieri, 25 ottobre, ha sconvolto la piccola cittadina di Cuasso al Monte, in provincia di Varese, dove Pierluigi Lachi, 84 anni, ha ucciso a colpi di pistola la moglie Giuseppina Anselmino, di 80 anni, togliendosi la vita. Secondo il sindaco, Loredana Bonora, è “una tragedia” che, come molte altre, invita alla riflessione. Resta ignoto, per il momento, il movente.

Omicidio-suicidio a Cuasso al Monte: 84enne spara alla moglie e si toglie la vita. Ignoto il movente

I fatti risalgono alla giornata di ieri, 25 ottobre. L’84enne Pierluigi Lachi avrebbe sparato alla moglie Giuseppina Anselmino, detta “Pinuccia”, 80 anni, e si sarebbe tolto a sua volta la vita (puntandosi l’arma alla tempia) all’interno dell’abitazione in cui da anni vivevano a Cavagnano, una piccola frazione del comune di Cuasso al Monte, nel Varesotto.

Appassionato di caccia, Lachi aveva lavorato come orefice, anche in Svizzera. Nella cittadina colpita dal brutale omicidio-suicidio tutti lo ricordano come una persona “tranquilla” e “disponibile”, “riservata” ma “simpatica”, da cui mai ci si sarebbe aspettati un gesto simile. La moglie, poi, ex impiegata, era benvoluta da tutti. Dopo l’agguato del marito era stata soccorsa e trasportata d’urgenza al pronto soccorso, dove alla fine si è spenta a causa delle gravi ferite riportate.

Le sue condizioni erano parse subito disperate. La comunità locale, sconvolta nel profondo dall’accaduto, le aveva rivolto pensieri e preghiere, fin quando, in serata, i medici non l’avevano dichiarata morta. I carabinieri indagano sull’arma del delitto e sul movente, per ora ignoto. Nelle scorse ore avrebbero già ascoltato i vicini di casa della coppia e i parenti, senza riuscire a ricostruire le dinamiche dell’accaduto. Saranno i prossimi accertamenti ad aiutarli a scoprire la verità.

Le dichiarazioni del sindaco Bonora all’indomani dei fatti

Commentando la notizia, il sindaco di Cuasso al Monte, Loredana Bonora – che già ieri, sui social, aveva espresso tutto il suo sgomento per la vicenda -, ha invitato i suoi concittadini a una riflessione.

Ci sentiamo sgomenti per quanto accaduto […]. Ciascuno di noi si sta chiedendo: ‘Perché è successo?’ […] ma, forse, dovremmo cambiare la domanda da porci: ‘Qual è il seme da cui nasce una tragedia come questa?’ e poi fermarci, riflettere, ascoltarci. Ho trascorso il pomeriggio a cercare quel seme e credo di averlo trovato in ogni essere umano. È un seme infestante che si nutre di discordia e di rabbia, che scatena quotidianamente i nostri conflitti, tutte le volte che perdiamo la pazienza, che parliamo male di qualcuno, che restiamo indifferenti. Il seme che, se ben coltivato, cresce rigoglioso e diventa violenza, distruzione, guerra. Non si può sopprimere ma lo si può inaridire con uno sguardo d’amore per tutto ciò che ci circonda e accade.

A riportare le sue parole è il quotidiano Varese News, che segue da vicino gli sviluppi del caso.

L’ennesimo caso di delitto familiare

Quello consumatosi in provincia di Varese è l’ennesimo dramma di famiglia che sconvolge la comunità nazionale. Dall’inizio dell’anno se ne sono registrati a decine, in tutto il Paese. A Latiano, in provincia di Brindisi, il 32enne Mirco De Milito ha ucciso la madre e ferito il padre, togliendosi la vita, perché esasperato dalle condizioni (cliniche) sue e dei genitori.

Qualche settimana prima ad Alessandria il 66enne Martino Benzi era morto suicida dopo aver sparato alla moglie, al figlio di 17 anni e alla suocera, ricoverata in una Rsa, per motivazioni economiche. Le stesse che avevano portato un uomo di 59 anni residente nel quartiere Primavalle di Roma ad uccidere la madre anziana, nascondendone per giorni il corpo in un armadio sigillato, prima di costituirsi alle forze dell’ordine.

Delitti d’impeto o premeditati, che affondano le proprie radici in situazioni di disagio della vita di tutti i giorni. È anche il caso dell’omicidio-suicidio di Bardi, in provincia di Parma, costato la vita all’83enne Eleonora Muzzi, uccisa dal marito di 82 anni, Bernard Zucconi, a inizio ottobre. Ma anche di quello di Vignola, a Modena, dove Anna Malsumi e il figlio Emore Cappucci erano morti per mano di un altro figlio della donna, Uber, di 67 anni.

Delitti che lasciano attoniti, senza parole e che, come ha detto bene il sindaco di Cuasso al Monte, come tutte le tragedie dovrebbero almeno invitare alla riflessione. Se ne parla spesso anche in relazione ai crescenti casi di femminicidi: “Parlarne è essenziale”.