“Un’ecatombe senza fine”. Così Graziella Viviano, madre di Elena Aubry, la 26enne che il 6 maggio 2018 morì in un tragico incidente stradale a Roma, definisce le stragi che ogni anno si verificano sulle strade italiane. Elena, mentre attraversava Via Ostiense, perse il controllo della sua motocicletta a causa dei dossi creati dalle radici dei pini presenti sul fondo stradale e si schiantò contro un guard rail.
Nel novembre del 2022 sei funzionari di Roma sono stati condannati al processo per la morte della giovane insieme ad altri 2 tecnici delle imprese che si aggiudicarono l’appalto della strada. Dal giorno della tragedia, la madre della giovane, Graziella Viviano, si batte per la sicurezza stradale e per evitare che altre persone perdano ingiustamente la vita in incidenti simili a quelli della figlia.
Processo caso Elena Aubry: intervista alla madre Graziella Viviano
D. Signora Viviano, come sta andando il processo? Qual è la prossima udienza e cosa si aspetta?
R. Il processo ha visto incriminate 8 persone, 6 del comune di Roma e 2 delle imprese che hanno avuto l’appalto di manutenzione della strada. Di queste 8 persone, 7 hanno chiesto il rito normale e una il rito abbreviato. L’appello recente è stato chiesto dal tecnico della ditta appaltatrice, che ha scelto il rito abbreviato e che in primo grado era stato condannato a 2 anni di reclusione.
Lui – il tecnico – ha fatto appello una ventina di giorni fa e c’è stato l’appello di secondo grado che ha confermato il rito abbreviato, dunque sconterà solo 1/3 della pena che avrebbe dovuto pagare. I giudici hanno confermato la colpevolezza e accettato alcune attenuanti che hanno portato la pena da 2 anni a 1 un anno e mezzo.
Moltiplicando per 3, si può comprendere quanti anni avrebbe dovuto scontare in realtà. I giudici hanno scritto chiaramente – e non posso fare altro che ringraziarli – che è stato un incidente prevedibile ed evitabile, parole che dicono qual è la situazione. Significa avere la consapevolezza che quella strada prima o poi avrebbe ammazzato qualcuno e nessuno ha fatto nulla per evitarlo.
Non è il classico omicidio stradale, è un incidente su strade pericolose e se non si fa nulla per evitare incidenti più gravi, si hanno naturalmente responsabilità maggiori. E se vengono trattati come omicidio stradale non condivido, c’è molto di preterintenzionale ma non voglio entrare nel dettaglio.
D. Qual è la giusta pena secondo lei in merito a questa situazione?
R. Secondo me non esiste una giusta pena quando ti uccidono un figlio, in una situazione del genere non la so valutare. La giusta pena è quella che impedisce un domani ad un’altra persona, un altro tecnico o amministrazione delle strade di compiere gli stessi errori che hanno portato alla morte di Elena. Sarà il giudice a quantificarla in modo opportuno.
Il nuovo codice della strada e l’alcolock
D. In seguito alla morte di Elena, il Governo si è mobilitato per evitare incidenti come quello di sua figlia?
Sono stata recentemente convocata dal Ministro Salvini e non posso fare altro che parlarne bene, perché si è dimostrato attento ad ascoltare tutto quello che gli è stato detto e anche a farlo. Ho parlato con lui dell’alcolock, un dispositivo in utilizzo in Francia che sarà nel nuovo codice della strada. Questa è una battaglia che porto avanti dal 2019, ho fatto dei convegni in merito in cui parlavo dell’alcolock ed era un argomento tabù e di cui nessuno aveva conoscenza.
Ho spiegato ai presenti come funzionasse e mi sono detta, dopo aver visto il Ministro Salvini: finalmente una amministrazione che ascolta, un governo che ascolta. Il 22 di giugno Salvini è venuto al talk show sulla sicurezza stradale, che ho organizzato e condotto alla Fiera di Roma. Il Ministro ha partecipato attivamente e dialogato con i cittadini. La vita non è una questione politica ma di tutti: è come i colori dell’arcobaleno e tutti devono rispettarla. Deve essere il primo obiettivo di uno stato prima dell’economia: che il cittadino non muoia.
In aumento gli incidenti stradali a Roma
D. Nello specifico a Roma, c’è stato un miglioramento nelle manutenzioni delle strade?
Oggettivamente devo dire che purtroppo la manutenzione di Roma è fatta di molta ideologia e pochi fatti, e questo mi dispiace, perché ci sono anche persone capaci come Eugenio Patanè, ma bisognerebbe togliersi gli slogan ideologici e andare invece sulla concretezza, pensare ad appalti concreti. Roma ha 156 morti ad oggi, il numero più alto in Italia, una ecatombe senza fine.
Si fanno campagne sui 30km orari per contrastare l’inquinamento mettendo macchine a bassa velocità che devono frenare continuamente, questo significa un aumento delle polveri sottili del 50%. Questo tipo di inquinamento nasce dallo sfregamento degli pneumatici e dalle pasticche delle frenate nel traffico. Creare un traffico urbano significa aumentare in maniera spropositata il problema invece di risolverlo. E non centra nulla né la benzina, né l’elettrico, perché entrambe sfregano le ruote ma nessuno lo dice.
La nascita dell’associazione “Sotto gli occhi di Elena”
D. Da poco è nata l’associazione “Sotto gli occhi di Elena”, ce ne vuole parlare?
R. L’associazione è un faro verde che illumina quelle situazioni che purtroppo in Italia non hanno più luce e, non avendo più visibilità, vengono spesso soffocate. Elena ha dei potenti occhi verdi e fin quando questi occhi verdi avranno la potenza di illuminare queste situazioni, l’associazione “Sotto gli occhi di Elena” aiuterà a rafforzare soprattutto il dialogo con le istituzioni.