Novità importanti arrivano dalla bozza della legge di Bilancio 2024, in merito alla riforma delle pensioni, su opzione donna e uscita anticipata a 64 anni di età dei lavoratori del sistema contributivo puro. Non si tratta di agevolazioni per uscire prima dal lavoro, ma di aggravamenti dei requisiti di età, dei contributi e anche del futuro assegno di pensione, inteso come requisito da raggiungere per non dover scegliere un’altra misura.

Sull’opzione donna si è molto parlato dei requisiti di uscita, dal momento che la scorsa legge di Bilancio aveva cambiato tutte le regole, fissando elementi di difficile maturazione. ll risultato è stato di un numero molto basso di pensionamenti anticipati a 60 anni di età nel 2023, ma sembrerebbe che i vincoli ridurranno le uscite anche del prossimo anno. Infatti, l’età minima delle lavoratrici salirà ulteriormente a 61 anni, rispetto ai 60 richiesti per il pensionamento del 2023.

Riforma pensioni 2024, come cambiano opzione donna e uscita anticipata a 64 anni

Aumenta, nella riforma delle pensioni della legge di Bilancio 2024, l’età necessaria alle lavoratrici per uscire dal lavoro con l’opzione donna. Saranno occorrenti non più 60 anni di età come nel 2023, ma 61 anni. La novità arriva mentre tra i requisiti di uscita si conferma il ricalcolo della pensione – per le lavoratrici che escano con questa misura – con il sistema contributivo puro, meno vantaggioso del sistema di provenienza.

Infatti, le lavoratrici che escono con l’opzione donna devono avere almeno 35 anni di contributi versati, cifra che consente solo alle donne che abbiano versamenti effettuati nel sistema misto (prima del 1° gennaio 1996) di agganciare il canale di uscita.

Il vantaggio di avere dei contributi versati nel periodo precedente a quello di inizio del meccanismo contributivo “puro”, consente alle lavoratrici di avere un vantaggio sull’importo della pensione. Ma tale vantaggio risulta azzerato una volta che si scelga l’opzione donna.

Riforma pensioni donna uscita prima: ecco i requisiti per il 2024

Ciò che maggiormente preoccupa le lavoratrici che hanno intenzione di andare in pensione nel 2024 è l’aumento dei requisiti previdenziali di opzione donna. Rispetto al 2023, infatti, aumenta l’età di pensionamento a 61 anni, con eventuale sconto di un anno o di due anni se la lavoratrice ha avuto un figlio o due figli. Rimane da confermare il requisito delle condizioni sfavorevoli, introdotte nel 2023. Le lavoratrici in possesso dell’età e dei contributi richiesti, devono avere anche un terzo requisito, ovvero l’essere state licenziate, l’occuparsi di persone in stato di necessità in famiglia o l’avere un’invalidità al 74%.

Per le lavoratrici che mirino a uscire con l’Ape sociale perché svolgono un mestiere gravoso, c’è da considerare l’aumento dell’età di uscita nel 2024. Non più a 63 anni (e 36 anni di contributi), ma a 63 anni e cinque mesi.

Pensione anticipata a 64 anni, come cambiano i requisiti dal 1° gennaio

Cambiano anche le pensioni anticipate a 64 anni dei lavoratori del sistema contributivo puro. Ovvero dei lavoratori che abbiano iniziato il loro primo lavoro dopo il 31 dicembre 1995. Nel 2024, infatti, oltre all’età e ai 20 anni di contributi, servirà un assegno di pensione che sia di almeno 3,3 volte l’importo della pensione sociale. Tradotto in cifre, la futura pensione dovrà essere di almeno 1.661 euro rispetto ai 1.409,32 euro richiesti nel 2023.

Lo stesso limite, fissato a 1,5 volte la pensione sociale, riguarda i lavoratori del contributivo per agganciare la pensione di vecchiaia (67 anni più 20 anni di contributi). L’indice dovrebbe essere eliminato ma non per tutti i lavoratori del contributivo puro, ma solo per gli attuali under 35.

In arrivo un nuovo riscatto laurea agevolato

Infine, si prevede un nuovo riscatto della laurea, fissato in cinque anni, con un meccanismo di 120 rate di pagamento e importo non inferiore a 30 euro al mese. Tale riscatto dovrà essere indirizzato a recuperare contributi nei periodi lavorativi per i quali si registrino dei vuoti contributivi.