Chainlink gode di grande reputazione nel mondo delle criptovalute. Una reputazione assolutamente meritata, se si pensa che il World Economic Forum lo ha indicato nel 2020 tra i pionieri tecnologici dell’anno, oltre ad inserirlo tra le 100 migliori aziende. Una indicazione che in precedenza era ricaduta su imprese come Google, Twitter e Airbnb, tale quindi da farne capire la reale portata.

Il motivo di tale indicazione è da ricercare nel fatto che LINK si avvale di un sistema di oracoli decentralizzati, cui è affidato il compito di fornire dati esterni agli smart contract su Ethereum. In tal modo, di conseguenza, riesce a collegare le blockchain con il mondo reale. Sono proprio gli oracoli, alla stregua di veri e propri saggi in seduta permanente, a dare legittimità ad una informazione.

Chainlink: cos’è e chi l’ha creato

Chainlink è una rete di oracoli decentralizzati basata su blockchain che consente agli smart contract di connettersi a fonti di dati esterne, le quali possono essere di vario genere. Il servizio prestato all’interno delle rete viene remunerato con LINK, un token ERC-20 progettato per fungere da propellente del sistema.

In pratica, gli oracoli hanno la delicata funzione di reperire gli insiemi di dati che sono in grado di presentare affidabilità e attendibilità. Come si può comprendere si tratta di un compito estremamente delicato, nell’era delle fake news che girano in grandi quantità all’interno del web.

A lanciare Chainlink sono stati Sergey Nazarov, poi diventato amministratore delegato, e Steve Ellis, nel corso del 2017. L’esordio sul mercato è stato agevolato da una Initial Coin Offering (ICO), premiata dall’afflusso di ben 32 milioni di dollari, segno evidente della fiducia nel progetto.

Come funziona la rete

Per conferire attendibilità ai dati forniti agli smart contract redatti per l’occasione, Chainlink utilizza una rete di nodi. In pratica, il protocollo registra la richiesta di dati provenienti dal mondo reale e provvede a trasmetterla agli oracoli, chiamandoli a formulare un’offerta al proposito. La procedura è sostanzialmente simile a quella di reti analoghe, ma a differenziarla è la validazione dei dati, che si basa su un sistema di reputazione interno.

Nell’ecosistema creato, LINK è il token con cui gli smart contract pagano il servizio agli operatori di nodo. Il prezzo, a sua volta, è determinato dagli stessi, previo esame delle condizioni di mercato per i dati richiesti.

Gli stessi operatori, inoltre, hanno una ulteriore possibilità di guadagno. Per fare in modo da legarli a lungo termine alla blockchain, analogamente a quanto avviene nella rete Bitcoin, possono mettere in staking i propri gettoni virtuali, guadagnandosi una rendita fissa. In tal modo hanno un incentivo a garantire un funzionamento ottimale della blockchain, cercando di evitare danni o comportamenti impropri.

Le prospettive di Chainlink

Come ricordato all’inizio, Chainlink vanta una reputazione pressoché inattaccabile, testimoniata del resto dal lusinghiero giudizio del World Economic Forum. Una reputazione che ha sospinto nel corso del tempo la sua quotazione nei pressi della Top Ten di settore.

Al momento, infatti, LINK si trova al 12° posto della classifica in termini di capitalizzazione del settore, con notevoli possibilità di migliorare la posizione nelle prossime settimane, grazie ad un trend di forte crescita (+50,94% nell’ultima settimana).

A rendere ancora più forti le speranze nel progetto c’è anche la presenza di una comunità molto coesa e fedele, nota con il termine di LINK Marines. Si tratta di una delle comunità più entusiaste in assoluto, spesso attiva in campagne tese a far crescere la corrente di simpatia intorno all’azienda. Proprio per questo motivo Chainlink potrebbe essere uno dei più seri candidati ad una vera e propria bull run, una volta che la gelata in atto da tempo abbia lasciato posto ad una schiarita sui mercati.