Ha strappato un sorriso a molti vedere Papa Francesco che, durante la sua udienza generale del mercoledì ancora incentrata sulla situazione in Palestina e in Israele, lascia salire cinque bambini sulla sua papamobile.

Nel suo consueto giro tra i fedeli in piazza San Pietro, Bergoglio ha lasciato che i piccoli, due bimbi e tre bimbe, lo affiancassero sul suo veicolo personale. La jeep bianca è circolata tra i vari settori della piazza per salutare e benedire le migliaia di pellegrini presenti.

Dopodiché, al termine dell’udienza generale, l’ennesimo appello al rilascio degli ostaggi.

Penso sempre alla grave situazione in Palestina e in Israele. Incoraggio il rilascio degli ostaggi e l’ingresso di aiuti umanitari a Gaza.

Papa Francesco udienza generale: “Continuo a pregare per chi soffre in Israele e in Ucraina”

A più riprese, il Pontefice aveva chiesto di “evitare la catastrofe umanitaria” a Gaza. Davanti agli uditori di piazza San Pietro, Francesco ha così rinnovato il suo messaggio di pace.

Continuo a pregare per chi soffre, a sperare in percorsi di pace in Medio Oriente, nella martoriata Ucraina e nelle altre regioni martoriate dalla guerra.

Il Santo Padre ha poi ricordato che questa settimana, venerdì 27 ottobre, in Vaticano “vivremo una giornata di digiuno, preghiera e penitenza”. Appuntamento alle 18, sempre in piazza San Pietro, dove “ci raduneremo in preghiera per implorare la pace nel mondo”.

Tra gli altri argomenti dell’udienza generale del mercoledì, si è parlato di “due fratelli molto famosi nell’Oriente cristiano, al punto da essere chiamati ‘gli apostoli degli Slavi’: i Santi Cirillo e Metodio“. Il loro compito da evangelizzatori di quei popoli consistette nel tradurre nella lingua locale la Bibbia e i testi liturgici.

Un operato quasi rivoluzionario, il loro, rispetto alle “chiusure” di chi proclamava che “Dio può essere lodato solo nelle tre lingue scritte sulla croce, l’ebraico, il greco e il latino”, ha spiegato il Papa.

La missione vera è nemica di ogni chiusura, di ogni nazionalismo.

“Non si può predicare il Vangelo in astratto”

Una chiosa sulla correlazione tra evangelizzazione e cultura, due questioni “strettamente connesse”. Non si può predicare il Vangelo “in astratto: distillato no, il Vangelo va inculturato”, ha continuato il Pontefice, anche perché “è anche espressione della cultura sempre”.

Nella predicazione ci vuole libertà. Ma la libertà sempre ha bisogno di coraggio. Una persona è libera quanto più coraggiosa è e non si lascia incatenare da tante cose che tolgono la libertà.