L’intervento sulle pensioni nella manovra economica 2024 che il Governo si appresta a varare entro la fine dell’anno sconfessa anni di propaganda del centrodestra sull’abolizione della legge Fornero.
I meccanismi per il fine lavoro previsti nella bozza della manovra, infatti, vanno in direzione totalmente opposta agli storici proclami, rafforzando un sistema in cui l’accesso alla pensione è sempre più posticipato nel tempo.
Difficile credere, dunque, alle continue rassicurazioni di Matteo Salvini per il quale Quota 41 rimane un obiettivo di legislatura. Per il prossimo anno – ma anche per tutti quelli a venire – terminare il proprio percorso lavorativo prima dei 67 anni sarà sempre più un’utopia. A meno di non voler penalizzare la propria pensione con l’uscita anticipata.
Manovra 2024 e pensioni: per gli italiani il traguardo del riposo si allontana sempre di più
La principale novità che arriva per le pensioni dalla manovra per il 2024 è data dal varo Quota 104 al posto di Quota 103. Per andare in pensione, dunque, gli italiani dovranno aver compiuto 63 anni di età e aver maturato almeno 41 anni di contributi.
Ma non solo. Il Governo, infatti, interviene anche per scoraggiare l’uscita anticipata dal mondo del lavoro con un ricalcolo contributivo sulla quota retributiva versata prima del 1996.
A subire modifiche, infine, anche i parametri per accedere all’Ape sociale e a Opzione donna, per la quale il requisito passa dai 60 ai 61 anni.
Pensioni, Bandecchi: “Un’altra giravolta del governo Meloni che non dà al Paese le risposte che servono”
La decisione del Governo di virare su Quota 104 scoraggiando i canali di uscita anticipata dal lavoro non convince Stefano Bandecchi, coordinatore nazionale di Alternativa Popolare.
Apprese le novità che circolano nella bozza del documento di manovra, infatti, il sindaco di Terni ha subito sottolineato come, per l’ennesima volta, «il Governo Meloni abbia smentito se stesso e le promesse fatte in campagna elettorale». Difficile infatti non ricordare le proteste di Matteo Salvini e dell’attuale premier contro la legge Fornero e le ripetute rassicurazioni su un intervento di abolizione prioritario.
Commentando le scelte del Governo, poi, Bandecchi nota come non solo non si sia intervenuti per semplificare l’accesso alla pensione ma si sia per assurdo reso il passaggio ancora più difficile.
La più incredibile beffa è però, secondo il sindaco di Terni, quella rivolta ai Millennials. Secondo quanto stabilito dalla bozza di manovra, infatti, per coloro che hanno iniziato a lavorare dopo il 1996 l’orizzonte pensionistico sarà sempre più un miraggio, non arrivando prima dei 71 anni.
Pensioni, Bandecchi: “Sulla tenuta del sistema incide il calo demografico. Non è possibile continuare con questa visione di breve periodo”
Bandecchi non manca, infine, di fare una riflessione sull’insostenibilità del nostro sistema pensionistico. Nella sua tenuta infatti non influiscono solo gli errori del passato, ma incideranno sempre di più «gli effetti del calo demografico» e l’invecchiamento della popolazione. Chi pagherà le pensioni del futuro se ogni anno in Italia nascono sempre meno bambini – e dunque sempre meno giovani potranno lavoare?
Ecco perché, secondo il sindaco di Terni, scelte sbagliate come queste non fanno che «accelerare questo processo, continuando a offrire agli italiani una visione di breve periodo che in nessun modo può dare risposta ai problemi che attanagliano il nostro mercato del lavoro».
Anche perché, come conclude il leader di AP, «l’Italia potrà resistere solo se entro il 2033 avremo almeno 530mila nascite all’anno, sennò purtroppo sarà solo un museo a cielo aperto e niente di più».