La prima bozza della Manovra 2024 non contiene una vera e propria riforma delle pensioni, bensì delle modifiche temporanee, in attesa di una revisione strutturale del sistema.
Manovra 2024, pensioni
Quota 104
La Quota 104 con penalizzazioni è introdotta per la pensione anticipata, richiedendo un’età minima di almeno 63 anni (invece dei precedenti 62 anni nel 2023) e 41 anni di contributi. Secondo la bozza della manovra, coloro che opteranno per questa forma di pensionamento subiranno una riduzione dell’importo della quota retributiva in relazione all’età di uscita. Inoltre, la manovra aumenta la durata delle finestre, ovvero il periodo di attesa per ottenere la pensione una volta soddisfatti i requisiti, da tre a sei mesi nel settore privato e da sei a nove mesi nel settore pubblico.
Opzione Donna
L’Opzione Donna, che consente alle donne lavoratrici con almeno 35 anni di contributi entro il 2023 di accedere alla pensione, sarà disponibile anche nel 2024. Tuttavia, per usufruire di questa opzione, le donne dovranno avere compiuto 61 anni, con la possibilità di ridurre il requisito di età di un anno per ogni figlio, fino a un massimo di due. L’importo della pensione sarà completamente ricalcolato con il metodo contributivo. Restano in vigore le restrizioni del 2023, che richiedono alle richiedenti di essere disoccupate, caregivers o di avere un’invalidità di almeno il 74%. Inoltre, rimangono invariati i periodi di attesa di un anno per le dipendenti e 18 mesi per le lavoratrici autonome una volta soddisfatti i requisiti per ricevere l’assegno pensionistico.
Rivalutazione pensioni
Le pensioni con un ammontare fino a 4 volte il minimo, ovvero intorno ai 2.000 euro, saranno rivalutate al 100% in base all’andamento dell’inflazione. Per le pensioni comprese tra 4 e 5 volte il minimo, la rivalutazione sarà del 90%, mentre per quelle superiori a 10 volte il minimo, corrispondenti a circa 5.000 euro al mese, la rivalutazione sarà del 22%, rappresentando una diminuzione rispetto al 32% stabilito dalle normative attuali.
Questa modifica comporta un aumento dell’indicizzazione dall’85% previsto nella precedente Legge di Bilancio al 90% per le pensioni tra 4 e 5 volte il minimo (cioè tra 2.000 e 2.500 euro circa). Inoltre, resta invariato il tasso del 53% per le pensioni comprese tra 5 e 6 volte il minimo, del 47% per quelle tra 6 e 8 volte, e del 37% per le pensioni tra 8 e 10 volte il minimo. Infine, per le pensioni superiori a 10 volte il minimo, la percentuale di rivalutazione viene ridotta dal 32% al 22%.