In quattro sono stati rinviati a giudizio per l’omicidio di Angelo Bonomelli, l’imprenditore di Trescore, in provincia di Bergamo, narcotizzato e ucciso nel corso di una rapina nel novembre 2022. Si tratta di Matteo Gherardi, 34 anni, il padre Luigi Rodolfo Gherardi, 69 anni, la fidanzata Jasmine Gervasoni, 23 anni, e Omar Poretti, 26 anni. L’accusa è di omicidio volontario aggravato, ma potrebbe essere riqualificata a morte come conseguenza di altro reato.

Omicidio Angelo Bonomelli, in quattro a processo a Bergamo

L’obiettivo del processo sarà proprio quello di fare luce su quanto accaduto la sera del 7 novembre 2022 a Entratico, fuori Bergamo. Secondo l’accusa – che contesta l’omicidio volontario aggravato – i quattro uccisero deliberatamente l’imprenditore Angelo Bonomelli e la rapina non sarebbe che una circostanza aggravante, insieme a quella (da ergastolo) dei motivi abietti o futili e dell’utilizzo di sostanze venefiche.

La tesi della difesa (delle difese) è invece un’altra: l’ultimo a discuterne in aula, l’avvocato Gianluca Quadri, che assiste Matteo Gherardi, ha parlato di “una rapina finita male”, sostenendo che gli autori del reato abbiano narcotizzato Bonomelli esclusivamente per sottrargli i suoi effetti personali e non con l’intenzione di ucciderlo.

L’imprenditore, 88 anni, avrebbe dovuto incontrarsi con Gherardi per discutere di lavoro: il giovane, abile con Internet, si era offerto di aiutarlo a rilanciare l’hotel di Villa Ortensie, a Sant’Omobono Terme, di cui era proprietario. Il giorno dell’appuntamento avrebbe portato con sé anche il padre, la fidanzata e un amico, Omar Poretti.

Stando a quanto ricostruito nel corso delle indagini, dopo aver messo del Rivotril nel suo caffè, i quattro avrebbero sistemato Bonomelli sul Suv su cui era arrivato e, dopo avergli rubato l’orologio e il telefono, l’avrebbero spostato in un parcheggio. Lì, attorno alle 13 del giorno successivo, l’88enne sarebbe stato trovato senza vita dai carabinieri. Secondo l’autopsia sarebbe morto a causa di un’insufficenza cardio-respiratoria acuta con edema polmonare.

Omicidio volontario o rapina finita male?

La prima udienza è stata fissata per il prossimo 20 febbraio. Tutto il dibattito si giocherà sulle tesi, contraddittorie, di accusa e difesa: da una parte l’omicidio aggravato, dall’altra la rapina finita male. A pesare saranno le dichiarazioni del gip che aveva convalidato il fermo dei quattro, sostenendo che si fossero resi conto delle condizioni in cui Bonomelli versava (loro stessi avevano detto di essere andati a controllare se si fosse svegliato), decidendo di non allertare i soccorsi per paura di subire delle ripercussioni.

Ma è vero anche che, probabilmente, non si aspettavano che l’88enne sarebbe morto: Gherardi, in passato, aveva già somministrato il Rivotril alla zia, che, pur essendo caduta in un sonno profondo, non aveva riportato danni. Forse pensava che anche a Bonomelli sarebbe accaduto lo stesso.

Il caso di Marco Conforti a Torino

Mentre a Bergamo sta per aprirsi il processo a carico dei quattro imputati per l’omicidio di Bonomelli, a Torino si continua ad indagare sulla morte di un altro imprenditore, Marco Conforti, trovato nel bagagliaio della sua auto lo scorso 28 maggio. L’ipotesi è che il 55enne, originario di Castagneto Po e proprietario di diverse scuole guida della zona, si sia sentito male dopo aver assunto della cocaina.

E che le due persone che gliel’avevano ceduta, un uomo di 39 anni e una donna di 30, entrambi nigeriani, ne abbiano nascosto il corpo. Secondo la difesa dei due indagati sarebbe entrato da solo nel posto in cui sarebbe morto per arresto cardiaco e in cui i carabinieri l’hanno ritrovato. Ne parlavamo in questo articolo: Marco Conforti, ci sono due indagati per la morte dell’imprenditore trovato nel bagagliaio di un Suv a Torino.