È di tre per il momento il computo delle vittime nel raid aereo che nella notte tra il 24 ed il 25 ottobre ha colpito Jenin, in Cisgiordania. La notizia viene riportata da Wafa, che a sua volta riprende fonti sanitarie. Si tratterebbe di un attacco attuato con più mezzi, sia via terra che via aerea. Sono state prese di mira le città di Burqin, Wadi Burquin e un quartiere specifico di Jenin, Al-Hadaf. Dopo un attacco attraverso due bulldozer, ci sarebbe stato lo schieramento di cecchini sui tetti e infine due razzi lanciati da un aereo sopra al territorio di Jenin. Al momento le vittime accertate sembrano essere solo tre ma non è impossibile un peggioramento del bilancio.

Guerra Medio Oriente, raid di Israele in Cisgiordania: nuovi attacchi dopo i colpi alla moschea di Jenin

L’attacco a Jenin e altre aree della Cisgiordania di ieri notte fa seguito ad altri assalti ad obiettivi sensibili nella regione. Risale a solo due giorni fa l’attacco alla moschea di Jenin, all’interno della quale si sarebbe trovata una cellula terroristica pronta ad attaccare. Sempre a Jenin, inoltre, nella nottata di ieri si riportano di combattimenti adiacenti al campo profughi della zona, con forti esplosioni testimoniate dai presenti.

Guerra in Medio Oriente: a Gaza chiusi 6 ospedali

La riapertura del valico di Rafah, l’unica via per permettere il passaggio degli aiuti umanitari, è ancora lontana dall’essere definitiva e al momento si alternano aperture di alcune ore a chiusure molto più lunghe, sufficienti per far passare un numero molto ridotto di camion carichi di aiuti. La situazione diventa sempre più insostenibile per i milioni di civili rimasti all’interno della Striscia, territorio sull’orlo del collasso.

Al momento risultano chiusi 6 ospedali a Gaza per mancanza di carburante, la fonte della notizia è l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità).

“Se non verranno consegnati con urgenza a Gaza carburante vitale e forniture sanitarie aggiuntive, migliaia di pazienti vulnerabili rischieranno la morte o complicazioni mediche poiché i servizi critici verranno chiusi per mancanza di energia.”

Fa eco l’UNICEF, che rinnova l’appello a fare tutti gli sforzi possibili per sbloccare la situazione dal punto di vista umanitario:

“Il carburante è di fondamentale importanza per il funzionamento di strutture essenziali come ospedali, impianti di desalinizzazione e stazioni di pompaggio dell’acqua. Le unità di terapia intensiva neonatale ospitano oltre 100 neonati, alcuni dei quali sono in incubatrici e fanno affidamento sulla ventilazione meccanica, rendendo la fornitura di energia elettrica ininterrotta una questione di vita o di morte.”

La richiesta di una tempestiva apertura dei corridoi umanitari arriva anche dal patriarca latino di Gerusalemme, il cardinale Pierbattista Pizzaballa, che ribadisce la ferma condanna ad Hamas ma al contempo la presenza di due milioni di persone nella Striscia che non possono essere tutte definite seguaci del gruppo terroristico.

“Apertura di corridoi umanitari che permettano alle persone ferite di essere curate e l’accesso ai camion degli aiuti umanitari. In fondo, quei due milioni di persone non sono tutte seguaci di Hamas. La pace va ricercata ad ogni costo. Però, non bisogna confondere la pace con la vittoria. Entrambe le parti dovranno perdere qualcosa. Israeliani e palestinesi è difficile che possano vivere insieme ma dovranno farlo stando gli uni accanto agli altri ma distinti.”

Nel frattempo, sempre nella nottata di ieri, si segnalano almeno due razzi partiti dal Libano meridionale verso Israele. Non ci sarebbero vittime o feriti ma le armi avrebbero colpito un cavo dell’elettricità, causando diversi black out nelle aree circostanti. Le forze israeliane hanno risposto aprendo il fuoco verso il punto da cui sono arrivati i razzi, non si ha notizie però riguardo a possibili obiettivi colpiti.