La prima donna sequestrata dalla ‘ndrangheta nel Nord Italia: ecco chi era Cristina Mazzotti. La ragazza, all’epoca una studentessa 18enne, viveva a Eupilio, in provincia di Como. Fu uccisa durante il suo sequestro, mentre era segregata a Castelletto Ticino, in provincia di Novara.

Chi era Cristina Mazzotti: la sua storia

Cristina Mazzotti venne rapita il 1° luglio 1975 da un commando dell’Anonima sequestri calabrese mentre, in compagnia del fidanzato e di un’amica, stava rientrando nella villa di Eupilio. Era uscita per festeggiare il diploma.

Il giorno dopo la sua sparizione, alla famiglia venne richiesto un riscatto di ben 5 miliardi delle vecchie lire, una cifra altissima per l’epoca. Dopo un mese il padre consegnò ai rapitori un miliardo e 50 milioni, con la promessa della liberazione della figlia.

Ma Cristina non tornò mai a casa. A distanza di due mesi dal sequestro, il 1° settembre, una telefonata anonima comunicò ai carabinieri di scavare in una discarica nel comune di Galliate, in provincia di Novara. Qui venne rinvenuto il cadavere della 18enne. Come verrà accertato in seguito, era stata segregata in una buca a Castelletto Ticino per un mese, senza un’areazione sufficiente né la possibilità di muoversi.

I rapitori le avevano somministrato dosi massicce di tranquillanti ed eccitanti, fino a causarne la morte. L’autopsia sul corpo della 18enne rivelò che si trovava nella discarica da almeno 40 giorni.

Fidanzato e famiglia: padre, madre e fratelli

Il fidanzato di Cristina, Carlo Galli, oggi ha 68 anni. Era al volante della Mini Minor su cui viaggiavano anche Cristina e l’amica Emanuela Lusari quando i rapitori entrarono in azione, fermando l’auto e prelevando la ragazza.

In un’intervista rilasciata alcuni mesi fa a Il Giorno, Galli ha ripercorso i momenti del sequestro, affermando che la sua morte gli provocò un “turbamento grandissimo”.

Il pensiero dolcissimo di Cristina mi ha accompagnato per tutta la vita. Sono legati a lei tanti ricordi del passato che, mentre il tempo trascorre e io invecchio, si sono fatti più vivi, più presenti

ha dichiarato.

Cristina era la figlia minore di Elios Mazzotti, un industriale di cereali agiato, ma non così ricco come credevano i rapitori. Il padre morì qualche mese dopo, sicuramente distrutto da quanto era accaduto alla figlia. La madre Carla Antonia Airoldi Mazzotti è scomparsa lo scorso luglio, all’età di 97 anni.

Vittorio e Marina Mazzotti, fratello e sorella di Cristina, si sono costituiti parti civili nel processo che si aprirà il 24 settembre 2024 a Como.

Il processo

A distanza di quasi 50 anni, dopo che il caso è stato riaperto lo scorso maggio, sono stati rinviati a giudizio Demetrio Latella, Giuseppe Calabrò, Antonio Talia e Giuseppe Morabito. Tutti gli imputati nell’udienza preliminare davanti alla gup Angela Minerva puntavano a essere già prosciolti nella fase pre-dibattimentale.

Su questa triste vicenda, per la quale nel corso degli anni erano state condannate altre 13 persone, non si era mai fatta luce del tutto. L’indagine è stata riaperta grazie al libro ‘I soldi della P2’, scritto da Fabio Repici– che rappresenta il fratello Vittorio Mazzotti- insieme ad Antonella Beccaria e Mario Vaudano.

Il pm Stefano Civardi ha infatti riavviato le indagini nel 2020, proprio sulla base della documentazione utilizzata per la stesura del libro che gli era stata consegnata da Repici. 

La ricerca della verità e della giustizia non si prescrivono mai in un Paese civile

ha dichiarato Repici.