La guerra in corso in Medioriente, con la Striscia di Gaza divenuta un campo di battaglia tra i miliziani di Hamas e l’esercito israeliano, potrebbe avere ripercussioni sul mercato dell’energia, come ammette Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni che cita, come esempio, il prezzo del gas.

Guerra in Medioriente, Descalzi (Eni): “Preoccupazione per chi non ha gas proprio, come l’Europa”

Tra le ripercussioni del conflitto che si sta svolgendo nella Striscia di Gaza tra le forze militari di Israele e i combattenti di Hamas, ce n’è una di cui ancora si parla poco. I contraccolpi del conflitto sul mercato dell’energia sono, infatti, al momento messi in secondo piano rispetto alle mosse della diplomazia internazionale per evitare l’escalation della guerra – è di oggi, 24 ottobre 2023, la visita del presidente francese Macron in Israele – e problematiche come quelle relative ai cittadini stranieri coinvolti negli scontri, che vedono anche l’Italia in prima linea.

Tuttavia, quella del prezzo delle materie prime energetiche è una questione che potrebbe avere ricadute a livello globale, come già visto con la guerra in Ucraina.

Di questo ha parlato Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni, intervenuto alla conferenza Omc – Med Energy Conference, che si è tenuta a Ravenna. L’ad di Eni ha sottolineato come le sue preoccupazioni maggiori riguardino il prezzo del gas, che risente delle fibrillazioni dei mercati connesse al conflitto in corso.

“Sui volumi non c’è problema, per i prezzi [i problemi internazionale unite] al freddo invernale in arrivo, porta tensioni a chi non ha gas proprio come l’Europa, su questo c’è un po’ di preoccupazione”.

Descalzi: “Prezzo petrolio rimane alto e gas in aumento”

Andando ad esaminare nel dettaglio la situazione, Descalzi si mostra cauto nella sua analisi, ribadendo come effetti immediati ed evidenti del conflitto ancora non ci siano stati, ad eccezione del prezzo del gas.

“Ci sono stati impatti sul prezzo del gas, non tanto sul prezzo del petrolio che rimane alto, ma sul prezzo del gas sicuramente sì visto che siamo passati da meno di 38 euro/Mwh a circa 50 euro/Mwh. C’è stato un salto”.

Sul fronte dell’approvvigionamento, tuttavia, Descalzi getta acqua sul fuoco delle preoccupazioni del mondo occidentale. Le forniture continuano, infatti, ad arrivare, nonostante gli scontri in corso.

“Per il momento non c’è nulla di preoccupante sul versante ‘gas supply’, anche perché in quelle aree, a parte il giacimento di Tamar che è stato fermato dalle autorità israeliane in modo precauzionale, non ci sono grossi impatti sulla acquisizione di gas. Probabilmente i mercati pensano che questo possa portare a ulteriori tensioni, io spero di no”.