“I leoni di Sicilia” è tratto da una storia vera? Il libro di Stefania Auci, uscito nel 2019, e la serie tv di Paolo Genovese, uscita nel 2023, sono ispirate alla storia della famiglia Florio, una delle più influenti del Regno d’Italia.

“I leoni di Sicilia” è una storia vera?

La serie televisiva, basata su un libro, narra una storia veritiera riguardante la famiglia Florio. Originari della Calabria, nel XIX secolo questa famiglia è emersa come una delle più influenti non solo in Sicilia, ma anche nel neonato Regno d’Italia. Partiti con un modesto negozio di spezie, i Florio hanno ampliato il loro raggio d’azione, avviando la produzione di marsala e introducendo un’innovativa produzione di tonno sott’olio, una novità per quei tempi. Inoltre, hanno intrapreso attività di navigazione.

Verso la fine del XIX secolo, i Florio hanno attraversato un periodo di declino, che ha portato alla vendita di gran parte dei loro patrimoni. La sepoltura dei Florio si trova nel cimitero di Santa Maria di Gesù a Palermo, ed è caratterizzata dal simbolo del leone che beve, creato dallo scultore Benedetto De Lisi.

Cantine Florio

Una delle intuizioni più brillanti dei Florio è stata la fiducia nel Marsala, un vino fortificato che aveva già guadagnato una notevole popolarità tra gli inglesi. La cantina fondata da Vincenzo Florio nel 1833 si distinse per la sua dedizione alla qualità, piuttosto che al mero scopo di ottenere un prezzo più basso o aumentare la quantità prodotta. Il Marsala Florio divenne il vino preferito dell’aristocrazia europea, amato sia a tavola che in abbinamento a sigari.

La storia successiva alla gestione familiare iniziò nel 1904, quando Ignazio Florio, insieme ad altri otto capitalisti e commercianti di Marsala, fondò la S.A.V.I. (Società Anonima Vinicola Italiana). Nel 1924, questa società passò sotto il controllo della Cinzano, che a sua volta, nel 1928, acquisì anche le cantine Woodhouse e Ingham-Whitaker. Il 30 gennaio 1987, la F. Cinzano & C. S.p.A. vendette il 50% delle azioni Florio alla ILLVA S.p.A., che diventò il principale azionista a partire dal 1 gennaio 1998, dando inizio a una nuova fase aziendale. Durante questo periodo, sono stati apportati significativi e positivi cambiamenti nella gestione.

Oggi, le Cantine Florio non solo continuano a produrre vini di alta qualità, che possono competere con quelli che un tempo erano orgogliosamente serviti sui tavoli reali, ma sono diventate anche una destinazione turistica redditizia. Nel 2019, quasi la metà dei turisti enogastronomici in visita in Sicilia ha scelto di visitare le Cantine Florio. Nel corso di quell’anno, le cantine hanno accolto quasi 50.000 visitatori, registrando un costante aumento del numero di ospiti stranieri (+13%), soprattutto di lingua francese, con un picco nei mesi di ottobre e settembre. Nel medesimo anno, il fatturato generato dalle visite guidate, dagli eventi organizzati in cantina e dalle vendite nel negozio enogastronomico interno ha superato il milione di euro.

Villa Igiea

Inizialmente concepita come un luogo di cura, ma ben presto riconvertita in un sontuoso hotel, la villa ideata da Ignazio Florio e sua moglie Franca fu progettata da Filippo Ernesto Basile, un rinomato architetto dell’art nouveau noto per aver creato il Teatro Massimo di Palermo e che successivamente avrebbe progettato l’ala aggiuntiva di Montecitorio. Basile fu coadiuvato nell’impresa da Ettore de Maria Bergler, un pittore Liberty di straordinaria originalità in Italia, nonché da un designer di grande raffinatezza come Vittorio Ducrot, autore di ogni dettaglio d’arredo. Insieme, committenti e artisti collaborarono per creare un’opera d’arte totale, in cui ogni elemento, dai mobili al ciclo di affreschi, dalla scenografica successione di sale al celebre soffitto decorato con motivi a tralci, trasformò Villa Igiea in una perla dell’ospitalità di lusso.

Fin dall’apertura nel 1900, illustri ospiti vi affluirono con entusiasmo. Tra i nomi celebri che varcarono la soglia figuravano il Kaiser Guglielmo II, lo zar Nicola II, il re Giorgio V d’Inghilterra, nonché Costantino di Grecia, che scelse Villa Igiea come sua dimora, oltre al re del Siam Paramandra Maha Chulalongkam e la regina di Romania, i quali si aggiravano incantati nella magnifica sala degli specchi.

Altri ospiti altrettanto rinomati preferivano luoghi più appartati, e i Florio mettevano a loro disposizione, ad esempio, la discrezione del loro leggendario yacht, il Sultana, come fece l’ex Imperatrice Eugenia De Montijo e il Duca d’Orléans. Altri, invece, giungevano direttamente all’hotel a bordo delle proprie imbarcazioni, come Nathaniel Rothschild, che approdava a Villa Igiea con il suo sontuoso panfilo Veglia, completo di un equipaggio di cinquanta uomini, oppure il banchiere Vanderbilt a bordo del suo Varion. Un altro illustre ospite era il celebre finanziere John Pierpont Morgan, che fece tappa per due anni consecutivi con il suo Corsair. Una visita memorabile risale al 1907, quando il re Edoardo VII d’Inghilterra, la regina Alessandra e la principessa Vittoria sbarcarono a Villa Igiea dal Victoria and Albert per fare visita ai Florio.

Nel gruppo di amici che li accompagnava, spiccava la presenza della zarina Maria Feodorovna, imparentata con i Windsor attraverso suo marito, lo zar Nicola II. Durante il loro soggiorno, non mancò una visita alle meraviglie di Palermo, guidati dalle vetture dei padroni di casa e dei Whitaker, una delle più illustri famiglie britanniche di Palermo. I reali esplorarono Monreale, le cripte dei Cappuccini, la Cappella Palatina e il Palazzo Reale. La giornata iniziava con una colazione in albergo, seguiva con un tè servito dai Whitaker e terminava con il ritorno sulla nave diretta a Napoli.

Anche dopo l’addio dei Florio, Villa Igiea ha continuato ad essere un’icona delle strutture a cinque stelle di Palermo, attraendo il jet set internazionale. Tra i suoi ospiti illustri spiccano nomi come Grace Kelly e Ranieri di Monaco, che soggiornarono insieme a Maria Callas. Nel 1962, la villa ospitò Alain Delon, Burt Lancaster e Claudia Cardinale tra le riprese de “Il Gattopardo”, seguiti da luminarie come Kirk Douglas, Sofia Loren e Gloria Swanson.

Dopo questo periodo di gloria, l’hotel attraversò una fase di declino per alcuni anni, in parte legato alle vicissitudini del gruppo alberghiero di cui faceva parte. Finalmente, una nuova era di splendore è stata inaugurata nell’estate del 2021, quando è passato sotto l’egida del gruppo Rocco Forte Hotels, che ha sovrinteso alla sua ristrutturazione e al suo rilancio.

Cantiere navale di Palermo

Il cantiere per la trasformazione e la riparazione navale, ancora oggi il più grande del Mediterraneo, fu originariamente istituito dai Florio per sostenere le operazioni della loro storica fonderia, la prima in Sicilia. Tuttavia, quando l’esposizione finanziaria di Florio insieme alla Banca Commerciale Italiana divenne insostenibile nel 1905, l’imprenditore siciliano si vide costretto a cedere la sua partecipazione azionaria nella società Cantieri Navali, Bacini e Stabilimenti Meccanici Siciliani a Attilio Odero. Odero era compagno di Florio nella Navigazione Generale Italiana e possedeva anche cantieri navali a Sestri Ponente e nella Foce di Genova, oltre a essere coinvolto nelle Acciaierie di Terni.

Per molti anni, il cantiere navale rimase una vera e propria eccellenza, e nel 1925, da qui, fu costruita la nave reale “Savoia”. Dopo la seconda guerra mondiale, il cantiere attraversò periodi di alti e bassi. Nel 1966, divenne parte dei Cantieri Navali del Tirreno e Riuniti, una società nata dalla fusione di due società di cantieristica appartenenti al gruppo Piaggio: i Cantieri Navali del Tirreno, con stabilimenti a Riva Trigoso e Genova, e i Cantieri Navali Riuniti, con stabilimenti a Palermo e Ancona.

Anche questa fusione, tuttavia, si rivelò temporanea. Nel 1973, lo stabilimento passò sotto la gestione dell’IRI (Istituto per la Ricostruzione Industriale), e nel 1984, finì sotto il controllo di Fincantieri. Con un radicale processo di riorganizzazione negli anni ’80, Fincantieri rilanciò l’importante stabilimento siciliano.

Tonnara di Favignana

Una delle innovazioni industriali più significative promosse dai Florio fu l’invenzione del metodo di conservazione del tonno tramite cottura e sott’olio, un metodo ancora ampiamente utilizzato oggi. Ignazio Florio, con l’obiettivo di creare un “distretto” nell’arcipelago, acquistò le isole di Favignana e Formica e ottenne i diritti di pesca nel 1874. Per la costruzione della tonnara, si avvalse delle competenze dell’architetto Giuseppe Damiani Almeyda, il quale realizzò l’impianto per la conservazione del tonno.

Quando, nei primi decenni del XX secolo, Casa Florio si trovò in difficoltà finanziarie, lo stabilimento continuò a operare a pieno regime. Nei primi anni ’30 passò sotto la proprietà dell’IRI, per poi diventare di proprietà degli imprenditori genovesi Parodi nel 1938, che continuarono l’attività. Nel 1991, lo stabilimento fu acquisito dalla Regione Sicilia, e dopo anni di restauri, nel 2010 la tonnara è stata riaperta al pubblico, diventando un magnifico esempio di archeologia industriale.