Quattro arresti e 31 indagati, tra i quali spiccano anche due avvocati e sei medici: i carabinieri di Napoli hanno sgominato una vera e propria banda criminale, che organizzava falsi incidenti nel Centro-Sud Italia.
Un piano architettato nei minimi dettagli: l’organizzazione di origine campana metteva a punto gli incidenti e procurava testimoni, medici per certificare presunte lesioni poi rivelatesi inesistenti, carrozzieri. Un giro d’affari redditizio, radicato tra la stessa Campania, il Lazio e le Marche.
Nell’attività criminosa della banda nulla era lasciato al caso. Per questo si è rivelata necessaria la complicità di avvocati e dottori che dessero ulteriore credibilità alla truffa. Questi ultimi, interdetti dalle loro professioni, sono indagati insieme ad altri 23 individui in stato di libertà, mentre in quattro sono finiti in manette.
Mettevano in scena falsi incidenti, l’organizzazione della banda finita agli arresti
I militari hanno identificato la complessa e meticolosa macchina organizzativa messa in piedi dai truffatori. Il primo passo era quello di pianificare l’incidente, avvalendosi di falsi testimoni e di medici compiacenti. Questi ultimi rilasciavano referti per inesistenti lesioni al pronto soccorso, e confermavano tale versione nei poliambulatori dove si facevano le visite di controllo.
A questo punto entravano in scena i carrozzieri accomodanti, che avevano il compito di predisporre la documentazione falsa relativa ai danni subiti dalle vetture coinvolte. Danni che, guarda caso, risultavano assolutamente compatibili con le lesioni riscontrate.
In ultimo subentravano gli avvocati, che istruivano le pratiche per falsi incidenti stradali e concordavano le dichiarazioni dei finti testimoni. In almeno due casi, poi, le testimonianze in questione provenivano da due persone poi risultate inesistenti.
Due degli indagati percepivano indebitamente il Reddito di cittadinanza
Nel momento in cui l’assicurazione sborsava, il bottino veniva versato su conti correnti diversi e prelevato un po’ alla volta per non destare sospetti. Due degli indagati avrebbero anche guadagnato somme rilevanti dal Reddito di cittadinanza, cui non avevano diritto.
Diverse le accuse a vario titolo: spicca l’associazione per delinquere finalizzata alle truffe assicurative con fraudolento danneggiamento di beni assicurati e ricorso a certificati medici falsi rilasciati da medici favoreggiatori. Ma anche riciclaggio, indebita percezione del Reddito di cittadinanza e furto aggravato.