Una protesta e un presidio a Montecitorio per ricordare che le vittime “pretendono giustizia” a oltre 14 anni dalla strage di Viareggio, avvenuta il 29 giugno 2009. A poco più di un mese dalla prima udienza del processo di Cassazione-bis, i parenti denunciano il tentativo dei condannati di chiedere la sospensione del processo.

Stamattina una delegazione dei familiari ha esposto un cartellone con le immagini di chi purtroppo non c’è più: “Niente sarà più come prima”.

Strage di Viareggio, la protesta dei familiari delle vittime: il blitz a Montecitorio

Il blitz a Montecitorio dell’associazione dei familiari “Il mondo che vorrei onlus” vuole riportare l’attenzione su quanto accaduto quella drammatica notte, ma soprattutto evidenziare le “pene miti” inflitte a chi è stato riconosciuto responsabile della morte di 32 persone e del ferimento di molte altre.

Il 30 giugno 2022 la Corte d’Appello di Firenze, nel processo di quarto grado (appello-bis) ha condannato 13 soggetti tra amministratori delegati, presidenti, direttori e dirigenti delle società coinvolte e responsabili del disastro ferroviario. Pene miti, di fronte a 32 vittime e decine di feriti, di cui alcuni gravissimi. Costoro sono stati riconosciuti responsabili di aver provocato la strage ferroviaria di Viareggio. Questo hanno scritto 4 sentenze e 14 giudici.

Tre reati sono già stati prescritti, spiega l’associazione; per il quinto grado (Cassazione-bis) sono state calendarizzate tre udienze: 4, 18 dicembre e 15 gennaio 2024. I condannati si appellano però alla sospensione del processo: la motivazione? Incostituzionalità del reato di “disastro ferroviario.”

La prescrizione, sottolineano i parenti delle vittime, è un “mostro” nei loro confronti, dato che il loro dolore non andrà mai in prescrizione.

Le vittime pretendono giustizia e il nostro viaggio a Roma è per ricordarlo a tutti, a partire da ministri e politici vari partendo da quelli che siedono in Parlamento.

Daniela Rombi dell’Associazione Il mondo che vorrei: “Si va in Cassazione e basta”

Daniela Rombi, che nella strage perse la figlia Emanuela Menichetti e che oggi ha guidato la delegazione arrivata a Roma, ha raccontato cosa sta accadendo in vista della Cassazione-bis, raggiunta dall’inviato di TAG24 Michele Lilla.

La mancanza di rispetto da parte di questi personaggi (le persone condannate, ndr) c’è sempre stata. Queste persone sono morte che erano al sicuro nelle loro case. E’ stata accertata, in quattro giudizi, la loro responsabilità. Adesso c’è il quinto giudizio, la seconda Cassazione, dobbiamo farlo e basta: non si possono cambiare le regole mentre si gioca, non si possono appellare a fermare un processo perché loro devono lavorare per avere la prescrizione. Questa non è giustizia. La gente perbene come noi vuole giustizia: uno straccio di giustizia, perché dopo 15 anni non si può neanche chiamare così. Queste persone non sono morte per niente: sono morte perché i condannati hanno fatto delle scelte, anziché altre. Hanno preferito il profitto al posto della sicurezza sul lavoro. Sono morte delle persone che non c’entravano nulla. Si va a fare la Cassazione e basta.”