La Procura di Marsala ha chiuso le indagini relative al femminicidio di Maria Amatuzzo, consumatosi a Marinella di Selinunte, in provincia di Trapani, il 24 dicembre del 2022. Per la sua morte sarà processato il marito Ernesto Favara: la uccise a coltellate all’interno del garage della loro abitazione perché lei lo aveva lasciato, intraprendendo una relazione con un altro uomo.
Femminicidio di Maria Amatuzzo: rinviato a giudizio Ernesto Favara
Era la vigilia di Natale del 2022. Dopo aver attirato la moglie 29enne Maria Amatuzzo nel garage della loro abitazione, Favara l’aveva accoltellata all’addome e uccisa. Al momento del delitto aveva 63 anni e da cinque frequentava la giovane: la loro relazione, da tempo ostacolata dal padre di lei (contrario alla differenza d’età), era sempre stata burrascosa. Facevano tira e molla: si mettevano insieme e si lasciavano.
Nel frattempo, dopo il matrimonio civile, avevano avute due figlie, affidate fin da piccole a una comunità alloggio. Poi Amatuzzo aveva deciso di costruirsi una nuova vita, intraprendendo una relazione con un altro uomo. Favara, geloso fino all’ossessione, aveva provato a convincerla a tornare da lui, ma senza successo. Prima del 24 dicembre dello scorso anno aveva già provato a toglierle la vita, strangolandola.
Era stato fermato dai carabinieri, arrivati sul posto dopo le segnalazioni dei vicini di casa, che avevano sentito la donna urlare e chiedere aiuto. A quel punto il padre di Amatuzzo aveva provato a convincerla a trasferirsi a casa sua, per proteggerla. Si era reso conto della pericolosità del marito, che in passato era anche finito a processo per maltrattamenti e lesioni.
Lei non ne aveva voluto sapere. Forse non si aspettava che il 63enne potesse arrivare a tanto. Quando era stato fermato, agli inquirenti Favara aveva confessato di essersi scagliato contro di lei al culmine di una lite, nata perché lei voleva andarsene. Con la chiusura delle indagini si avvicina l’avvio del processo a suo carico. La prima udienza è stata fissata per l’8 novembre.
Una storia che riporta alla mente quella di Marisa Leo
Parlando del femminicidio di Maria Amatuzzo, di recente l’avvocato Vito Daniele Cimiotta, che rappresenta la famiglia della vittima, aveva ragionato sulle similitudini tra il caso della 29enne e quello di Marisa Leo, freddata con tre colpi di fucile a Marsala dall’ex compagno Angela Reina. I fatti risalgono al 6 settembre scorso.
Con la scusa di riportarle la figlia, che aveva trascorso del tempo con lui, il 42enne aveva dato appuntamento a Leo – che nel 2020 l’aveva denunciato per stalking e violazione degli obblighi di assistenza familiare – nei pressi dell’azienda vivaistica di famiglia. Una volta arrivato, a bordo di un’auto presa a noleggio, le aveva sparato, lasciandola a terra inerme. La piccola era con i nonni.
Si era poi diretto sull’A29 e, all’altezza di un viadotto, si era tolto a sua volta la vita, sparandosi e precipitando per diversi metri. Avrebbe compiuto l’estremo gesto per gli stessi motivi di Favara: non poteva accettare che la donna vivesse senza di lui, “abbandonandolo”. Secondo Cimiotta si tratta di due storie “parallele”, “accomunate dallo stesso tragico destino”. Storie che si ripetono di continuo, con modalità e circostanze simili.
Si pensi agli ultimi casi di cronaca: l’omicidio di Klodiana Vefa a Firenze o il femminicidio di Concetta Marruocco in provincia di Ancona. Casi che lasciano esterrefatti e che chiamano all’azione. Lo ha detto bene l’attrice Ludovica Ciaschetti commentando il suo ruolo nella serie “Per Elisa”, sul caso Claps: “È essenziale parlare di femminicidi“.
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