Durante il periodo tra il 1922 e il 1928, gli Stati Uniti videro una crescita economica senza precedenti. Il loro PIL aumentò del 40%, la disoccupazione diminuì notevolmente, e l’industrializzazione progredì a ritmi frenetici. La politica monetaria favorì questo boom economico abbassando i tassi di interesse. Conseguentemente, l’acquisto a rate divenne popolare. La società fu invasa da nuove tecnologie: frigoriferi, lavatrici, radio e telefoni divennero beni comuni, e l’automobile divenne un simbolo di prosperità. Ma fu solo il preludio a quella che conosciamo tutti come Grande Depressione del 1929: e iniziò proprio il 24 ottobre, che in quell’anno cadeva di giovedì. Un giovedì che passò alla storia come il Giovedì Nero del 1929 o il Giovedì Nero di Wall Street.
Prima del Giovedì Nero del 1929: il contesto storico-economico
L’enorme produzione degli Stati Uniti superava le capacità del loro mercato interno di assorbirla. Per risolvere questo squilibrio, si orientarono verso l’esportazione. Dopo la Prima guerra mondiale, estesero prestiti significativi ai paesi europei in rovina. Tuttavia, questi prestiti erano spesso destinati ad acquistare merci prodotte in America, creando un ciclo di debito e consumo che non era sostenibile a lungo termine.
Il clima ottimista portò molti, non solo i ricchi ma anche il cittadino medio, a vedere la Borsa come una miniera d’oro. La percezione tradizionale dell’investimento azionario, centrata sul guadagno a lungo termine attraverso dividendi, fu sostituita da un approccio più speculativo. La gente comprava e vendeva azioni rapidamente, sperando di capitalizzare sulle fluttuazioni di prezzo. Questa mentalità alimentò una bolla speculativa che, come tutte le bolle, era destinata a scoppiare.
Il cuore della speculazione era quindi proprio Wall Street. Tra il 1922 e il 1929, l’indice di Borsa registrò un aumento stupefacente del 500%. Tuttavia, c’era una crescente disconnessione tra il valore delle azioni e la salute effettiva delle aziende che rappresentavano. Questa discrepanza creò una situazione pericolosa e instabile.
Cosa avvenne nel Giovedì Nero del 1929 e conseguenze
Il 24 ottobre 1929, noto appunto come Giovedì Nero (“Black Thursday”), la Borsa crollò. In quel solo giorno, quasi 13 milioni di azioni furono vendute a prezzi in calo. Anche se ci furono tentativi da parte delle autorità di salvare la situazione, il danno era fatto. Il “Martedì nero” che seguì il 29 ottobre segnò un ulteriore crollo, quello definitivo e più celebre.
Partendo dal 24 ottobre, in una serie di eventi tumultuosi, milioni di azioni cambiarono mani, ma, al contrario delle aspettative, il loro valore crollò. L’ondata di vendite culminò il 29 ottobre, con milioni di azioni destinate a diventare quasi inutili. Questa caduta vertiginosa causò un’onda di panico tra gli investitori, con una frenesia nel tentativo di vendere, ma trovando pochissimi acquirenti.
Il crollo in borsa fu solo la punta dell’iceberg. Molti che avevano investito pesantemente, sia con i propri fondi sia con denaro preso in prestito, si ritrovarono sul bordo del baratro finanziario. Le banche e le istituzioni finanziarie, che avevano legami diretti o indiretti con questi investitori o con le azioni stesse, subirono colpi devastanti. Alcune dovettero chiudere i battenti.
Il crollo del 1929 non fu solo una crisi economica, ma ebbe anche profonde implicazioni sociali e culturali. Può essere visto come il culmine di un periodo di estrema crescita e speculazione, seguito da una caduta altrettanto drammatica. Le conseguenze furono profonde, conducendo alla Grande Depressione e, in ultima analisi, alla Seconda guerra mondiale.
Quali furono le cause della crisi?
Contrariamente all’opinione popolare, l’economia degli Stati Uniti non era in ottime condizioni prima del crollo. Un’inquietante discrepanza stava emergendo: la produzione era in aumento, ma il potere d’acquisto della maggioranza degli americani non stava tenendo il passo. Questo squilibrio portò a un eccesso di offerta nel mercato, con le aziende incapaci di vendere prodotti e servizi in quantità sufficienti per mantenere la loro operatività e profittabilità.
Come già scritto in precedenza, gli anni ’20 furono un decennio di apparente prosperità negli Stati Uniti. Ma questa crescita fu alimentata in parte dai prestiti delle banche americane ai paesi europei durante e dopo la Prima Guerra Mondiale. Questi prestiti avevano portato a un afflusso di capitali negli USA, dando vita ai cosiddetti “Ruggenti anni Venti“, un periodo di espansione economica e culturale.
Tuttavia, sotto questa superficie prospera, c’erano falle nel sistema. Le banche, traboccanti di capitali, iniziarono a erogare prestiti senza valutare adeguatamente la solvibilità dei richiedenti.
L’azione della FED
Nel tentativo di temperare l’economia surriscaldata, la Banca centrale americana, la FED, intraprese misure per controllare la quantità di denaro in circolazione. Questo intervento, noto come “sterilizzazione delle riserve d’oro“, aveva lo scopo di assicurare che le banche detenessero una quantità di oro proporzionale al denaro emesso. Tuttavia, ciò portò a un’improvvisa stretta creditizia.
Le lezioni del Giovedì Nero del 1929
L’anno 1929 resta come una testimonianza del fatto che un eccessivo ottimismo e una mancanza di regolamentazione possono portare a disastri economici.
Il crollo non fu solo un evento isolato negli Stati Uniti. Ha infatti avuto ripercussioni globali, con la sua ondata di shock che ha influenzato economie in tutto il mondo. Questo periodo di stagnazione economica, noto come la Grande Depressione, durò anni e le sue cicatrici rimasero per generazioni, sfociando poi nella Seconda Guerra Mondiale.
Gli anni successivi al crollo videro un’intensa riflessione e analisi su cosa fosse andato storto. L’attenzione si rivolse alla disuguaglianza economica crescente, dove una piccola percentuale della popolazione deteneva una quota sproporzionata della ricchezza, un promemoria che dovrebbe essere fonte di preoccupazione anche oggi. Infine, le pratiche bancarie furono sottoposte a revisione, portando a importanti riforme nel settore finanziario.