La crisi tra Israele e Palestina prosegue, al pari degli sforzi dei governi mondiali per cercare di arginarla prima che degeneri in un conflitto di portata globale. Il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, ha parlato dell’impegno del governo italiano in questo senso, a partire dalla situazione dei cittadini con passaporto italiano che sono tutt’ora nella Striscia di Gaza, nel pieno del conflitto, ammettendo le difficoltà nel farli uscire da quel territorio martoriato.

Crisi tra Israele e Palestina, Tajani: “Nella Striscia di Gaza 14 italo-palestinesi”

Il ministro degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani è intervenuto a SkyTg24 per fare il punto sulla situazione in Medio Oriente e le sue ricadute sull’Italia e, in generale, l’Occidente.

L’Italia, in particolare, piange i tre ostaggi italo-israeliani rapiti da Hamas e ritrovati morti nelle ultime ore, gli ultimi due – Lilach Lea Havron e Nir Forti – a distanza di poche ore l’uno dall’altro. Tajani ricorda entrambi nel corso dell’intervista, per poi concentrarsi sui cittadini con passaporto italiano che si trovano nella Striscia di Gaza. Il ministro degli Esteri chiarisce che si tratta di 19 persone in totale – 7 con passaporto italiano, 7 con doppio passaporto italo-palestinese e altri 5 loro familiari – ma spiega anche che la rigidità dei controlli al valico di Rafah renda molto difficile la loro uscita da Gaza.

“L’ambasciata italiana al Cairo è pronta ad andare a recuperare queste 19 persone per riportarle a casa [ma] una serie di concause rallenta le procedure: l’Egitto, ad esempio, teme che tra i palestinesi con doppia nazionalità si insinuino anche miliziani di Hamas”.

Per quanto riguarda gli italiani ancora presenti nel nord di Israele, “aree bersagliate da Hezbollah“, Tajani conferma la volontà dello Stato di intervenire al più presto per riportarli in Italia e, nel frattempo, consiglia loro di seguire le indicazioni del governo israeliano, lasciando volontariamente le loro case.

Tajani su Iran e Libano: “Fare di tutto per tenerli fuori dalla guerra”

Il vicepremier dice di non aspettarsi “un conflitto brevissimo” ma che sarà fondamentale impedire che degeneri, in un’escalation che finisca col coinvolgere altri paesi arabi. In particolare, per Tajani è importante che l’Iran e il Libano rimangano fuori dal conflitto.

Venendo, poi, alla rappresaglia dell’esercito israeliano dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre, il ministro degli Esteri la giudica una reazione proporzionata alla vile aggressione subita, confermando la condanna ad Hamas e alle sue pratiche terroristiche.

“Noi condanniamo Hamas ed è giusto che Israele la colpisca, ma Hamas usa la popolazione civile come scudo e nasconde le armi in ospedali e scuole: sono loro a  cercare la carneficina del popolo palestinese”.

Infine, la questione dei controlli alle frontiere, con le limitazioni alla circolazione dovuta al rischio di attentati terroristici. Pur non essendoci segnali concreti per il nostro paese, Tajani ritiene la misura indispensabile e, sottolinea, non in contrasto contro la normativa Schengen ma dovuta esclusivamente alla situazione contingente.

Non abbiamo segnali di possibili attentati ma forze dell’ordine e intelligence tengono la guardia alta, attente e non creare panico nella popolazione. Bisogna farlo anche al confine con la Slovenia, perché sappiamo che nei Balcani insieme ai trafficanti di migranti ci sono  trafficanti di armi che potrebbero accompagnare commando armati. Non vogliamo che questo accada e vigiliamo. Non è una scelta contro Schengen ma a protezione di alcuni Paesi, perché ci sono dei rischi veri. Saremmo irresponsabili se non intervenissimo”.