Peronismo, cos’è? Si tratta di un movimento politico-sociale fondato e promosso da Juan Domingo Perón durante la sua prima presidenza della Repubblica argentina (1946-1955), con l’apporto ideologico e di immagine di sua moglie Evita Perón. Fu caratterizzato dall’assistenzialismo statale e dall’esasperata incentivazione dell’autarchia economica, cui faceva riscontro, in politica estera, una netta professione di nazionalismo e di equidistanza dai blocchi capitalista e comunista.
Peronismo, cos’è?
La storia
Nonostante si fosse parlato di milioni di individui riuniti nella Plaza de Mayo il 17 ottobre 1945, in occasione del “Giorno della Lealtà”, la realtà è che poco più di 200.000 persone parteciparono a quella manifestazione. Questo numero assume particolare rilevanza se si considera che l’evento si svolse in un’epoca molto diversa da quella contemporanea, priva della rapidità e della capacità di mobilitazione dei social media. Molti partecipanti giunsero a Buenos Aires a piedi sotto il sole estivo. La mobilitazione segnò un punto di svolta.
Indipendentemente dal numero preciso, quel momento di fondazione del peronismo ebbe un impatto decisivo sullo sviluppo della democrazia in Argentina. La base dei manifestanti era costituita da lavoratori immigrati, spesso emarginati e trascurati nei programmi economici e sociali. La manifestazione evidenziò la necessità per le classi subalterne di un’organizzazione che desse loro un’identità e la forza che poteva emergere solo da un’azione collettiva volta a obiettivi comuni.
La nascita del movimento peronista fu strettamente legata alla crisi della “Decade Infame”, che si estese dal 1930 al 1940. Questo periodo fu segnato da corruzione, frodi elettorali, nomina arbitraria di funzionari pubblici legati alle élite, e dalla negazione dei diritti umani per la maggioranza impoverita. Tra il malcontento tra i lavoratori e le proteste della società civile, un colpo di stato militare nel 1943, di natura nazionalista e anti-comunista, rovesciò il presidente Ramón Castillo.
Perón faceva parte del gruppo di ufficiali che avevano organizzato il colpo di stato. Inizialmente, ricoprì il ruolo di Ministro del Lavoro e delle Pensioni, stabilendo accordi con le associazioni datoriali che favorirono i lavoratori sfruttati. Utilizzò prontamente i nuovi mezzi di comunicazione, sfruttando la loro potenza persuasiva. Si rivolse alla maggioranza, che si sentiva priva di rappresentanza, al fine di coinvolgerla nel progetto nazionale-popolare. La radio divenne uno strumento per raggiungere in modo diretto centinaia di migliaia di analfabeti, utilizzando un linguaggio semplice e un tono paternalistico. Tramite questi mezzi, Perón spiegò i decreti che aveva promosso a vantaggio dei lavoratori, promettendo di farli diventare legge.
Con un uso strategico dei media e il supporto della Chiesa cattolica, la notorietà e l’autorità di Perón crebbero notevolmente, mettendo in allarme gli agricoltori e gli allevatori, che temevano di perdere il controllo delle risorse che costituivano la loro ricchezza, ma anche alcune fazioni dell’esercito. Il governo iniziò a vacillare, portando infine alle dimissioni di Perón a ottobre del 1945, sotto la pressione dell’opposizione e per calcolo politico. Successivamente, venne posto agli arresti.
Questo evento segnò la fine della Revolución del 43, con i diseredati che si sentirono traditi. Temendo di perdere l’unica speranza di migliorare le proprie condizioni di vita, le masse impoverite divennero una folla inarrestabile. L’anno successivo, Perón vinse le elezioni nazionali con il 56% dei voti.
L’ideologia politica
Il termine “peronismo” fa riferimento sia a un periodo storico sia ad un’ideologia. Quest’ultima rappresenta una “terza via economica” che si pone come alternativa al liberalismo e al marxismo, due correnti predominanti nel XX secolo.
Questa ideologia è una fusione sincretica di elementi come il nazionalismo, il personalismo, il socialismo, il corporativismo, il capitalismo e il patriottismo. Dal punto di vista economico, il peronismo trae ispirazione dalla dottrina di intervento statale di Franklin Delano Roosevelt. Il peronismo si è dimostrato un capitalismo interventista. In Argentina, ha sostituito il modello basato sull’esportazione di prodotti agricoli con un modello orientato verso le importazioni. Ciò ha portato a una convergenza di interessi tra il peronismo e la borghesia industriale, ma anche a un orientamento verso la creazione di consumatori piuttosto che di una società basata sulla libertà.
La giustizia sociale è un principio fondamentale del peronismo, con una connessione stretta con il socialismo e il sindacalismo. Questa giustizia sociale viene realizzata attraverso la mediazione statale, che contribuisce a ridurre le tensioni tra il capitale e il lavoro, garantendo che il quarto stato abbia le adeguate garanzie per produrre senza provocare conflitti sociali. La creazione del “giustizialismo”, come chiamato nel partito di Perón, è il risultato della fusione tra giustizia e socialismo.
Le organizzazioni sindacali, originariamente create come strumenti di lotta di classe, vengono successivamente cooptate dal peronismo e trasformate in entità incaricate di negoziare i benefici economici. Questa mossa ha comportato una trasformazione delle organizzazioni sindacali da entità orizzontali impegnate in lotte sociali a istituzioni verticali che negoziano vantaggi economici per i lavoratori.
Il peronismo ha anche portato a importanti cambiamenti a livello legislativo, tra cui la costituzione del 1949, che ha introdotto la funzione sociale della proprietà e il ruolo dello stato nell’arbitrare i conflitti e ridurre le disuguaglianze. Altre misure hanno incluso la nazionalizzazione di settori chiave dell’economia, come l’acqua, il gas, il telefono e le ferrovie. È stato avviato un processo di redistribuzione della ricchezza e sono state limitate la libera concorrenza e istituito il monopolio del commercio estero.
Juan Domingo Perón è stato un leader carismatico che ha coniugato il potere politico e militare, seguendo un modello simile a quello dei caudillos latinoamericani. A livello internazionale, ha cercato di allontanare l’Argentina dall’influenza degli Stati Uniti e ha adottato una posizione di non allineamento durante la guerra fredda. Il suo stile politico era caratterizzato da un forte centralismo, con la chiusura di testate giornalistiche, la persecuzione degli oppositori e un culto della personalità promosso attraverso il sistema educativo.
Il peronismo è radicato nella storia argentina, dalla sua origine fino ai giorni nostri. Non è semplicemente un partito politico, ma rappresenta un’ideologia nazionale, incarnando l’identità della nazione stessa. Questa appropriazione ha creato una dicotomia in cui gli avversari sono considerati portatori di interessi estranei e contrari al popolo, mentre il peronismo rappresenta il bene collettivo e l’unità. Il peronismo è intrinsecamente populista e basato su una visione provvidenziale della storia, caratterizzata dalla lotta del “noi” contro il “loro”. Questa visione tende verso un totalitarismo, in cui il dissenso è considerato una patologia. Il peronismo diventa una sorta di religione politica, in cui lo Stato non è un arbitro ma uno strumento di indottrinamento attraverso l’istruzione, i media e il servizio militare.
Il peronismo è un fenomeno corporativo che mette al centro delle preoccupazioni le entità sociali, anziché gli individui. Ciò si riflette anche nella divisione dei poteri, anche se in pratica questa divisione è spesso fragile, poiché il peronismo vede l’ideologia come un elemento unificante e necessario della nazione.
Il Peronismo oggi
In Argentina, il peronismo ha influenzato una serie di governi a livello nazionale e locale, adattando l’ideologia principale senza allontanarsi dall’archetipo giustizialista. Questa influenza si è manifestata in modo vario, spaziando dall’adesione ai principi del Consenso di Washington all’allineamento con paesi come Russia e Cuba. Questo percorso ha caratterizzato i mandati di vari leader, tra cui Carlos Menem (1989-1999), Eduardo Duhalde (2002-2003), Néstor Kirchner (2003-2007), Cristina Fernández de Kirchner (2007-2015) e l’attuale presidente Alberto Fernández (in carica dal 2019). Ad esempio, la dinastia politica Kirchner ha contribuito a sviluppare la cosiddetta versione “K” del peronismo.
Le caratteristiche principali di queste incarnazioni del peronismo includono il dichiarato impegno per soddisfare le richieste popolari e l’aspetto personalista delle proposte politiche. Tuttavia, spesso questo impegno si traduce in politiche assistenzialistiche mirate a garantire l’ascesa e il mantenimento del potere piuttosto che a risolvere efficacemente i bisogni dei settori vulnerabili. Inoltre, la centralità della figura del leader crea un rapporto di dipendenza, spingendo gli elettori a sottomettersi al leader in modi che talvolta sfiorano il fanatismo.
Questo enfatizzare la volontà popolare e la legittimità di una figura di leadership unica può essere rischioso a lungo termine, ma genera una dinamica in cui la simbolizzazione e la simbiosi tra leader e seguaci assumono dimensioni significative, spesso al di là delle alternative per ottenere consenso. Da aggiungere a ciò, il ruolo centrale della comunicazione aggressiva nel creare e mantenere una narrazione in cui gli elettori si riflettono direttamente. Inoltre, il peronismo sfrutta il vantaggio dell’implementazione di strategie di stimolo economico di breve termine, in stile keynesiano, che contribuiscono a rianimare l’economia in periodi critici, anche se non generano cambiamenti strutturali significativi.
Gli sforzi alternativi per promuovere la partecipazione civica in Argentina hanno spesso incontrato difficoltà. Ad esempio, il declino del gradimento sociale dei partiti radicali è stato dovuto alla mancanza di adattamento alle sfide contemporanee, mentre il peronismo ha dimostrato una notevole flessibilità e una duratura resistenza. Con quasi vent’anni di governance, più a lungo di quanto sia stato il periodo di governo dei militari durante la “Revolución Libertadora” e la successiva fase di ristrutturazione, il peronismo ha ampiamente superato il radicalismo.
Inoltre, l’Argentina presenta una complessità storica e socio-psicologica che ruota attorno all’ascesa di un leader carismatico con un alto scopo. Questo processo si manifesta in manifesti affissi per le strade di Buenos Aires, in cui viene ringraziata la controversa figura di Cristina Fernández, ex first lady, presidente e ora vicepresidente, per l'”amore” dispensato alla nazione, simboleggiando il ruolo di madre della patria. Questa sacralizzazione della politica rappresenta il passaggio di un immaginario materno-religioso nella sfera laica, basato su un sistema di simboli e riti. In questo contesto, il peronismo assume una dimensione di culto laico, costituendo la fede di una nazione, con paralleli con le religioni millenarie.