Monero è uno dei token più controversi in assoluto. A renderlo tale il fatto di essere in pratica il vessillifero delle cosiddette privacy coin, ovvero le criptovalute votate alla riservatezza o, addirittura, al totale anonimato.
Nonostante la sua pessima fama, però, Monero è riuscito a farsi notare e accrescere la sua notorietà nel tempo. A favorirlo anche la lotta che contro l’azienda è stata messa in campo da molte agenzie governative, a partire da quelle statunitensi, arrivate a proporre una taglia a favore di chi riesca a impedire a XMR di criptare le transazioni.
Monero: cos’è
Lo abbiamo già ricordato in avvio: Monero è la regina delle privacy coin. Si propone cioè di impedire che possano essere individuati i due estremi di una transazione. Una missione che, non a caso, ha messo in fibrillazione le istituzioni monetarie, in quanto impedirebbe il tracciamento delle risorse, con la possibilità di favorire riciclaggio di denaro sporco, evasione fiscale o attività terroristiche.
Monero è nato sulle ceneri di Bytecoin, progetto che aveva cercato di realizzare quanto descritto in un documento del 2013 sul protocollo CryptoNote. Ripreso da sette sviluppatori, di cui se ne conoscono solo due (Riccardo Spagni e Francisco Cabañas), quel lavoro è stato riversato in Monero, tramite un hard fork.
Come funziona
Il funzionamento di Monero, si fonda essenzialmente sui seguenti elementi:
- CryptoNight PoW, l’algoritmo su sui è imperniato il mining di Monero, progettato espressamente per poter funzionare su CPU ordinarie, computer senza schede grafiche o hardware di livello superiore. In tal modo viene ad essere garantito il decentramento, in quanto le ricompense a favore dei minatori possono invogliare molti a parteciparvi, non comportando costi astronomici, come avviene per Bitcoin;
- Ring Signatures (cerchio di firme), il sistema crittografico che mixa l’indirizzo dell’emittente con altri indirizzi nel preciso intento di ostacolarne o impedirne il tracciamento. Il suo utilizzo conferisce peraltro sicurezza alla blockchain, in quanto abbatte le probabilità di identificazione e falsificazione di una firma, contribuendo in maniera decisiva a prevenire il furto di token;
- Stealth Addresses (indirizzi segreti), che servono ad assicurare il massimo di riservatezza al destinatario. Il mittente deve creare infatti indirizzi casuali univoci per ogni transazione per conto del destinatario. In pratica, i pagamenti emessi devono essere indirizzati a indirizzi che è impossibile collegare all’indirizzo pubblicato. Tra di loro c’è naturalmente la destinazione effettiva, ma è conosciuta esclusivamente dagli interessati reali del pagamento;
- Ring Confidential Transaction (circolo delle transazioni), un meccanismo usato nel preciso intento di non far trapelare l’importo che viene trasferito. Anche in questo caso il fine ultimo è rendere praticamente impossibile l’individuazione delle risorse trasferite e delle controparti interessate.
L’impopolarità di Monero a livello istituzionale
Alla luce di quanto abbiamo detto sin qui, non è difficile immaginare il motivo che rende altamente impopolare XMR a livello istituzionale. Le sue caratteristiche, infatti, lo rendono ideale per il ransomware, ad esempio quello del gruppo di hacker noto come Sodinokibi. Di converso, però, Monero è estremamente gradito da parte di quei criptofans che guardano con favore alla riservatezza.
Basti pensare in tal senso alla lotta intrapresa contro di esso da parte dell’Internal Rescue Service, arrivato a proporre una ricompensa, pari a 625mila dollari, a chi riesca a neutralizzare la sua privacy. Operazione contestata da più parti, con il preciso invito alla stessa autorità ad usare quei soldi insegnare al proprio personale come funziona Monero.
Come potrebbe andare XMR nel 2024
Naturalmente, anche Monero ha risentito del crypto winter in atto ormai da tempo. Con l’approssimarsi dell’halving di Bitcoin, però, le cose stanno mutando non poco. Basta in effetti vedere la grande crescita di BTC nel corso degli ultimi giorni e i suoi riflessi sull’intero settore per capirne le implicazioni.
Anche XMR, quindi, potrebbe essere tra i token in grado di approfittare dell’onda di piena prevista con il dimezzamento delle ricompense spettanti ai minatori di BTC. Considerato quanto accaduto nelle precedenti occasioni, non ci sarebbe da stupirsi eccessivamente di una nuova bull run. Una corsa cui, naturalmente, spera di partecipare anche la regina delle privacy coin.