Un rapporto dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (Iea) evidenzia come, ad oggi, siano ancora troppe le mosse da mettere in atto per il rispetto di quanto firmato in precedenza nel testo dell’Accordo di Parigi. Tra gli aspetti messi nero su bianco, vi era l’impegno a mantenere contenuto il riscaldamento globale con una crescita delle temperature pari al massimo a 1,5 gradi celsius.

Le misure da compiere per il rispetto di questo sarebbero ancora maggiori di quelle messe in campo fino ad ora, fermo restando che la variazione delle condizioni geopolitiche ha implicato importanti mutamenti a livello internazionale e nei mercati, cambiando gli equilibri che si erano fissati e imponendo un ritorno, seppur parziale, al carbone ad esempio.

Impossibile il rispetto dell’Accordo di Parigi: investimenti in aumento ma ancora non sufficienti

Nel 2025 si prevede un innalzamento degli investimenti per quanto riguarda il gas naturale liquefatto, quasi il 50% in più rispetto ad ora. Questo apre però un altro ordine di problemi perché, nei fatti, la domanda mondiale di questa materia prima è rallentata nell’ultimo decennio e non è escluso che possa verificarsi il fenomeno opposto rispetto a quello che abbiamo vissuto di recente. Dall’impennata dei prezzi dei mesi scorsi si potrebbe passare ad un eccesso di offerta.

Accordo di Parigi: il trattato firmato nel 2015

L’accordo di Parigi è ricordato come il primo trattato internazionale in merito ai cambiamenti climatici ed è entrato in vigore nel 2016, con la ratifica di almeno 55 paesi che si dichiararono firmatari l’anno precedente. L’Unione Europea vorrebbe modificare l’accordo, almeno per quanto riguarda la parte del taglio alle emissioni: l’UE è al terzo posto a proposito delle emissioni e l’obiettivo era quello di ridurle del 55% rispetto ai livelli raggiunti nel 1990. Un obiettivo però difficilmente perseguibile ad oggi, si spera perciò nell’accordo per un taglio di almeno qualche punto percentuale.

Dall’altro lato però, l’emergenza climatica è ormai sotto gli occhi di tutti a partire dalle temperature, con il 2023 che si è classificato come uno tra gli anni più caldi dal 1850 (momento in cui hanno iniziato le rilevazioni).