Le presidenziali in Argentina hanno fornito il primo risultato: il primo turno ha infatti visto prevalere Sergio Massa, ministro dell’Economia e candidato del blocco progressista Union por la Patria, che ha riportato il 36,6% dei voti espressi.
Alle sue spalle si è piazzato Javier Milei, ultraliberista che sino a poche ore fa era dato largamente favorito, con 30% dei voti. A destare curiosità, oltre che una certa preoccupazione, era stato il suo programma economico, incentrato non solo sull’abolizione della banca centrale, ma anche sull’abolizione del peso argentino in favore del dollaro statunitense. Con una importante postilla, il favore verso il Bitcoin, non dissimile da quello che in El Salvador ha condotto al varo della controversa Bitcoin Law.
Chi è Javier Milei e chi rappresenta
Javier Milei si era presentato come largamente favorito al primo turno delle presidenziali. Sembrava infatti godere di un consenso largamente maggioritario, derivante dal suo presentarsi come candidato di rottura. Lui stesso si definisce un anarco capitalista e il suo cartello La Libertad Avanza è stato paragonato ad una via di mezzo tra movimenti libertari e populismo di estrema destra.
Nel suo programma, un ruolo importante è ricoperto da Bitcoin. Secondo lui, infatti, la valuta fiat è una pura e semplice truffa, congegnata per sottrarre risorse a lavoratori e pensionati tramite l’inflazione. In questa ottica, ne consegue che più che la dollarizzazione sarebbe la digitalizzazione del denaro la soluzione ai mali endemici del Paese.
Le sue ricette hanno sollevato un certo entusiasmo tra coloro che sono stanchi dell’inflazione galoppante. Allo stesso tempo sono state viste con grande preoccupazione dagli ambienti economici ortodossi. A partire probabilmente da quel Fondo Monetario Internazionale che è visto alla stregua del classico strozzino da un gran numero di argentini. Lo stesso FMI che aveva preconizzato disastri per l’economia salvadoregno dopo l’approvazione della Bitcoin Law da parte di Nayib Bukele. Disastri che non ci sono stati.
Perché gli argentini sono favorevoli a Bitcoin
In Argentina, infatti, come in altri Paesi dell’America Latina, a partire dal Venezuela, l’inflazione è talmente elevata da costringere chi riceve un emolumento in pesos a convertirlo subito in dollari oppure scegliere la via delle criptovalute. Chi lo fa sa benissimo che il denaro virtuale è sottoposto a fortissime oscillazioni.
Al tempo stesso preferisce questo rischio, che può anche risultare vincente, alla sicura perdita del potere d’acquisto del peso. In effetti, nel corso degli ultimi giorni Bitcoin sta risalendo con grande forza, come è accaduto nelle ultime 24 ore, in cui ha collezionato uno straordinario +19,74%. Chi ha acquistato Bitcoin nei mesi passati, quando era in una fascia di prezzo tra i 25mila e i 27mila dollari, ha quindi visto premiata la sua scelta.
Un premio che si staglia in netto contrasto con quell’inflazione che rappresenta una sorta di convitato di pietra. Nel corso dell’anno, infatti, si colloca mediamente intorno al 140%. Un livello tale da far comprendere la crescente passione degli argentini nei confronti di BTC e principali criptovalute alternative.
Cosa potrebbe accadere al ballottaggio
Se Milei si è sgonfiato, dopo aver dominato le cronache politiche degli ultimi mesi, c’è però ancora il ballottaggio da effettuare. Un secondo turno cui secondo molti osservatori dovrebbe essere largamente sfavorito rispetto a Massa.
Il suo avversario, infatti, si è presentato con un volto più rassicurante per le le istituzioni internazionali. Se ha proclamato la sua intenzione di stroncare l’inflazione, ha comunque puntato su armi più tradizionali, che non prevedono misure drastiche di cui non si conoscono le possibili conseguenze.
Nel duello tra i due potrebbe essere decisiva la terza arrivata, Patricia Bullrich (Juntos por el Cambio). La candidata di centrodestra, sostenuta da Mauricio Macrì, di cui era stata ministra della Sicurezza, ha infatti chiuso con il 23,8%. Occorre ora capire se vorrà aderire all’invito di Massa, che intende dare vita ad un governo di salvezza nazionale che prescinda dagli orientamenti politici, oppure lasciare libertà di scelta ai suoi elettori.