Come è stato ritrovato il corpo di Elisa Claps? Perché ci sono voluti tanti anni? Si è arrivati ad una condanna per omicidio? Nei confronti di chi? Sono solo alcune delle domande che ancora ruotano attorno al caso della giovane scomparsa a Potenza, in Basilicata, il 12 settembre 1993, trovata cadavere 17 anni dopo nel sottotetto della Chiesa della Santissima Trinità, a pochi passi dall’abitazione in cui viveva insieme alla famiglia. Ecco la sua storia.

La ricostruzione di come è stato ritrovato il corpo di Elisa Claps nel 2010

Quando il corpo di Elisa Claps fu trovato nel sottotetto della Chiesa della Santissima Trinità, dalla sua scomparsa a Potenza erano già trascorsi 17 anni. Lo storico parroco della chiesa, don Domenico Sabia, era morto due anni prima all’età di 84 anni, lasciando il posto a due “colleghi” più giovani: prima don Guy Noel Okamba, congolese; poi don Ambroise Atakpa, originario del Togo, in Africa.

Sarebbe stato il vice del secondo, don Wagno Oliveira E’ Silva, il 17 marzo del 2010, a chiamare i carabinieri, avvertendoli che nel corso di alcuni lavori di manutenzione della soffitta del luogo religioso gli operai avevano trovato un cadavere. Gli accertamenti avrebbero confermato che si trattava di quello della 17enne. La sua famiglia – che per anni si era battuta, invano, per entrare nella chiesa – sostiene da sempre che qualcuno dovesse già sapere.

Le ipotesi sono due: la prima è che sia stato Okamba, nel 2008, a scoprire il corpo. Questo perché durante la sua breve permanenza come sacerdote, all’interno della chiesa si sarebbero svolti importanti lavori di pulizia di alcuni ambienti, tra cui proprio il sottotetto, dal quale furono tolti anche tegole e materiali di risulta.

Il misterioso ruolo di don Wagno nel ritrovamento

La seconda ipotesi è che sia stato don Wagno a trovare il cadavere, ben prima del ritrovamento “ufficiale”. Lui stesso avrebbe ammesso di esserne venuto a conoscenza nel mese di febbraio. Agli inquirenti disse che a trovarlo erano state due donne delle pulizie (che hanno sempre negato) e che lui, dopo aver appurato che ci fosse per davvero, si fosse messo in contatto con l’arcivescovo, monsignor Agostino Superbo, per avvisarlo.

Se non fosse che, quest’ultimo, essendo impegnato, l’avrebbe “rimbalzato”, dicendogli che ne avrebbero parlato al suo ritorno, anche perché, al posto della parola “cranio” avrebbe carpito “ucraino”. A quel punto lui si sarebbe dimenticato della vicenda, fino a marzo. Una versione dei fatti che secondo molti non sta in piedi o che, quantomeno, è sospettosa.

È più probabile che all’interno della chiesa si sapesse già tutto e che lo stesso Sabia avesse coperto, per anni, l’accaduto. Non era un mistero, del resto, che fosse molto amico del padre di Danilo Restivo (anche se, dopo la sua iscrizione nel registro degli indagati, aveva negato di conoscerlo). Dopo essere venuto a conoscenza dell’omicidio, potrebbe aver deciso di coprirlo. Per questo non avrebbe mai permesso sopralluoghi mirati all’interno della chiesa.

Per questo non avrebbe meritato la targa che di recente gli è stata intitolata in uno degli spazi della struttura, riaperta al culto, dopo anni di chiusura, nonostante il dissenso della famiglia Claps. Restivo intanto è stato condannato a 30 anni per omicidio. Attualmente si trova in carcere in Inghilterra, dove è stato accusato e processato per il delitto di Heather Barnett, la sarta inglese trovata morta dai figli di 11 e 14 anni il 12 novembre 2002. Ne parlavamo in questo articolo: Danilo Restivo oggi: dove è detenuto, quanti anni di carcere deve ancora scontare e perché ha ucciso Elisa Claps?.