Nella prossima Legge di Bilancio si prevedono controlli più serrati sul pagamento delle imposte da parte dei lavoratori domestici: colf e badanti finiscono nel mirino del Fisco. Si tratta di una delle tante misure previste per contrastare il lavoro nero e l’evasione fiscale, nel pacchetto di interventi per l’avvio dell’operazione antievasione.

In realtà si tratta di una voce del tutto nuova quella inserita nelle misure volte alla lotta all’evasione fiscale. I controlli non sono rivolti a scovare grandi capitali nascosti, ma sono più che altro mirati ad evidenziare le violazioni perpetrate dai lavoratori domestici.

Chi sono i lavoratori domestici

I lavoratori domestici sono coloro che svolgono prestazioni dirette al soddisfacimento delle esigenze familiari del datore di lavoro e della sua famiglia. Rientrano nell’ambito dei collaboratori domestici:

  • Colf;
  • Badanti,
  • Baby sitter;
  • Dame di compagnia;
  • Cuochi;
  • Autisti;
  • Custodi e portieri;
  • Giardinieri e stallieri;
  • Maggiordomi.

Il lavoro domestico di tutti coloro che prestano il loro servizio per il funzionamento della vita familiare è disciplinato da una apposita normativa.
Come vengono assunti? Il lavoro domestico può essere formalizzato in due modi:

  • Con il libretto di famiglia dell’INPS;
  • Con l’assunzione tramite sottoscrizione di un contratto di lavoro.

Il rapporto di lavoro dei domestici, per rientrare nella sfera dei lavoratori subordinati deve essere continuativo e rispondere al bisogno personale del datore di lavoro.

Controlli antievasione su colf e badanti

Colf e badanti finiscono nel mirino dei Fisco. Nella bozza del Disegno di Legge di bilancio per il 2024 viene inserita una nuova disposizione che mira a verificare il corretto versamento delle imposte dirette, da parte dei lavoratori domestici assunti con regolare contratto di lavoro.

Ciò significa che si va ad introdurre la possibilità di avviare controlli mirati sui contributi versati dai datori di lavoro a favore di colf e badanti. Per il controllo dei dati, si sfruttano strumenti di verifica come, le banche dati dell’INPS e l’Anagrafe Tributaria.

Grazie alla banca dati dell’INPS e all’Anagrafe Tributaria si procederà al controllo incrociato sui nominativi dei lavoratori per verificare se e quanto è stato versato in rapporto al reddito percepito.

Inizialmente, si era anche considerata l’ipotesi di applicare ritenute Irpef ai datori di lavoro, ma è stato, poi, percepito come un adempimento troppo gravoso per le famiglie interessate.

Per conoscere maggiori dettagli, attraverso cui si materializzeranno effettivamente i controlli e la platea dei soggetti interessati, è necessario attendere la versione definitiva della Legge di Bilancio. Ancora ci vuole un po’ di tempo, in quanto l’iter parlamentare è molto lungo.

Evasione fiscale in aumento

Da una recente relazione del MEF sull’economia non osservata e sull’evasione fiscale e contributiva, sono quasi 8 miliardi di euro non dichiarati, tra quelli prodotti con il lavoro domestico, per oltre un miliardo di Irpef non versata. Il cosiddetto tax gap molto elevato ha spinto il Governo ad inserire anche i controlli incrociati per il versamento delle imposte da parte dei collaboratori domestici, nel più ampio piano di contrasto all’evasione fiscale.

Cos’è il tax gap? Si tratta della differenza tra quanto dovuto allo Stato e quanto realmente è stato versato.

Con il provvedimento, si spera che dalle banche dati dell’INPS possano emergere i contratti regolarmente registrati e i contributi versati dalle famiglie che hanno assunto lavoratori domestici. Incrociando i dati con le dichiarazioni dei redditi, si spera di garantire la corrispondenza tra quanto versato e il reddito effettivamente percepito.

Si stima che nelle collaborazioni domestiche si concentri il maggior lavoro irregolare, pari al 35,6% del totale. Una cifra considerevole e, di certo, non trascurabile. Bisogna considerare che se le attività di lavoro domestico fossero regolarizzate, il tasso di irregolarità scenderebbe considerevolmente.

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