Ci sono due indagati per la morte dell’86enne Enrica Bensi, aggredita e uccisa da un pitbull a Corana, in provincia di Pavia: si tratta della proprietaria del cane e del nonno 74enne. L’ipotesi di reato è di omicidio colposo: con la mancata sorveglianza dell’animale avrebbero provocato la morte dell’anziana, uscita per andare a passeggio.
Indagati in due per la morte di Enrica Bensi, uccisa da un pitbull a Corana
Ciò che la Procura di Pavia sta cercando di capire è se il cane costato la vita ad Enrica Bensi, morta a Corana lo scorso sabato, fosse opportunatamente sorvegliato. Per questo, nelle scorse ore, due persone sono state iscritte nel registro degli indagati con l’ipotesi di reato di omicidio colposo. Un atto dovuto, per consentire agli inquirenti tutti gli accertamenti del caso.
Si tratterebbe della proprietaria del cane, una 24enne residente a Silvano Pietra, e il nonno 74enne, a cui l’animale sarebbe sfuggito. Era stato lui, attorno alle 10.30 del 20 ottobre, ad aprire il cancello dell’abitazione adiacente a quella della vittima, appartenente al figlio, padre della 24enne, facendo sì che il pitbull uscisse per strada e aggredisse l’anziana.
Il tutto in pochi minuti: una volta libero, il cane si sarebbe scagliato – a gran velocità – contro l’86enne, azzannandola alle gambe e al collo, fino a provocarle una violenta emorragia. All’arrivo dei soccorritori le sue condizioni sembravano stabili. Alla fine, invece, non ce l’aveva fatta. Il cane, prontamente recuperato, era stato affidato al servizio veterinario di Ats Pavia e messo sotto osservazione. C’è già chi parla di “abbattimento”, ma le associazioni animaliste non ci stanno.
L’appello delle associazioni animaliste: “No all’abbattimento!”
Nell’esprimere la propria vicinanza alla famiglia della vittima per la tragica scomparsa di Enrica, l’Aidaa (Associazione italiana difesa animali e ambiente) aveva rivolto un appello alle autorità, chiedendo loro di evitare di abbattere il cane coinvolto nell’aggressione e di avviarlo, piuttosto, verso “un percorso di riabilitazione”.
Stiamo valutando di denunciare i proprietari del cane per il reato di omessa custodia dell’animale come causa di altro reato,
aveva spiegato. Secondo i suoi portavoci, in pratica, non dovrebbe essere il cane a pagare, ma coloro che lo avevano in custodia, per non averlo sorvegliato. Il padre della proprietaria, dopo essersi reso conto della fuga, aveva iniziato a corrergli dietro: quando aveva aggredito la signora, a mani nude aveva provato a fermarlo, purtroppo senza riuscirci.
Diversi i precedenti in Italia
Quella che ha coinvolto la povera 86enne non è l’unica vicenda simile registratasi in Italia: lo scorso agosto a Monza madre e figlio erano stati aggrediti, sempre da un pitbull, riportando gravi ferite alle gambe e alle mani. Qualche settimana prima a Genova era stata una bambina di 3 anni a finire al pronto soccorso per le lesioni riportate in seguito all’aggressione di un cane.
Sembra che stessero giocando quando, a causa di un gesto avventato della piccola, il pitbull – di proprietà del padre – si sarebbe scagliato con forza contro di lei, azzannandola alla testa. Era stato il tempestivo intervento della madre ad evitare la tragedia. Se non si fosse accorta in tempo di ciò che stava succedendo, la bimba avrebbe rischiato di morire.
È il motivo per cui, da anni, sempre più persone tuonano contro questa razza di cani, ritenendola pericolosa e quindi necessaria di più attenzioni. In effetti, per le loro proprietà morfologiche, i pitbull possono fare più danni di altri cani, quando aggrediscono. Fare in modo che le persone che li detengono debbano seguire regole più ferree potrebbe essere un modo per evitare gli attacchi, molte volte mortali. In questo articolo parlavamo delle norme inglesi al riguardo: Perché i cani American Bully sono stati vietati?.