Nella giornata di ieri si sono tenute in Argentina le elezioni presidenziali. Non grandi novità rispetto alle attese, con i due principali candidati che rinviano la battaglia al ballottaggio, programmato il 19 novembre. L’insediamento alla presidenza è previsto per il 10 dicembre.
L’esito delle urne parla chiaro e mostra grossomodo una suddivisione degli elettori per i due principali candidati: Javier Milei da un lato e Sergio Massa dall’altro. Il primo è un economista ultra liberale, divenuto noto nel corso della campagna elettorale per le sue radicali proposte di liberalizzazione. Il secondo è l’attuale ministro dell’Economia: due profili diametralmente opposti.
Elezioni in Argentina, Massa al 35,9% e Milei al 30,5%: tutto rinviato al ballottaggio
Il quadro che sta uscendo dalle elezioni presidenziali in Argentina non è ancora completo perché lo spoglio è in corso. Si è però giunti ad oltre due terzi delle schede già scrutinate e l’indirizzo è chiaro. A contendersi la presidenza sono Massa, che ha raccolto il 36,7% dei voti, e Milei, con il 30%.
Il vero ago della bilancia potrebbe essere Patricia Bullrich, conservatrice ed ex ministra della sicurezza, che ha ottenuto il 23,8%. Il suo dichiarato sostegno per un uno o per l’altro candidato, o in generale le sue indicazioni di voto rivolte a quanti l’hanno scelta nel primo turno, possono spostare gli equilibri nel corso del ballottaggio. Per la vittoria diretta, senza passare dal ballottaggio, era necessario almeno il 45% dei voti per un candidato. Oppure il 40% ma con un vantaggio di almeno 10 punti sul secondo.
Elezioni in Argentina: il paese sta attraversando una crisi economica senza precedenti
Le elezioni in Argentina arrivano in uno dei momenti più difficili della storia recente del paese. La crisi economica sta schiacciando l’economia del paese sud americano, la cattiva gestione finanziaria e del debito pubblico hanno fatto sì che l’inflazione toccasse valori a tre cifre, rendendo difficile qualsiasi normale attività: si è arrivati, infatti, al 170%, obbligando la Banca Centrale ad un innalzamento dei tassi fino al 133%.
Le proposte da parte dei due principali candidati sono opposte. Da un lato Milei ha promesso di abolire la banca centrale, rendere il dollaro moneta corrente (ora c’è il peso argentino, che si è enormemente svalutato) e tagliare drasticamente la spesa pubblica. Prima di essere un economista, forse, Milei è un vero e proprio personaggio mediatico, spesso associato a figure come Donald Trump e Jair Bolsonaro. Dall’altro lato c’è Massa, attualmente ministro e perciò già al governo: ha tagliato le tasse sul reddito per buona parte della popolazione ma senza toccare i tagli ai sussidi, che potrebbero portare danni piuttosto che benefici, come quello per l’elettricità e i trasporti.
Un dato da non sottovalutare riguarda la partecipazione degli elettori: l’affluenza al 74% è quella più bassa da quando l’Argentina è tornata alla democrazia dopo la dittatura. Fino ad ora il punto più basso era il 2007 con la presenza del 76,2% di argentini alle urne: in quel caso bastò il primo turno e a trionfare fu Cristina Fernandez. Il picco più alto di affluenza si ricorda invece nel 1983, la prima elezione democratica, con l’85,6% della popolazione arrivata a votare. In quel frangente trionfò Raul Alfonsin.