Tre esperienze personali per guardare oltre gli ostacoli e metterle al servizio degli altri. Al Teatro del Maggio Fiorentino si è svolta la seconda edizione di Next Generation Fest, l’evento della GenZ organizzato dalla presidenza della Regione Toscana e Giovanisì e finanziato dal ministro per lo Sport, Andrea Abodi. Giorgia Bellini, autrice e lifcoach impegnata nella lotta ai Disturbi alimentari; Gloria Chiocci, una delle principali esponenti del settore Edtech italiano, aiuta chi ha problemi i dislessia e Mirko Cazzato, fondatore del movimento “Mabasta” contro il bullismo. Li accomuna la capacità di ascoltare l’altro e di guardarlo partendo da noi stessi. Sono tre under 30 che raccontano come i social possono accorciare le distanze della sofferenza.

Tre giovanissimi raccontano i loro dolori e aiutano i coetanei

“Sono moltissimi i giovani oggi in Italia che soffrono di disturbi alimentari ma ancora insufficienti sono gli strumenti per aiutarli – dice Giorgia – Per questo ho deciso di fondare la piattaforma online Corabea e con una equipe di esperti, da psicologi, medici, nutrizionisti, cerchiamo di cambiare la vita a chi soffre”. Da un altro tipo di sofferenza, il disturbo specifico dell’apprendimento, è partita Gloria Chiocci che si è laureata in Comunicazione e storytelling e oggi lavora come Ux designer in una società di consulenza tecnologica, strategica e aziendale. “L’Ux Design – dice – si rivolge a tutti i bambini, con metodologie che non creano distinzioni ma inclusione, collaborazione e generano empatia”.

Mirko Cazzato, 21 anni, ha fondato il suo “Ma Basta” quando ne aveva 14 e tutto è nato dal racconto che una mattina in classe ha fatto il professore di informatica, sconvolto per una ragazza che aveva tentato il suicidio dopo essere stata vittima di bullismo. “Da quel momento – racconta Mirko – ho deciso che non potevo stare a guardare e ho intrapreso il progetto che si impegna a eliminare il bullismo in tutte le scuole d’Italia”. Ha creato una startup coinvolgendo trenta coetanei. “Anche i bulli hanno bisogno di aiuto non solo le vittime, perché anche loro stanno male” dice Mirko.

Stefano Bisi