Tempo di controlli di fine anno 2023 sui ricavi e su altri elementi per le partite Iva forfettarie. Con qualche mossa che consenta di risparmiare in tassazione, quale ad esempio quella di anticipare gli incassi per chi rientra nell’ultimo anno della flat tax al 5 per cento. Mentre per chi dovesse aver ottenuto alti compensi e ricavi nel corso del 2023, la verifica da fare è quella del limite di 85mila euro del regime forfettario.

A seconda del regime adottato dalle partite Iva, i controlli da fare sono differenti. Adottando i necessari controlli si può arrivare a giocare d’anticipo rispetto agli altri liberi professionisti e lavoratori autonomi.

Per tutte le partite Iva, inoltre, un ulteriore controllo sui ricavi consente di poter adottare il pagamento del secondo acconto 2023 a rate, partendo dal versamento con scadenza il 16 gennaio 2024.

Partite Iva forfettarie: ecco quali controlli sui ricavi fare a fine 2023 e quali tetti di compensi

Con l’approssimarsi della fine del 2023, le partite Iva a regime forfettario sono chiamati a determinati controlli, in particolare sui ricavi. Infatti, per le partite Iva forfettarie c’è un doppio tetto di ricavi da rispettare, fissato dalla legge di Bilancio 2023. La scorsa Manovra aveva alzato il tetto dei ricavi per l’applicazione del 15 per cento di flat tax (il 5 per cento per i primi cinque anni dall’apertura della partita Iva), da 65mila a 85mila euro.

Questo limite determina la possibilità di permanere nel regime forfettario anche nell’anno successivo. Ciò significa che il professionista che abbia conseguito fino a 85mila euro di ricavi e di compensi nel 2023, conferma la sua permanenza nel regime forfettario nel 2024 senza dover far nulla.

Partite Iva, chi perde il regime forfettario a fine 2023?

Il secondo limite è quello dei 100mila euro di ricavi e di compensi. Superati gli 85mila euro ma non i 100mila euro, si perde la possibilità di rimanere nel regime forfettario, ma solo dall’anno successivo a quello al quale i ricavi e i compensi si riferiscano. Se, invece, si superano i 100mila euro di ricavi e di compensi, la perdita del regime di flat tax al 15% avviene da subito, con effetti retroattivi di perdita del regime stesso.

In caso di superamento dei 100mila euro di ricavi, il lavoratore autonomo deve, fin da subito e anche nel corso dell’anno stesso in cui i compensi si siano verificati, cambiare regime e calcolare e pagare l’Imposta sul valore aggiunto (Iva). L’applicazione dell’Iva deve avvenire fin dall’operazione che abbia determinato il superamento del tetto dei 100mila euro.

Cosa fare se si è nell’ultimo dei cinque anni di flat tax 5%?

Un ulteriore controllo che occorre fare per le partite Iva che siano all’ultimo dei cinque anni di flat tax al 5%, è quello di poter anticipare degli incassi al 2023 in modo da tassarli all’imposta ridotta anziché all’ordinaria del 15%. Vige il principio di cassa e l’imposta maggiore scatterebbe al 1° gennaio 2024.

Partite Iva forfettarie controlli per pagare il secondo acconto il 16 gennaio 2024

Infine, tutte le partite Iva devono controllare i propri ricavi ottenuti durante l’anno per la possibile applicazione della novità introdotta dal governo di Giorgia Meloni, ovvero quella di pagare a rate il secondo acconto che scade il 30 novembre 2023. In vista della scadenza, quindi, si può posticipare il pagamento purché i ricavi e i compensi non eccedano i 170mila euro.

A tal proposito, la seconda rata si può rateizzare in cinque mensilità a partire dal 16 gennaio 2024. Le rate vanno pagate sempre entro il 16 del mese. Inoltre, la partita Iva può decidere di pagare tutto il secondo acconto in un’unica soluzione, entro il 16 gennaio 2024.