Zucchero “Sugar” Fornaciari ha acceso la musica alla Festa del Cinema di Roma con il film sulla sua vita, un’opera che affronta la sua carriera dando particolari spunti e riflessioni sui difficili inizi. In un’epoca in cui la fruizione musicale è cambiata e per i ragazzi c’è più facilità di arrivare il cantautore si spende comunque in preziosi consigli ai microfoni di TAG24 sul red carpet della Festa del Cinema di Roma.
Zucchero “Sugar” Fornaciari la video intervista sul red carpet per il film
Zucchero “Sugar” Fornaciari a TAG24 parlando sul red carpet della Festa del Cinema di Roma del suo film manda un messaggio ai giovani che sognano di emergere nella musica e che cercano un’opportunità: “Spero che arrivi il messaggio che ci vuole costanza, ci vuole tenacia e credere in sé stessi anche se non ti stimi. Se hai qualcosa dentro di te che gira vedrai che prima o poi arriva”, mentre sull’industria della musica di oggi in cui non si riconosce molto chiosato sorridendo: “È cambiato tutto abbastanza repentinamente… Cosa cambierei? Tutti i dirigenti discografici”.
Le parole alla Festa del Cinema, il ringraziamento ai tanti colleghi nel film
Zucchero in precedenza si era raccontato in un incontro con la stampa, definendo questo progetto molto impegnativo: “Per me è un’esperienza nuova e non sapevo quanto sarebbe stato faticoso realizzarla. Volevo che non fosse solo celebrativo e ci fosse più Adelmo rispetto a Zucchero”. Sulla sua infanzia continua: “Ero Un ragazzino sradicato e portato dalla provincia in Versilia dove non mi sono mai ambientato nonostante abbia conosciuto lì mia moglie. Ogni tanto ho dei pensieri malinconici, probabilmente fa parte di me e per questo sono stato sempre attratto dal blues”.
Zucchero poi lancia un avvertimento: “La malinconia non deve diventare depressione, sennò diventa dura. Francesco De Gregori ha colto la tribolazione dentro di me nelle parole pronunciate nel film. Il paesino dove vivevo da giovane aveva solo una cooperativa comunista e la chiesa, io sono cresciuto suonando l’organo e facevo il chierichetto crescendo dunque tra sacro e profano. Non mi sono ritrovato quando sono dovuto andare via”. Il cantautore però ha parole al miele per tutti i grandi artisti che hanno voluto partecipare a questo omaggio per la sua vita e carriera: “Devo dire che le testimonianze dei miei colleghi sono state anche troppo generose, non sono stati forzati ma vogliosi di parlare di me”.
Zucchero si sofferma sugli esordi e le difficoltà nel fare musica: “Mi sono chiesto come avessi fatto a fare tutto questo. Nel mio caso la tenacia è stata un’esigenza. Fare il musicista e vivere decorosamente è più che sufficiente, non pensavo che un giorno avrei potuto fare un disco. I primi 10 anni erano stati molto duri perché pensavano non avrei mai funzionato. Avevo una famiglia senza una lira. Le ho provate tutte, finché non è venuta l’ultima spiaggia con il brano “Donne” mi ha permesso di fare un altro disco. C’è anche una componente di fortuna che purtroppo però non mi sono mai goduto. Senza una donna era nata quasi per gioco. Quando avevo successo stavo male, oggi sto molto meglio”
Critica ancora una volta l’industria musicale spiegando di non seguirne gli schemi: “Non ho mai seguito le regole del music business di fare un album e aspettare due anni o fare una tournée, io prendo spunto da Eric Clapton che suona perché la priorità per me ora che la discografia soffre per Spotify è il live. Il mio calendario è sempre aperto”.