Quando il dolore mestruale può essere legato a gravi patologie? Spesso il ciclo mestruale è accompagnato da fastidio fisico e dolore. In alcuni casi però questo malessere può risultare molto più acuto del normale.
Non bisogna perciò sottovalutare i segnali che il corpo ci sta mandando perché una fase più dolorosa durante il ciclo mestruale può identificare una patologia grave.
La dismenorrea è il termine medico per indicare l’ampia gamma di dolori e fastidi durante il ciclo mestruale. La sua manifestazione più frequente è lo spasmo della parte più inferiore dell’addome.
Le fitte possono poi coinvolgere anche schiena e cosce. L’entità del dolore varia da donna a donna e anche la sua durata può cambiare non solo per il singolo soggetto ma anche in funzione dell’età.
Nella fisiologica e naturale fase di ciclo mestruazione, la contrazione della parete uterina comprime i vasi sanguigni producendo così una temporanea interruzione dell’afflusso sanguigno e di ossigeno all’utero.
Proprio la mancanza di ossigeno fa sì che il tessuto uterino rilasci alcune sostanze chimiche che inneschino la sensazione dolorosa e al contempo una famiglia di acidi chiamata prostaglandine che aumenta la contrazione muscolare.
Tuttavia quando il dolore è notevolmente intenso potrebbe essere scatenato da alcuni meccanismi secondari e può essere un importante campanello di allarme legato a patologie.
Quando il dolore mestruale può essere legato a gravi patologie: le malattie associate
Un intenso dolore mestruale può dipendere da malattie preesistenti. Questa circostanza prende il nome di dismenorrea secondaria e deve essere sottoposta all’attenzione di un medico specialista.
La patologia più frequente associata ad un acuto dolore mestruale è l’endometriosi. La mucosa che riveste internamente l’utero arriva a coinvolgere anche le tube di Falloppio o le ovaie provocando estremo dolore durante il ciclo.
Più grave è invece il caso di fibromi. In questo caso l’eccessivo dolore in fase mestruale è causato dalla presenza di forme tumorali non cancerose che si sono sviluppate nell’utero. Questa condizione porta anche ad un flusso abbondante.
Infiammazioni batteriche della zona pelvica, della parete dell’utero, delle tube di Falloppio e delle ovaie possono poi generare conseguenze molto gravi se non diagnosticate in tempo.
Da non sottovalutare anche l’adenomiosi, vale a dire l’ispessimento delle fibre muscolari del tessuto uterino.
I fastidi potrebbero anche essere determinati da malformazioni congenite, quali imene imperforato, atresia del canale cervicale, utero bicorne con corno non comunicante con la cervice o vagina doppia con emivagina non comunicante, ma anche dalla stenosi del canale cervicale acquisita a seguito di aborto settico.
L’eccessivo dolore infine può essere provocato da lacerazioni seguenti all’inserimento di dispositivi contraccettivi. In genere il dolore è limitato ai primi mesi successivi alla sua applicazione.
Come diminuire il dolore
Per attenuare il dolore mestruale si possono assumere antidolorifici già prima della prima perdita. È consigliato stimolare l’organismo con l’attività fisica e assolutamente smettere di fumare.
Se i fastidi sono solo di tipo fisiologico, si possono lenire gli effetti con l’applicazione di una fonte di calore come una borsa dell’acqua calda e esercitare un leggero massaggio sulla zona dolente.
Diverso è il caso della dismenorrea secondaria. Solo una volta eseguita una precisa diagnosi del problema che causa l’eccessivo dolore, l’équipe medica potrà elaborare una strategia terapeutica.
Nei casi più gravi potrebbe essere necessario anche un intervento chirurgico. Tuttavia questa strada è ritenuta la più estrema e viene percorsa solo nel caso in cui i trattamenti farmacologici non abbiano effetto.
Tra le operazioni chirurgiche troviamo l’isterectomia, cioè la rimozione dell’utero, e la miomectomia, ovvero la rimozione di fibromi uterini. Potrebbe infine essere necessario ricorrere ad un intervento al fine di rimuovere le porzioni di tessuto endometriale che cresce al di fuori dell’utero.