Legati con il nastro adesivo, quello che si usa per i pacchi, lasciati in una stanza isolata, nel seminterrato anche per diversi giorni. Sono questi i maltrattamenti denunciati in una struttura psichiatrica della provincia di Bologna. I Nas dei carabinieri hanno portato avanti le loro indagini a seguito della denuncia e oggi si è arrivati all’arresto della direttrice della struttura che è sottoposta alla misura cautelare nel suo domicilio.
Bologna, maltrattamenti in struttura psichiatrica: legati con nastro adesivo e lasciati nel seminterrato per giorni
Una struttura socio sanitaria che accoglie paziente che hanno bisogno di essere curati e seguiti e che vi arrivano con varie patologie e problematiche per ricevere attenzione e cure.
Al momento nella struttura psichiatrica di Bologna su cui si indaga per maltrattamenti, sono ricoverate circa dieci persone. Sarebbero proprio loro, gli ospiti, a ricevere trattamenti e ad aver subito una pratica che viene ritenuta irregolare dai Carabinieri dei Nas.
Il luogo della struttura in cui si sarebbero concretizzati i maltrattamenti sarebbe la cosidetta ‘camera morbida’. Una camera morbida è una stanza, prevista nelle linee guida per le strutture socio sanitarie per la cura di patologie psichiatriche, che viene adibita per gestire eventuali momenti di crisi acuta e di difficoltà problematica dei pazienti. Dovrebbe trattarsi di un ambiente isolato e protetto, in cui il paziente colpito dalla crisi possa trovare la migliore situazione possibile per gestire il suo malessere, ritrovando gradualmente la calma.
Nel momento in cui i Nas sono entrati per le loro verifiche, a seguito di una denuncia, nella struttura sanitaria, la ‘camera morbida’ approntata è sembrata subito non essere quell’ambiente tranquillo e protetto capace di ridare calma a un animo in tempesta.
La camera morbida nel seminterrato e gli ospiti legati per giorni: l’inchiesta
La cosiddetta ‘camera morbida’ della struttura psichiatrica che sorge nell’hinterland di Bolongna, è posizionata nel seminterrato dell’edificio. Ma al di là della posizione infelice, quel che ha fatto scattare le indagini e oggetto principale della denuncia querela, era ciò che avveniva dentro la camera morbida, il modo in cui veniva usata.
Nel locale posto al piano seminterrato della struttura di accoglienza socio sanitaria infatti, i pazienti venivano portati ad affrontare le proprie crisi ma, secondo alcune testimonianze sia dell’ex dipendente della struttura che ha sporto denuncia, sia di altre persone, il metodo scelto per riportare la calma ai pazienti assomigliava più a una durissima punizione che a una prescrizione terapeuta. In pazienti infatti, in tutto una decina di cui diversi minorenni, venivano portati nella ‘camera morbida’, legati con il nastro adesivo e lasciati lì nel seminterrato anche per diversi giorni di seguito. Inoltre, secondo i primi riscontri, il personale della struttura sarebbe ricorso alla ‘camera morbida’ anche in via preventiva, quindi anche in assenza di serie crisi dell’ospite o in presenza di crisi che però non erano di una gravità tale da giustificare il ricorso alla struttura.
Maltrattamenti in struttura psichiatrica: i provvedimenti del Gip
Il giudice per le indagini preliminari, una volta venuto a conoscenza degli elementi raccolti dai carabinieri del Nas e di Borgo Panigale nel corso delle loro indagini ha quindi stabilito per la direttrice della struttura psichiatrica indagata per maltrattamenti gli arresti domiciliari, e per cinque dipendenti della struttura ha invece deciso il divieto di avvicinamento ad alcune delle parti offese, ovvero gli ospiti che si ipotizzano siano stati così vessati. La ‘camera morbida’ al seminterrato è stata intanto sequestrata e le indagini andranno avanti per chiarire ogni altro lato della vicenda. Gli ospiti invece, dopo queste tante tribolazioni, fanno sapere i carabinieri, attraverso la Asl competente sono stati tutti prontamente ricollocati in altre strutture del territorio bolognese.