Mohamed Bazoum, presidente deposto del Niger, si sarebbe reso protagonista di una tentata fuga, sventata dai leader militari golpisti. A rivelarlo gli stessi autori del colpo di Stato nel Paese africano, una giunta militare guidata dal generale Abdourahamane Tchiani.
L’annuncio è arrivato dal portavoce dei golpisti, il generale Amadou Abdramane.
Intorno alle tre del mattino, il presidente deposto Mohamed Bazoum e la sua famiglia, i suoi due cuochi e due agenti della sicurezza hanno provato a scappare.
Tentata fuga del presidente deposto: l’obiettivo di Bazoum era lasciare il Niger
Secondo il generale, il piano di Bazoum e dei suoi compagni di fuga era quello di lasciare il Niger, a bordo di un elicottero “appartenente a una potenza straniera”. L’obiettivo della delegazione sarebbe stato quello di dirigersi in Nigeria. Ma la presunta fuga sarebbe fallita miseramente, con i principali sospettati che sono stati nuovamente arrestati.
Eletto dal popolo nel 2021, Bazoum era finito in manette lo scorso 27 luglio dopo la rivolta della guardia presidenziale. Nonostante la sua destituzione, ha sempre rifiutato di dimettersi ed è stato trattenuto nel palazzo presidenziale con moglie e figlio. La giunta non ha rivelato dove sia attualmente detenuto l’ex presidente dopo il suo secondo arresto.
Gli avvocati dell’ex presidente: “Accuse inventate”
Sulla vicenda sono intervenuti i legali del deposto ex presidente nigerino, parlando di “accuse inventate“. L’avvocato Mohamed Seydou Diagne, coordinatore della difesa, ha respinto al mittente le illazioni ponendo l’accento su come l’ex leader sia tenuto in isolamento.
È la nuova linea rossa della giunta che continua a violare i diritti fondamentali del nostro cliente.
Proprio gli avvocati di Bazoum, nelle scorse settimane, hanno annunciato di aver fatto ricorso contro l’arresto del loro assistito presso la giustizia nigerina e la corte di giustizia dell’Ecowas, la Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale.
Sulla vicenda si era espresso anche il nostro ministro degli Esteri Antonio Tajani, con la Farnesina che mantiene la sua posizione di favore verso la via diplomatica come strumento per risolvere la crisi.