Sulla scia del Fair Play Festival, abbiamo intervistato i vincitori della serata, in una lunga intervista con al centro le loro storie e vicende sportive

Il tema del Fair Play in Italia, intervista ai vincitori del “BCC Milano Fair Play Awards”: ecco le loro storie

Si è chiuso da poco il Fair Play Festival, evento dedicato ai principi del rispetto e della lealtà in cui sono stati assegnati i “BCC Milano Fair Play Awards”, intenti a celebrare gli episodi più significativi nell’ambito del fair play. Sulla scia di questo evento, abbiamo intervistato i vincitori della serata, in una lunga intervista con al centro le loro storie e vicende. Il primo premio è andato alla Polisportiva Scherma Bergamo. L’episodio premiato riguarda Mariaclotilde Adosini. Durante la gara di spada femminile tenutasi a Beauvais per la Coppa del Mondo Under 20, la protagonista è tornata in pedana e ha ripetuto sulla pedana il finale della sua vittoria. Il tutto, dovuto a un errore arbitrale in cui le erano stato assegnato due stoccate invece di una. Le chiediamo quindi cosa ha provato a vedere la sua storia premiata e cosa ha provato nel sentire le altre:

Sono stati molti gli eventi emozionanti della serata, a partire dal racconto delle altre storie di fair play molto toccanti che sono riuscite a farmi commuovere. Sicuramente un altro momento di grandi emozioni è stata la consegna del premio del tutto inaspettato viste anche le altre storie
ricche di significato.

Questo è quanto dichiarato da Mariaclotilde Adosini a ridosso della vittoria del primo premio. Un’emozione condivisa anche dagli altri due vincitori della serata, ovvero i ragazzi della Bee Strong SSD – Corona Ferrea Crossfit Brugherio – nella nostra intervista rappresentati da Sara Nicolis – che hanno vinto il secondo premio, per aver offerto per un anno un corso di Crossfit gratuito a persone con disabilità. Tra le persone che hanno partecipato al corso, c’è la storia di Elena. La ragazza, successivamente ha vinto la medaglia d’argento alle competizioni di Crossfit per disabili di Barcellona. Alla luce del premio vinto, abbiamo chiesto alla Nicolis che consigli concreti darebbe ai giovani atleti che stanno appena entrando nel mondo dello sport:

Di credere sempre nei propri sogni e giocare sempre pulito. Quello che mi aveva attirato del Fair Play Festival era appunto l’accento sul giocare pulito e sull’ inclusione, cosa che al giorno d’oggi non è proprio scontata. Anzi, si calpesta tutto e tutti per arrivare al proprio obiettivo. Insegnare ai ragazzi che esiste un’etica prima di ogni cosa oggi è fondamentale.

“Rispetto di regole, avversari, arbitri”. Su questi principi, esposti da entrambi nella nostra intervista, si basa il fair play per Alberto Perego e Giulio Struga, rispettivamente allenatore e giocatore dell‘ASDO Baskin Carugate, che hanno conquistato il terzo premio del Fair Play Festival. Giulio si allena da un anno con questa società, e ciò – avendo Giulio, a causa di un intervento, la vista e la mobilità degli arti inferiori ridotte – ha creato una nuova disciplina riconosciuta dal Comitato Paraolimpico. Chiedo poi ad Alberto se riguardo il Fair Play, ha avuto dei modelli, delle persone lo hanno spronato?

“Sono tanti gli esempi, in vari sport, che possono essere considerati come modello fair playper ultimo in ordine di tempo Gigi Datome


All’allenatore dell’ASDO Baskin Carugate chiedo inoltre a che punto è secondo lui il concetto di Fair Play nello sport italiano e con quali iniziative concrete possiamo mantenere Fair Play al centro dell’attenzione?

“Ci sono eventi che promuovono il concetto ma forse hanno poca evidenza nelle comunicazioni di massa.”

“Utilizzare tv e social per diffondere minispot di eventi realmente accaduti.”

Il Fair Play in Italia oggi su cosa si basa? “Credere sempre nei propri sogni e giocare sempre pulito.

Credere sempre nei propri sogni e giocare sempre pulito. Quello che mi aveva attirato del Fair Play Festival era appunto l’accento sul giocare pulito e sull’ inclusione, cosa che al giorno d’oggi non è proprio scontata. Anzi, si calpesta tutto e tutti per arrivare al proprio obiettivo. Insegnare ai ragazzi che esiste un’etica prima di ogni cosa oggi è fondamentale.


Queste la parole di Sara Nicolis dopo la vittoria del premio. Le chiediamo allora quali sono i valori presenti per lei nella parola “Fair Play”:

Il valore di aver dato tutto senza giocare sporco. Andare a casa con la coscienza pulita è molto più importante di un risultato.”

E i tuoi modelli di Fair Play quali sono?

“Credo che onestà ed empatia siano cose che vadano insegnate da quando si è piccoli e non solo nello sport, ma nella vita di tutti i giorni. Famiglia educatori, insegnanti, fanno tutti parte di questi modelli educativi.


Chiudiamo la nostra intervista chiedendo anche a Sara Nicolis e Mariaclotilde Adosini lo “stato di salute” del Fair Play nello sport italiano. La prima risponde che:

Purtroppo a mio avviso c’è ancora parecchio lavoro da fare, perchè viene sempre premiato il risultato piuttosto che l’impegno. 

Sostenendo eventi e progetti sportivi che non abbiano come focus principale il risultato finale o il portare profitto economico alla società sportiva, ma che siano d’esempio alle future generazioni.

Mariaclotilde Adosini, sulla questione dello stato del fair play in Italia, ammette che “Secondo me lo sport italiano porta avanti al meglio il concetto di fair play, basti guardare a quanti esempi possiamo trovare; ovviamente come in qualsiasi cosa si può sempre migliorare“, mentre riguardo i suoi modelli dice:

Fin da piccola ho avuto dei modelli, i miei genitori, che mi hanno sempre insegnato dei valori importanti. Un’altra persona che ho preso come modello è sicuramente il mio maestro Francesco Calabrese che trasmettendomi i valori della scherma mi ha insegnato anche dei valori di vita. Come lo sono stati i miei professori nel mio ciclo di studi, ma vorrei citare anche come modello un filosofo il cui pensiero mi è rimasto nel cuore insieme alla sua legge morale, Immanuel Kant. “Il cielo stellato sopra di me, e la legge morale dentro di me ” (I. Kant, Critica della ragion pratica)

E i consigli da dare ai giovani atleti?

Il primo consiglio che darei ai giovani, che seguo anch’io ancora oggi, è quello di divertirsi in tutto ciò che si fa, facendosi trasportare dalla passione che li ha portati a fare quello sport; condividendo tutto questo con i propri amici. Traendo l’insegnamento che lo sport come sana
disciplina può donare.