Il procuratore generale della Cassazione Simone Perelli ha chiesto la conferma delle condanne emesse in secondo grado per i 4 imputati dell’omicidio di Desirée Mariottini, consumatosi a Roma nella notte tra il 18 e il 19 ottobre 2018. E ha così sollecitato il rigetto dei ricorsi presentati dalle difese. La decisione è attesa per la serata di oggi, 20 ottobre.
Omicidio di Desirée Mariottini a Roma, chiesta la conferma delle condanne per i 4 imputati
A processo per la vicenda sono finiti quattro uomini, tutti di origine africana: Mamadou Gara e Yousef Salia, già condannati all’ergastolo, Brian Minthe, condannato a 27 anni e Alinno Chima, a 24 e mezzo. Sono accusati di aver ucciso la 16enne, originaria di Cisterna di Latina, dopo averla violentata e averle somministrato un mix di droghe in uno stabile abbandonato di via dei Lucani, a San Lorenzo.
I fatti risalgono alla notte tra il 18 e il 19 ottobre 2018. Desirée Mariottini si trovava in compagnia di un’amica quando, stando a quanto ricostruito in seguito, sarebbe stata attratta in una trappola dai suoi aggressori, finendo nell’edificio, frequentato da persone poco raccomandabili. Lì i quattro – incastrati dai racconti di vari testimoni – l’avrebbero drogata, rendendola inerme e poi ne avrebbero abusato a turno, fino a provocarne la morte.
Erano stati tratti in arresto qualche giorno dopo e portati in carcere. Secondo il giudice che ne aveva convalidato il fermo avrebbero agito “con pervicacia, crudeltà e disinvoltura”, non mostrando alcun pentimento per l’accaduto. Tre di loro, con precedenti per spaccio, erano irregolari, sul territorio italiano. Il quarto, fuggito dopo l’aggressione, era stato rintracciato a Foggia e arrestato in flagranza di reato, perché trovato in possesso di oltre 10 chilogrammi di marijuana.
Il rinvio a giudizio per omicidio volontario, violenza sessuale di gruppo e cessione di sostanze stupefacenti era arrivato per tutti nel 2019. Dopo le sentenze dei primi due gradi di giudizio, tocca ora alla terza. Il procuratore generale della Cassazione di Roma ha chiesto di confermare le precedenti condanne e rigettare il ricorso presentato dalle difese al termine del processo d’Appello.
A 5 anni dai fatti le strazianti parole della madre di Desirée e i tentativi di rivalutare il quartiere della “malamovida”
Pochi giorni fa, in occasione del quinto anniversario della morte della 16enne, la madre era tornata a parlare di lei pubblicamente, raccontando ciò che ricorda della terribile sera in cui i 4 imputati le portarono via la figlia.
Sono passati cinque anni […]. Sono una madre divisa tra cielo e terra. Non riesco più a vedere i telegiornali, mi è difficile andare a Roma anche solo per una visita. Non conoscevo il quartiere San Lorenzo, sapevo solo che si trovava vicino Termini. Ora mi fa male solo nominarlo perché la mia Desy lì è morta,
ha dichiarato ai microfoni di Vanity Fair. Ciò che spera è che sul caso della figlia sia almeno fatta giustizia. Il 18 ottobre scorso ha preso parte alle celebrazioni tenutesi a Roma in ricordo di Desirée. Per l’occasione il sindaco, Roberto Gualtieri, era tornato a promettere massicci progetti di riqualificazione per il quartiere, che ormai è noto ai più per la “malamovida”. In via dei Lucani, ha detto, aprirà una sorta di “parco”, con spazi per gli artigiani locali e aree dedicate allo sport.
Un cambiamento necessario, per evitare che vicende del genere possano ripetersi. All’evento – durante il quale è stata anche inaugurata una panchina rossa (contro la violenza sulle donne) in memoria della giovane – era presente la madre di Pamela Mastropietro, uccisa in circostanze simili all’età di 18 anni a Macerata.
Nel seguente articolo ripercorrevamo l’intera vicenda: Pamela Mastropietro, storia della 18enne uccisa e fatta a pezzi a Macerata da Innocent Oseghale. Una vicenda che aveva sconvolto l’opinione pubblica, conclusasi con una condanna all’ergastolo per l’unico imputato che, aproffittando delle sue condizioni di difficoltà, l’avrebbe violentata e poi uccisa, sempre nel 2018.