Nella manovra di bilancio una cifra compresa tra i 150 e i 180 milioni sarà destinata a finanziare un bonus per sostenere i costi per gli asili nido a partire dal secondo figlio in poi.

La misura, fortemente voluta dal governo di Giorgia Meloni, non convince però diversi osservatori che fanno notare come l’esecutivo intervenga sul tema degli asili nido mancando di avere una visione più ampia della reale situazione dei servizi prescolastici offerti alle famiglie italiane.

A denunciare questa incoerenza è, peraltro, anche Stefano Bandecchi, per il quale questo intervento non avrà alcuna efficacia nel risolvere il fatto che «non vi sono nascite».

Affrontare il problema della denatalità italiana, secondo il coordinatore nazionale di Alternativa Popolare, significa considerare che «mancano le condizioni di lavoro opportune per le mamme» che troppo spesso per affrontare la maternità sono costrette rinunciare alla loro vita professionale e alla loro indipendenza economica.

Ma non solo: intervenire con dei bonus per il pagamento delle rette degli asili nido ignora, secondo il sindaco di Terni, la dura realtà della mancanza di questi servizi in tante parti di Italia e specialmente nel Mezzogiorno.

Manovra, Bandecchi: “Il governo vara il bonus per gli asili nido ma ignora che in Italia queste strutture sono insufficienti”

Il bonus per gli asili nido previsto in Manovra «dal secondo figlio in poi» non convince dunque Stefano Bandecchi per più di una ragione. Nonostante il sindaco di Terni sia infatti lieto del fatto che finalmente il tema del contrasto alla natalità sia al centro del dibattito politico, non è possibile secondo Bandecchi non notare come «il problema sia un altro, e ben radicato».

La denatalità del nostro Paese, infatti, deriva da più fattori che non possono essere risolti con misure spot come i bonus. Come nota Bandecchi, infatti, se in Italia non ci sono nascite è perché mancano tutte quelle condizioni che rendono possibile l’immaginare una famiglia.

L’assenza di parità nel mondo del lavoro e la carenza di una rete di strutture e servizi adeguati sul territorio rendono infatti impossibile per una giovane donna l’immaginare di diventare mamma, a meno di rinunciare alla sua professione e alle sue legittime aspirazioni.

Bandecchi: “Intervenire sulla natalità significa avere una visione di insieme. Dal Governo solo propaganda»

L’investimento di circa 150 milioni – o più – è dunque per Bandecchi inefficace se concepito da solo. Secondo il coordinatore nazionale di Alternativa Popolare, infatti. «il Governo Meloni sta facendo una discreta campagna propagandistica sulla manovra» pensando di risolvere un problema così complesso con bonus isolati e mal concepiti.

Per rilanciare la natalità occorrerebbe, infatti, «un ripensamento di tutte le politiche familiari». Non è una manovra di bilancio «tra l’altro priva di moltissime misure utili», come sottolinea Bandecchi, a poter cambiare le carte in tavola.

In un Paese dove è ancora così forte lo squilibrio tra uomini e donne nel mondo professionale, nota il sindaco di Terni, «sembra quasi un esercizio di stile e comicità rendere gratis l’asilo nido per un secondo bambino, quando è difficile averne anche solo uno».

Non solo: nel momento in cui nel territorio italiano non vi è uniformità di servizi – in alcune zone del Mezzogiorno gli asili esistenti non bastano a coprire la domanda, costringendo le mamme a dover rimanere a casa – che senso ha investire per pagare delle rette per servizi spesso inaccessibili? Mistero.

Bandecchi: “Cambiare la rotta per le nuove generazioni è possibile, basta avere il coraggio di ripensare il sistema”

Cambiare la rotta, soprattutto per le nuove generazioni che non riescono a investire sul loro futuro familiare, è possibile con i giusti investimenti. Il tema, secondo Bandecchi, è avere coraggio di ripensare tutto il sistema.

Se la natalità è davvero una priorità per il Paese – e certamente lo è, come denunciato da tempo dal sindaco di Terni – le modalità potranno essere trovate. Se si continuerà così, invece, intervenendo non guardando le reali esigenze del Paese, allora si condannerà l’Italia al tramonto demografico e al collasso.