La Corte di Cassazione ha confermato l’ergastolo per Tony Essobti Badre, il patrigno del bambino di 7 anni ucciso a bastonate a Cardito, in provincia di Napoli, il 27 gennaio 2019. A processo per la vicenda era finito insieme alla compagna, la mamma della piccola vittima, che ora dovrà comparire di nuovo davanti alla Corte d’Assise d’Appello: così ha stabilito il giudice di terzo grado, annullando – per il momento – la condanna all’ergastolo che anch’essa aveva ricevuto.
Bambino ucciso a bastonate a Cardito: la ricostruzione della fatale aggressione
Si chiamava Giuseppe Dorice e aveva 7 anni, il bambino ucciso dal patrigno Tony Essobti Badre nel gennaio 2019. È successo a Cardito, in provincia di Napoli. Stando a quanto ricostruito nel corso delle indagini, l’uomo avrebbe riempito il piccolo e la sorellina di calci, morsi e bastonate, provocando la morte del primo e il grave ferimento della seconda, salvata dai soccorritori.
Da tempo era violento con i figli della compagna, Valentina Casa: dopo essersi trasferito a casa loro, aveva preso a picchiarli ripetutamente. Dalle testimonianze è emerso che i due bambini erano spesso ricoperti di lividi e ferite e che la loro igiene personale era praticamente assente. Vivevano nel degrado, abbandonati a loro stessi e menati, senza che la loro mamma facesse niente per metterli al sicuro.
Una vicina di casa ha raccontato che il 25 novembre 2018, qualche mese prima che Giuseppe morisse, i due bambini erano stati lasciati fuori casa e le avevano chiesto una mano per rientrare. Quando lei si era proposta di chiamare i genitori, loro le avevano risposto in coro: “Mamma sì, Tony no“. Insomma, i segnali che qualcosa non andasse c’erano tutti.
Lo stesso novembre la bambina era andata a scuola con un labbro gonfio, raccontando alle maestre di essere caduta mentre giocava con il fratello; un’altra volta si era presentata con una fasciatura all’orecchio. Le insegnanti, preoccupate, avevano messo in guardia il dirigente scolastico, ma lui non aveva fatto nulla. Poi la violenta aggressione.
Sì all’ergastolo per il patrigno, no alla madre
Una volta arrestato, Tony Essobti Badre aveva ammesso le sue responsabilità, confessando di aver aggredito i due bambini perché, dopo aver fumato dell’hashish, era stato colto da un “raptus”, non riuscendo a fermarsi, come se il suo cervello si fosse “spento”. In primo grado era già stato condannato all’ergastolo per omicidio e tentato omicidio. Dopo la conferma della sentenza in Appello, la condanna è diventata definitiva in Cassazione.
Per la compagna il processo ha avuto un esito diverso: anch’essa condannata all’ergastolo, dovrà ora tornare davanti ai giudici della Corte d’Appello. Lo ha stabilito il giudice di terzo grado, annullando, per il momento, la precedente sentenza. È accusata di condotta omissiva: per anni avrebbe permesso all’uomo di essere violento con i figli, senza fare niente. Dopo l’aggressione fatale cercò addirittura di difenderlo.
La reazione dell’avvocato di parte civile
Nel commentare la sentenza, l’avvocato Clara Niola, legale dell’associazione Cam-Telefono Azzurro, costituitasi parte civile al processo, ha espresso “soddisfazione” per la decisione presa nei confronti di Badre e “amarezza” per l’annullamento dell’ergastolo nei confronti della madre dei due bambini. Quando la Corte depositerà le motivazioni potrà dire qualcosa in più e decidere se e come muoversi. Certo è che, secondo lui, la donna meriterebbe la stessa condanna del compagno, soprattutto dal punto di vista morale.
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