È possibile andare in pensione per chi non ha mai versato contributi? Pochi anni o senza accumulo contributivo, si può avere una rendita mensile dall’INPS? La struttura previdenziale italiana finanzia poche misure che permettono di ricevere un assegno mensile a fronte dell’assenza di contribuzione.
Se poi si tiene conto che per la pensione anticipata flessibile, nel 2023 sono necessari almeno 62 anni di età con un accumulo contributivo di 41 anni, si comprende che non tutti i lavoratori sono messi nelle condizioni di aver maturato 41 anni di contribuzione; molti non arrivano neanche alla metà, senza considerare un inasprimento delle condizioni per il 2024. Per questo si cercano strade alternative alla manovra di Giorgia Meloni, che riduce drasticamente l‘accesso agli ammortizzatori sociali e trattamenti previdenziali. Analizziamo nel dettaglio le possibilità di pensionamento per chi non ha mai versato contributi.
Che pensione prende chi non ha mai versato contributi?
Attualmente, i lavoratori che maturano 67 anni di età con 20 anni di contributi possono collocarsi a riposo tramite la pensione di vecchiaia. In alternativa, è possibile ritirarsi dal lavoro a 62 anni e 41 anni di versamenti, a condizione che tali requisiti vengano soddisfatti entro il 31 dicembre 2023.
Dal 2024 la misura Quota 103 viene dismessa e sostituita con la misura Quota 104, con un’uscita dal mondo del lavoro a 63 anni con 41 anni di contributi. Alla luce di queste brevi considerazioni, si comprende la sfiducia di chi non vanta sulle spalle una contribuzione tale da permettere il rilascio della pensione. Per questo motivo, cercheremo di capire cosa spetta a chi non ha mai versato i contributi.
Quanto prende di pensione una persona che non ha mai lavorato?
In linea teorica, un cittadino che non ha accumulato alcun montante contributivo non ha diritto al rilascio della pensione. Tuttavia, lo Stato interviene tutelando i cittadini che si trovano in queste condizioni. Per chi ha un montante contributivo di almeno 5 anni di versamenti effettivi perfezionati dal 1° gennaio 1996, spetta l’accesso alla pensione di vecchiaia al compimento dei 71 anni di età.
Il governo italiano ha appena rimodulato il Reddito di cittadinanza; la misura di contrasto alla povertà è stata sostituita dal Supporto per la Formazione e Lavoro e dall’Assegno di inclusione sociale.
Il sussidio resta attivo per le categorie fragili e meritevoli di tutela. Lo strumento come integrazione al reddito viene riconosciuto agli over 67 come pensione di cittadinanza, a condizione che vengano soddisfatti i requisiti di legge. Inoltre, i cittadini italiani e stranieri residenti in Italia in condizioni di necessità economica possono richiedere l’accesso all‘assegno sociale. Vediamo come funziona quest’ultimo strumento.
Assegno sociale
Conformemente alle spiegazioni fornite dall’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale (INPS), i cittadini italiani, comunitari ed extracomunitari con un reddito al limite della vivibilità possono richiedere l’assegno sociale.
Si tratta della possibilità di ricevere la vecchia pensione sociale, una prestazione economica riconosciuta dall’INPS alle persone che vivono in condizioni economiche disagiate, a patto che il reddito annuo prodotto rientri nei limiti previsti dalla legge. La natura assistenziale della misura rende irreversibile la rendita; inoltre, la prestazione non è esportabile all’estero, ma il beneficio viene riconosciuto solo a coloro che risiedono sul suolo nazionale.
Chi ha diritto di assegno sociale?
Possono richiedere l’accesso al beneficio economico diverse categorie di cittadini, tra cui:
- cittadini italiani;
- cittadini comunitari iscritti all’Anagrafe del comune di residenza;
- cittadini extracomunitari familiari di cittadino comunitario (articolo 19, commi 2 e 3, decreto legislativo 30/2007);
- cittadini extracomunitari titolari di permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo e ai cittadini stranieri o apolidi titolari dello status di rifugiato politico o di protezione sussidiaria.
Quale sarà l’importo della pensione sociale chi non ha mai versato contributi?
L’Assegno sociale è una prestazione economica pari a 503,27 euro per 13 mensilità. La normativa prevede la presenza di un reddito personale pari a 6.542,51 euro che diventa pari a 13.085,02 euro annui se il richiedente è coniugato. In base ai limiti reddituali di riferimento, il beneficiario ottiene l’assegno pieno o ridotto.
Inoltre, l’assegno sociale è condizionato dalla presenza di diversi requisiti, tra cui:”
- 67 anni di età;
- stato di bisogno economico;
- cittadinanza italiana e situazioni equiparate;
- residenza effettiva in Italia;
- requisito dei dieci anni di soggiorno legale e continuativo in Italia.
Che fine fanno i contributi versati quando non danno diritto a pensione?
Un quesito che, purtroppo, interessa molte persone, riguarda i problemi irrisolti legati alla presenza di contributi silenti, ovvero una contribuzione non utile ai fini della pensione e non rimborsabile. L’unica possibilità per non perdere i contributi silenti è quella di renderli utili ai fini del rilascio di un trattamento pensionistico, ricorrendo anche al riscatto dei contributi (se possibile).