Rivoluzione nei concorsi pubblici della scuola, dove arrivano le “quote blu”. Nel settore il gender gap è fortemente sbilanciato a favore della componente femminile per questo nella bozza del prossimo concorso per dirigenti scolastici è previsto un meccanismo che già fa discutere.

Scuola in arrivo le quote blu contro il gender gap “al contrario”

C’è un settore lavorativo in cui il gender gap è vistosamente a favore della componente femminile: si tratta del settore della scuola, ecco perché nei prossimi concorsi potrebbero già scattare le così dette quote blu, meccanismi di ribilanciamento per garantire pari accesso sostanziale a questi posti di lavoro del pubblico impiego.

Nel mondo della scuola infatti le donne che ricoprono il ruolo di docenti o dirigenti scolastici sono in numero di gran lunga maggiore rispetto agli uomini. Una maggioranza schiacciante che ha portato gli estensori della bozza del prossimo concorso per dirigenti scolastici a tenerne conto e a prevedere una clausola che si può sinteticamente definire “quote blu”, perché ha esattamente la stessa funzione che le “quote rosa” hanno avuto e hanno nei settori produttivi a maggioranza di addetti di sesso maschile: un meccanismo che renda la situazione più equilibrata tra i generi.

L’articolo 10 della bozza del bando di concorso per dirigenti scolastici prevede infatti che: “All’esito della procedura concorsuale,(…) a parità di punteggio complessivo (…), considerate le percentuali di rappresentatività di genere di ciascuna regione (…), che il titolo di preferenza sia in favore del genere maschile”.

Tale previsione, come sottolineano dal Ministero dell’Istruzione, discende direttamente dal decreto dello scorso 16 giugno contenenti nuove norme per l’accesso agli impieghi nella pubblica amministrazione e alle modalità di svolgimento dei concorsi.

Tra le nuove regole introdotte da tale decreto, il dpr n.82/23, c’è la previsione che nei bandi di concorso indetti per l’assegnazione di impieghi nella pubblica amministrazione si debba indicare la percentuale di generi rappresentata nel tipo di impiego, calcolata al 31 dicembre dell’anno precedente. Se la differenza fra impiegati di un genere e dell’altro risulta superiore al 30 per cento, nello scorrimento della graduatoria per le assunzioni di nuovi impiegati, a parità di titoli e merito, la preferenza sarà riconosciuta a favore del candidato appartenente al genere meno rappresentato. Nel caso più unico che raro della scuola, il genere sottorappresentato è, largamente, quello maschile, a cui quindi si stabilisce di riconoscere una preferenza in caso di parità di graduatoria tra candidati di generi diversi.

La previsione quindi, del tutto regolare, e figlia di tante battaglie per la parità sostanziale di genere nell’ottica di abbattere un gender gap che quasi ovunque è a svantaggio del genere femminile, nel mondo della scuola si ribalta, e le quote rosa diventano quote blu.

D’altronde, i numeri parlano chiaro. Secondo le statistiche di Tuttoscuola, nel 2022 in Italia le insegnanti donne nelle scuole italiane di ogni ordine e grado rappresentavano l’83% del corpo docente. Uno squilibrio che è evidente soprattutto al centro nord, dove gli uomini insegnanti sono davvero una rarità, essendo, sempre al 2022, uno su venti nelle scuole elementari, uno su cinque nelle scuole medie e uno su tre nelle scuole superiori in cui la figura dell’insegnante maschio ancora resiste, ma in termini sempre più residui rispetto ai numeri che si registravano 20 anni fa, quando gli uomini dietro le cattedre di licei e istituti tecnici rappresentavano il 41% del corpo docente, mentre ora la percentuale è scesa al 33%.

Se i professori di scuole medie e superiori sono da ritenersi una razza in via d’estinzione, quella dei maestri può dirsi già scomparsa dalle statistiche: alle elementari le maestre sono il 96% mentre nella scuola materna sono addirittura il 99%. Una fuga legata sicuramente anche agli stipendi non proprio considerati appetibili rispetto alle responsabilità e ai carichi di lavoro. E probabilmente, se non si affronta il tema della retribuzione, per far tornare gli uomini, che hanno accesso più semplice a campi ben più remunerativi, nelle scuole, non basteranno nemmeno le quote blu.