Sulle pensioni non ci sarà alcun aumento dell’età necessaria per l’uscita fino a tutto il 2026. Il meccanismo di calcolo del requisito anagrafico per le pensioni di vecchiaia (unitamente a quello contributivo che richiede almeno 20 anni di versamenti), rimarrà stabile ancora per altri due anni, il 2025 e il 2026. Si potrà continuare ad andare in pensione a 67 anni di età.
Per la terza volta consecutiva, complici anche gli anni di Covid, la speranza di vita è risultata negativa. Ciò determina la conferma dei requisiti anagrafici delle pensioni allo stato attuale. Attenzione però: anche se negativa, la speranza di vita non può determinare riduzioni dell’età minima di pensionamento, ma andare a “credito” per la rilevazione successiva.
Pensioni, nessun aumento di età fino al 2026: ecco i requisiti di uscita
Non ci sarà alcun aumento del requisito anagrafico delle pensioni di vecchiaia fino al 2026 secondo quanto confermato dall’Istat sulla speranza di vita degli ultra 65enni. Il meccanismo che determina i requisiti di uscita è quello dell’aspettativa di vita che è risultato negativo per il terzo biennio di seguito. Ragione per la quale, anche nel biennio 2025-2026 si continuerà ad andare in pensione a 67 anni di età, unitamente a 20 anni di contributi versati.
Il relativo provvedimento è il decreto ministeriale del 18 luglio scorso, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale numero 243 del 2023. Il requisito anagrafico non cambia (in aumento) dal 2019.
Speranza di vita e requisiti per la pensione
I requisiti anagrafici delle pensioni di vecchiaia, fissati dalla riforma Fornero, hanno determinato la crescita dell’età di pensionamento per il periodo successivo al 2012. Infatti, nel 2013 l’età minima di pensionamento era salita di due mesi, nel 2014 di quattro mesi e di cinque mesi nel 2019.
Per una strana coincidenza, il mancato aumento dell’età pensionabile ricade da quando il sistema di aggiornamento dei requisiti di pensione avviene ogni due anni. Ciò significa che, in caso di aumento, l’età sale più velocemente.
Peraltro, i cinque anni di continui incrementi del requisito anagrafico sono coincisi con il più che progressivo incremento dell’età di uscita delle donne che, dal 2019, escono alla stessa età degli uomini.
Pensioni aumento età per la vecchiaia, si continua a uscire a 67 anni
Rispetto alle vecchie simulazioni della speranza di vita necessaria per calcolare l’età della pensione, si assiste al risparmio di qualche mese. L’incremento che era dato quasi per certo nel nuovo biennio 2025-2026 dopo due periodi di mancato incremento, non si è verificato. Al contrario, l’Istat ha calcolato una riduzione di un mese. Tra il 2021 e il 2026 l’aspettativa di vita è scesa di quattro mesi.
Cioè nel calcolo della speranza di vita per chi ha già superato i 65 anni di età si vive meno. Tuttavia, nonostante la riduzione della speranza di vita, la legge non ammette sconti dell’età di uscita che rimane, al massimo, uguale a quella del periodo precedente. L’eventuale saldo positivo, in termini di speranza di vita diminuita, andrà a sottrarsi al calcolo del periodo successivo, determinando una riduzione dell’aumento dell’età di uscita o, nuovamente, lo stop alla crescita.
Requisiti necessari per andare in pensione e cosa succede se non si hanno 20 anni di contributi a 67 anni di età
Per effetto del calcolo Istat sull’aspettativa di vita, la pensione di vecchiaia rimarrà bloccata all’età di 67 anni fino al 31 dicembre 2026. I lavoratori che ricadano nel sistema contributivo puro (ovvero che hanno iniziato a lavorare dopo il 31 dicembre 1995), maturano il diritto alla pensione con almeno cinque anni di versamenti effettuati, ma devono attendere i 71 anni di età.
Lo slittamento di quattro anni rispetto ai 67 anni avviene quando non si hanno 20 anni di contributi versati. La legge di Bilancio 2024 eliminerà, tuttavia, il requisito della futura pensione di almeno 1,5 volte l’assegno sociale. Non sarà più necessario aver maturato un assegno pensionistico di almeno 755 euro circa.