Che fine ha fatto Raniero Busco? Andiamo a ripercorrere la storia dell’uomo che era fidanzato con Simonetta Cesaroni, quando quest’ultima fu uccisa nell’agosto 1990 e che fu condannato in primo grado per il delitto per poi essere assolto in appello.
Che fine ha fatto Raniero Busco?
Raniero Busco è stato definitivamente assolto dal processo per l’omicidio di Simonetta Cesaroni nel 2014 e quindi non è più considerato colpevole.
Dopo la sentenza di appello che ha portato alla sua assoluzione nel 2012, Busco ha raccontato la sua esperienza durante gli anni in cui è stato accusato, descrivendo quel periodo come “sospeso”. Attualmente, è sposato con Roberta Milletarì, che è stata una forte sostenitrice del marito, il quale ha sempre affermato con convinzione la sua totale innocenza e la sua completa ignoranza dei fatti avvenuti. Insieme, hanno due figli, Riccardo e Valerio.
L’arresto, la condanna e l’assoluzione
Le circostanze che circondano la morte di Simonetta Cesaroni sono avvolte nel mistero. Si sostiene che l’ultima persona a vedere Simonetta viva sia stata un uomo non identificato, che sembrava incutere timore in lei. Simonetta cercò di sfuggirgli, cercando rifugio nella stanza adiacente all’ufficio dove lavorava. Le uniche tracce di sangue che sono rimaste sono state trovate sulla maniglia della porta e sul telefono, da cui è sorta l’ipotesi di due possibili colpevoli: l’assassino e un complice che ha cercato di ripulire la scena del crimine.
Raniero Busco era il fidanzato di Simonetta all’epoca dell’omicidio ed è stato considerato uno dei principali sospettati. Nel gennaio del 2007, il suo nome è salito in cima alla lista dei sospettati quando sono state scoperte tracce di liquido biologico (anche se non è stato possibile determinare se fosse saliva o altro) sui vestiti di Simonetta. L’analisi del DNA, condotta due volte, ha identificato con certezza il DNA di Busco, che è stato quindi ufficialmente accusato dell’omicidio della fidanzata.
Tuttavia, queste prove non sono risultate sufficienti per trattenere Busco. Nel processo d’appello, le prove sono state considerate circostanziali, poiché il lavaggio dei vestiti di Simonetta ha sollevato dubbi sulla presenza del liquido biologico prima del delitto.
Le domande sulla colpevolezza di Raniero Busco sono rimaste irrisolte, compresa l’enigmatica lesione sul capezzolo della ragazza. Inizialmente, questa lesione era stata considerata il risultato di un morso umano, con i segni dei denti che sembravano corrispondere all’arcata dentale di Busco. Tuttavia, queste prove furono scartate dalla Corte, che stabilì che i segni non corrispondevano a quelli di un morso.
Nel processo d’appello concluso nel 2012, Busco è stato assolto, e questa assoluzione è stata confermata dalla Cassazione nel 2014, chiudendo il caso senza una soluzione definitiva.
Nel 2022, le indagini sull’omicidio sono state riaperte, portando alla luce nuove ipotesi e nuovi nomi, ma il mistero che circonda la morte di Simonetta Cesaroni persiste.