Le ultime notizie dal Medio Oriente riportano dei lavori in corso nei pressi di Rafah, dove si trova il valico che collega l’Egitto alla Striscia di Gaza. Sembrano sia all’opera dei macchinari per quanto riguarda la riparazione delle strade e far sì che gli aiuti umanitari possano transitare e arrivare all’interno del perimetro di Gaza. Da giorni la popolazione fa i conti con un’assenza di cibo, acqua e medicinali, oltre che elettricità e carburante.
Guerra Israele-Gaza: Rafah è l’unico valico non controllato da Israele
Il collegamento con l’Egitto tramite Rafah rappresenta l’unica via per chi risiede nella Striscia di Gaza di spostarsi. Solitamente è aperto ma le autorità egiziane lo hanno chiuso a seguito dell’intensificarsi dei bombardamenti tra Israele e Hamas.
Gli Stati Uniti, con Joe Biden in prima persona, si stanno muovendo per far sì che un accordo riguardo ad un corridoio per fornire gli aiuti umanitari venga trovata. Al momento sembra che la Casa Bianca, l’Egitto ed Israele abbiano concordato per il passaggio di 20 camion carichi di aiuti umanitari.
Guerra Israele-Gaza: la Striscia dipendeva dagli aiuti già prima del conflitto
Le Nazioni Unite sottolineano con la forza la necessità di essere tempestivi nell’invio degli aiuti umanitari per la popolazione di Gaza. È fondamentale non dimenticare, infatti, che gran parte degli oltre 2 milioni di persone nella Striscia di Gaza dipendevano da tempo, completamente o quasi, dagli aiuti umanitari, improvvisamente bloccati con l’intensificarsi del conflitto. Le stime delle Nazioni Unite parlano infatti di circa 100 camion di aiuti quotidiani ben prima della chiusura del valico e dell’escalation di violenze tra Israele e Hamas.
Al momento sono un centinaio i camion che aspettano di poter trasportare gli aiuti umanitari, tutti stazionati lungo il confine egiziano. Secondo dichiarazioni da parte della sicurezza statale, però, gli aiuti non dovrebbero arrivare a destinazione prima di venerdì, aggravando ulteriormente la pressione su Gaza, già al collasso.
Il supporto a Gaza potrebbe concretizzarsi anche attraverso la Turchia: il ministero della Difesa turco, infatti, ha ribadito la possibilità di un intervento dell’esercito per aiuti umanitari e permettere l’evacuazione dei civili. Questo comunicato arriva in risposta alla notizia di navi da guerra statunitensi nel Mediterraneo, ufficialmente per l’evacuazione dei civili. L’esercito turco, conclude il comunicato, è “in attesa di direttive e pronto ad assumere l’incarico.”
Nel frattempo questa mattina le autorità israeliane hanno fornito un aggiornamento del numero di ostaggi in mano ad Hamas, senza però fare distinzioni tra quanti siano civili e quanti militari. Si tratta in tutto di 203 persone, non 199 come dichiarato in precedenza. Nessuna specifica, inoltre, riguardo alle nazionalità.
Parallelamente, è atterrato in Israele il premier britannico, Rishi Sunak, che ha condiviso la posizione di Biden di ieri riguardo alla necessità di intensificare gli sforzi per gli aiuti umanitari. Ha ribadito, inoltre, la posizione di Londra al fianco di Israele e condannando l’azione di Hamas.
“La speranza è quella di ulteriori progressi nella fornitura cruciale di cibo, acqua e medicine. Condoglianze a Herzog per l’orrenda perdita di vite umane causata dal terrorismo di Hamas. Lo Stato ebraico ha il diritto di difendersi in linea con il diritto internazionale.”