Fu un caso di omicidio e non un semplice incidente, secondo i giudici, quello della bambina ucraina investita a Crotone il 20 marzo del 2022. Per la vicenda è stato condannato – al termine del processo con rito abbreviato – Giuseppe Pio De Fazio, oggi 19enne. Stando a quanto ricostruito dall’accusa, avrebbe messo sotto la bimba mentre era in braccio al fidanzato della cugina. Si era invaghito della ragazza, voleva “sbarazzarsi” del suo rivale in amore.
Fu omicidio il caso della bambina ucraina investita a Crotone: condannato un 19enne del posto
La Corte d’Assise del Tribunale di Crotone ha riconosciuto Giuseppe Pio De Fazio colpevole di omicidio volontario e lesioni personali. Nel marzo 2022 il giovane investì volontariamente un gruppo di ragazzi su una provinciale della piccola frazione di Cantorato. Era alla guida di un Fiat Doblò arancione: dopo averli superati aveva fatto inversione, tornando contro di loro ad alta velocità. La bambina, di 5 anni, era morta sul colpo. Il ragazzo che la portava in braccio, di 16, era rimasto ferito.
Una volta individuato, era stato fermato e trasferito in carcere: nel 2020, appena 18enne, aveva già commesso altri reati, guidando senza essere in possesso della patente. Prima, però, il padre aveva provato a “salvarlo”, addossandosi le responsabilità dell’accaduto, sostenendo che a bordo dell’auto incriminata ci fosse lui, al momento dei fatti.
Stando a quanto ricostruito dall’accusa, l’obiettivo del ragazzo sarebbe stato il 16enne con cui la bambina si trovava: il fidanzato della cugina, di cui anch’egli si era invaghito. Voleva “sbarazzarsi” del suo rivale in amore. Per questo, al termine del processo con rito abbreviato, la Corte lo ha condannato a 18 anni di carcere contro i 15 che l’accusa – rappresentata dal pm Alessandro Rho – aveva richiesto.
Oltre a scontare la sua pena (agli arresti domiciliari), dovrà anche risarcire con una somma di 300mila euro le parti civili, i familiari della piccola vittima. A Crotone erano arrivati qualche giorno prima, per sfuggire dalla guerra scoppiata in Ucraina dopo l’invasione della Russia: speravano di costruirsi un futuro migliore. Avevano dovuto fare i conti, invece, con la più terribile delle perdite.
Il caso di Anna Lucarini a Lucca
Il caso della piccola Taisiia Martseniuk aveva sconvolto l’opinione pubblica, locale e non. E a molti sarà tornato alla mente negli scorsi giorni, leggendo la notizia di Anna Lucarini, morta la sera del 9 ottobre 2022 a Pietrasanta, in provincia di Lucca, dopo che l’auto su cui viaggiava si era schiantata contro un albero, prendendo fuoco.
A oltre un anno dai fatti, negli scorsi giorni il sostituto procuratore Sara Polino ha fatto sapere che in realtà si trattò di un omicidio. La 58enne, vigilessa di professione, rimase coinvolta nell’incidente perché fu il marito, Daniele Mazzolini, a provocarlo. A confermarlo alcuni testimoni, che avrebbero visto i due litigare animatamente prima del tragico epilogo.
Con una manovra azzardata l’uomo, risultato ubriaco, si sarebbe lanciato ad alta velocità contro l’albero, senza neanche provare a frenare. Nell’impatto, violentissimo, l’auto si sarebbe incendiata, provocando la morte di Lucarini e profonde lesioni al marito. L’accusa contestatagli è di omicidio volontario aggravato.
Avrebbe compiuto l’estremo gesto per non “perdere” la moglie, con cui i rapporti, da un po’, si erano fatti tesi, tanto da portare lei ad invocare la separazione. Una decisione che lui non avrebbe potuto accettare. Una decisione che spinge sempre più uomini al massacro, come i molti casi di femminicidio registratisi negli ultimi mesi dimostrano. L’ultimo si è consumato a Cerreto d’Esi, in provincia di Ancona, dove Concetta Marruocco è stat uccisa dal marito Franco Panariello, già soggetto a restrizioni.