Appena appresa la notizia di Tonali invischiato nel caso calcioscommese, Paolo Gatti è tornato indietro nel tempo con la memoria. Lui, il suo primo allenatore alla Lombardia Uno, sa chi è Sandro. Un uomo, tempo fa un bambino, che ha da sempre fatto del lavoro e dell’impegno le sue due armi principali. Oggi la situazione è diversa, Sandro deve lottare contro il demone della ludopatia, che lo sta conducendo verso la probabile squalifica dal campo (si parla di 12 mesi più 6 di prescrizioni alternative, mentre per Fagioli l’accordo con la Procura Federale ha portato a 7 mesi più 5 di prescrizioni alternative).
Ma per mister Gatti questo non getta ombre sul Tonali professionista e persona, che “resta comunque un bravo ragazzo“. Ecco perchè all’ex allenatore della Lombardia Uno non sono andati giù i numerosi attacchi personali che il centrocampista sta ricevendo, definendoli “un gesto da vigliacchi“, così come spiegato in esclusiva a Tag24.
Calcioscommesse, l’ex allenatore di Tonali, Gatti, commenta la probabile squalifica del giocatore
Intervista a Paolo Gatti, primo allenatore di Sandro Tonali alla Lombardia Uno.
Mister, si aspettava che Tonali potesse prendere la strada della ludopatia?
“Assolutamente no, anzi. Lui era l’archetipo dell’atleta in età evolutiva, diametralmente opposto a ciò che gli è successo ora. Siamo lontani anni luce. Parliamo di un bambino, per come l’ho conosciuto io, precoce intellettualmente, già si vedeva che sarebbe stato il prototipo del lavoratore infaticabile, quello da cui non ti aspetteresti questo, ma solo passione e dedizione, con una famiglia splendida dietro. Mi ha scioccato”.
Lei dice “era”. Ha paura che quel Tonali non torni più?
“No, dico era perché avevo visto tutto questo in lui durante il periodo di Lombardia Uno. Mi sono occupato di formazione da sempre, e Sandro era quell’atleta in età evolutiva che quando incontri dici che bello questo lavoro”.
Le hanno dato fastidio i numerosi attacchi verso l’uomo prima che al calciatore?
“Tantissimo. Troppo facile sparargli contro, è da vigliacchi”.
Lei sta raccontando un Tonali puro. Ma il Sandro che stiamo vedendo ora è dovuto al fatto che i giocatori sono abbandonati ad un calcio affamato solo di soldi?
“Si. Sarebbe troppo facile poter dire è vittima del sistema, ne facciamo parte anche noi. Dare la colpa al sistema è un qualcosa di aleatorio, un gioco delle colpe che non mi piace, ma purtroppo è così”.
Calcioscommesse, su Tonali mister Gatti non ha dubbi: “Tornerà più consapevole di prima”
Proseguendo l’intervista, mister Gatti ci spiega quali sono le mancanze più gravi di questo sistema che ha portato Tonali ed altri ad invischiarsi nelle scommesse.
“Quando firmano il primo contratto da professionisti. C’è un momento di enorme euforia, ma è il momento più pericoloso, perché spesso hanno intorno tutti quelli che vogliono festeggiare con te, ma un secondo dopo non ce li hai più. E appena cadi in disgrazia diventi un appestato. Così è troppo facile”.
Si aspetta che società, famiglie procuratori stiano più attaccati a questi ragazzi?
“Si, ma non in maniera aggressiva. In questo modo ottieni l’effetto contrario. Devi stare nell’ombra, silenzioso, ma sempre presente par aiutarlo nel momento del bisogno”.
Secondo lei Tonali tornerà più consapevole, più uomo?
“Assolutamente si. La disgrazia di questi ragazzi deve essere studiata e affrontata dal punto di vista educativo, non cannibalizzata dal punto di vista mediatico. Le disgrazie capitano, possono cambiarti la vita in un secondo e non sai con chi te la puoi prendere. Sandro era un bambino che ti lasciava a bocca aperta, se lo si metteva da piccolo dentro uno spogliatoio con un adulto per fare conversazione, non si capiva che le parole fossero state del bambino o dell’adulto. Parliamo di un precoce intellettivo, parlavamo allora di un uomo nel corpo di un bambino. Un’eccellenza da coltivare con cura”.
Specie adesso, dopo ciò che gli è successo
“Adesso deve essere seguito ancora di più. Poi ha dietro una famiglia splendida, che rende la situazione più folle. Non viene da un contesto familiare complicato, ma da un ambiente educato, rispettoso, di onesti lavoratori con sani principi, che gli hanno inculcato la cultura del lavoro. Il che ti porta a chiedere come sia possibile che gli sia successa una cosa così, è stato un colpo al cuore”.