Nel 1987, il mondo finanziario sperimentò un fenomeno che ancora oggi solleva dubbi e speculazioni. Mentre molte teorie sono state proposte per spiegare l’origine di tale crollo, nessuna ha fornito una chiara risposta. Più nel dettaglio il 19 ottobre 1987 è una data che ha impresso un segno indelebile nell’ambito finanziario globale. Notoriamente denominato come il Lunedì Nero, la giornata ha visto le borse di tutto il mondo precipitare in modo drammatico. Wall Street, la famosa piazza finanziaria americana, registrò una sconfitta sconvolgente: il Dow Jones subì una perdita netta superiore al 22%. Ma mentre l’America era sotto shock, altre borse erano in preda a turbolenze ancora più violente: Hong Kong subì un calo del 45,8%, l’Australia del 41,8%, Madrid del 31% e Londra del 26,4%. Nel Regno Unito, l’indice FTSE 100 ha subito perdite enormi in due giorni consecutivi.

Il lunedì nero del 1987: panico globale e reazioni

La velocità e l’entità del crollo hanno generato una reazione di panico a catena. La tecnologia, in particolare i sistemi di stop loss elettronici, ha amplificato la caduta. In risposta a questa catastrofe finanziaria, molte borse hanno implementato nuovi meccanismi per sospendere le negoziazioni in caso di cali eccessivi. Questi salvaguardie, introdotte in seguito al Lunedì Nero, avrebbero poi limitato le perdite in eventi successivi, come l’attacco dell’11 settembre 2001 e la crisi Lehman Brothers.

La ripresa post-crisi

Il periodo successivo al Lunedì Nero vide la Federal Reserve, sotto la guida di Alan Greespan, intervenire massicciamente. L’intervento combinato della FED e di altre Banche Centrali riuscì a ristabilire la fiducia degli investitori.

Pertanto, contrariamente alle aspettative, la crisi del 1987 ha mostrato una resilienza impressionante. Dopo solo due anni, il mercato americano non solo si è ripreso, ma ha superato i livelli precedenti alla crisi. Questa resilienza contrastava fortemente con il crollo del 1929, dove ci sono voluti 25 anni perché la borsa recuperasse.

Cosa scatenò il Lunedì Nero del 1987

Le cause esatte dietro al Lunedì Nero rimangono oggetto di dibattito. Si ritiene che la crescente globalizzazione, l’automazione e la complessità degli strumenti finanziari abbiano avuto un ruolo significativo nel crollo. Ciò include la presenza di strategie informatiche come “index arbitrage” e “portfolio insurance“, che hanno contribuito alla vendita massiccia. Fattori esterni, come una tempesta a Londra che ha impedito ai trader di operare, hanno ulteriormente amplificato la crisi.

Alcuni esperti, come l’economista premio Nobel Robert Shiller, hanno proposto spiegazioni alternative basate su analisi empiriche e ricerche. Contrariamente alle opinioni predominanti dell’epoca, Shiller suggerì che l’evento non era legato a motivi tecnici o fondamentali, ma piuttosto a fattori emotivi. L’atmosfera tesa nei mercati finanziari, amplificata dai timori di un possibile crollo delle quotazioni, avrebbe potuto causare una reazione a catena. In altre parole, piccole oscillazioni negative potrebbero aver innescato una vendita massiccia, magnificata dai sistemi tecnologici dell’epoca.

Il contesto economico prima del crollo

Nonostante il crollo, è essenziale notare che l’economia americana stava prosperando prima del Lunedì Nero, con politiche economiche influenzate da figure come Ronald Reagan e Margaret Thatcher. Questo periodo ha visto una crescita impressionante delle quotazioni azionarie. Tuttavia, ci sono stati segnali di turbolenza, come l’instabilità nel prezzo del petrolio e tensioni geopolitiche come gli attacchi dell’Iran in Kuwait. Nonostante ciò, molti interpretarono la caduta come una semplice correzione di mercato.

La lezione appresa dal Lunedì Nero del 1987

Il Lunedì Nero segnò un momento di riflessione per i mercati globali, evidenziando i rischi legati all’informatizzazione e all’automazione. Come già scritto, in risposta, molte borse introdussero meccanismi di salvaguardia, come la sospensione delle contrattazioni in caso di forti cali.

Il consiglio di David Swensen, uno dei più grandi gestori di fondi del mondo, di investire in azioni piuttosto che in obbligazioni durante tempi incerti è diventato iconico nella storia degli investimenti.

Anche se ci sono meccanismi che prevengono un altro Lunedì Nero, le cause scatenanti potrebbero ancora esistere. Con cambiamenti come l’inflazione crescente e la transizione energetica, la costante vigilanza permane un comportamento da adottare. Anche perché, se la tecnologia e le regole possono cambiare, i comportamenti umani, soprattutto le reazioni delle persone, come il panico di fronte a certe circostanze, seppur legittime rappresentano una costante.