Si sono chiuse, a 27 anni dai fatti, le indagini relative all’omicidio di Nada Cella, consumatosi a Chiavari, in provincia di Genova, il 6 maggio 1996. Indagini aperte nel 2021 per cercare di fare luce sul cold case, per anni finito nel dimenticatoio, e la cui chiusura è stata ora notificata all’unica indagata, l’ex insegnante di musica Annalucia Cecere. Sarebbe stata lei, secondo la Procura, ad uccidere la 24enne, che lavorava come segretaria all’interno di uno studio di commercialisti della sua città. Il suo capo Marco Soracco e la madre, Marisa Bacchioni, sono indagati per false dichiarazioni e favoreggiamento.
Chiuse le indagini sull’omicidio di Nada Cella a Chiavari: il commento dell’avvocata della famiglia
“Al momento non ho visto l’avviso di conclusione delle indagini (dato che è un atto che non viene notificato alle parti offese). Oggi mi recherò in Procura per chiederne comunque copia. Siamo solo all’inizio, però questo è un passo molto importante per la famiglia e per la signora Silvana, in particolare, che a tante domande ha potuto trovare una risposta”, ha fatto sapere in una nota inviata a Tag24 l’avvocata Sabrina Franzone, che assiste i familiari della vittima.
“Il lavoro e l’impegno che la Procura e la polizia hanno impiegato in quest’indagine sono stati davvero straordinari. Così come la costanza e la determinazione della dottoressa Delfino Pesce, senza la quale nulla sarebbe stato possibile”, ha aggiunto. Il riferimento è alla criminologa che insieme a lei ha scandagliato gli atti della precedente indagine aperta per fare luce sull’omicidio, scoprendo particolari sottovalutati e chiedendo la riapertura del caso.
Proprio questi particolari avrebbero permesso, alla fine, di incastrare l’ex insegnante di musica Annalucia Cecere. Fondamentale, in particolare, la testimonianza di una donna che all’epoca dei fatti disse di averla vista sotto lo studio in cui Nada Cella lavorava, proprio il giorno del delitto: si stava allontanando dalla scena del crimine in sella a un motorino.
Per la Procura la 53enne, oggi residente a Boves, in provincia di Cuneo, potrebbe aver ucciso la 24enne di Chiavari per gelosia: sembra che fosse interessata a Soracco, il “capo” commercialista della giovane, a sua volta attratto da Nada. Lei non lo sopportava. E avrebbe voluto prenderne il posto. Da qui la contestazione delle circostanze aggravanti della crudeltà e dei futili motivi.
La storia di Nada Cella e la prima indagine (archiviata) sul delitto
Nada Cella fu trovata in fin di vita, all’interno dello studio del commercialista Soracco, il 6 maggio 1996. Fu il professionista a rinvenirne il corpo, in una pozza di sangue. Fu lui a chiamare il 113, parlando di una probabile “caduta”. La giovane, 24 anni, sarebbe morta poco dopo il ricovero in ospedale: il suo corpo presentava profonde ferite. Almeno 8, secondo l’autopsia, di cui alcune mortali, inferte con un oggetto contundente mai ritrovato.
All’arrivo degli investigatori la scena del crimine era stata alterata: non solo dai paramedici che, nel tentativo di rianimarla, non si erano preoccupati di poter contaminare la stanza, ma anche dalla madre di Soracco (residente al piano di sopra) che, pulendo le scale condominiali e l’androne del palazzo, aveva cancellato le tracce del killer. I sospetti si concentrarono subito sull’uomo e sulla sua famiglia. Ma la prima indagine sul caso fu presto archiviata.
25 anni dopo, nel 2021, ne è stata aperta una seconda. E potrebbe essere quella decisiva. L’analisi del Dna rinvenuto su vecchi reperti, resa possibile dalle nuove tecniche di investigazione scientifica, ha fatto luce su molte questioni. Il resto è stato fatto da alcune testimonianze rese al tempo delle indagini preleminari, per qualche motivo trascurate. La verità, in poche parole, potrebbe essere vicina. Ci spera mamma Silvana, che da 27 anni chiede giustizia per sua figlia.
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